«Incendio della cattedrale di Notre Dame, la Waterloo dell’idea di nazione». Sì, avete letto bene: il cosmopolita chic Francesco Merlo su Repubblica, commentando l’incendio alla Cattedrale simbolo della cristianità europea, è riuscito a prendersela con l’odiatissimo concetto di Nazione e con i soliti temibilissimi sovranisti.
«Il fuoco è cieco, è vero, ma nell’Europa che diventa sovranista con Notre Dame sta bruciando l’idea di nazione. Quel tetto in fiamme è infatti il tetto che ci copriva tutti, non una rovina che va in rovina come Palmira o i Budda dell’Afghanistan e neppure come la Fenice, che fu incendiata da due elettricisti criminali ma era solo un teatro, sia pure prezioso».
Notre Dame, Repubblica e il nazionalismo
Mai, prosegue Merlo nella sua filippica globalista, «era andata a fuoco una chiesa così centrale come Notre Dame, così nazionale e così internazionale, così unica e cosi copiata nel mondo, più francese dello Champagne e più mondiale dello Champagne, la Chiesa che ci fa sognare tutti perché c’è imprigionato dentro un gobbo innamorato che ogni giorno suona le campane per la nostra Esmeralda».
Ricapitolando: poiché è andato in fiamme un simbolo non solo francese ma universale – vero – allora il concetto di Nazione stesso è andato in fumo? Ma che ragionamento è? A noi, quella di Repubblica e del solito Merlo, pare semplicemente una strumentalizzazione a fini propagandistici di un evento tragico come l’incendio di Notre Dame.
Ci dispiace, caro Merlo, ma oltre a confondere continuamente patriottismo con nazionalismo e sciovinismo, dovresti prendere atto che l’unica «Waterloo» è quella di una stampa progressista sconnessa con la realtà, costretta a fare propaganda su un evento che non dovrebbe avere nulla a che fare con la polemica politica. Che brutta fine. Magari, fai uno sforzo e leggiti l’ultimo libro del tuo collega Federico Rampini: sarà come farsi una bella doccia fredda, ma ogni tanto ci vuole.
(di Roberto Vivaldelli)