La battaglia di Valmy segnò il destino della rivoluzione francese e dei suoi ideali, qui la Guardia Nazionale sconfisse l’esercito prussiano. Dal 14 luglio del 1789 un vento nuovo, impetuoso e inarrestabile avrebbe iniziato a soffiare sull’Europa. Il popolo francese si era infatti sollevato contro il proprio re e aveva dato vita ad una violenta rivoluzione che avrebbe fatto tremare l’intero continente.
La testa del re era caduta, tagliata di netto dalla ghigliottina in pubblica piazza, fra gli schiamazzi e i festeggiamenti del popolo. Fra i cambiamenti scatenati dalla rivoluzione francese, importantissimo fu quello in campo militare.
La nuova Repubblica francese dovette quasi subito costituire un nuovo esercito per combattere contro mezza Europa. Le grandi casate europee, spaventate dal fatto che il contagio rivoluzionario si potesse propagare anche nei loro Paesi, dichiararono guerra alla nuova Francia. L’obiettivo era quello di restaurare la monarchia e ristabilire la situazione pre 1789.
L’esercito rivoluzionario in marcia
L’esercito fu costituito mobilitando il popolo intero e chiamando a raccolta tutti coloro che erano abili alle armi. Da qui derivò il termine levée en masse, la leva di massa. Nasceva così la Guardia Nazionale, un esercito di volontari estremamente motivati e parimenti male armati ed addestrati. Per la prima volta da secoli non era più il monarca ad avere il controllo esclusivo dell’esercito e delle armi, ma queste erano riconsegnate al popolo che, sull’esempio dei minutemen statunitensi e del cittadino-soldato delle polis greche, era in prima linea per difendere i propri interessi e quelli della propria comunità.
Sostituiti molti vecchi generali in odore di sentimenti filomonarchici, le forze francesi, vestite con le nuove giacche blu e abbandonate le uniformi bianche della monarchia, si mossero contro i Prussiani che avevano varcato il confine e si dirigevano a testa bassa verso Parigi.
I Prussiani al comando del duca di Brunswick ammontavano a circa 42.000 uomini, fra cui seimila assiani e 15.000 fuoriusciti francesi controrivoluzionari. Brunswick comanda parte dell’esercito più forte del mondo, i prussiani infatti hanno dato a lungo dimostrazione della propria forza e disciplina sotto il comando del re Federico II il grande. Le forze francesi, guidate dai generali Doumouriez e Kellerman ammontano a 52.000 uomini, per lo più volontari senza alcuna esperienza bellica e da poco inquadrati e addestrati nel nuovo esercito nazionale.
La battaglia
Dopo una serie di piccole scaramucce i francesi riescono a bloccare la strada al duca prussiano nei pressi del villaggio di Valmy, attestandosi sulla collina dove domina il mulino del paese. Il morale dei francesi è altissimo, sanno che la loro sconfitta vorrebbe significare la condanna definitiva della rivoluzione francese e il ritorno alla monarchia. È in questi giorni che prende piede fra gli uomini quel canto che noi conosciamo come “la Marsigliese” e che inneggia il popolo a marciare contro il nemico.
Le forze del duca di Brunswick, al contrario, sono debilitate da una forte dissenteria e poco motivate. La ferrea disciplina dei Prussiani non aiuta infatti a sollevare il morale delle truppe. Al momento dello scontro sono circa 34.000 i prussiani contro 35.000 francesi attestatisi su posizioni favorevoli e pronti a dare battaglia. Lo scontro si apre con i prussiani all’attacco sotto il tiro dei cannoni francesi che vengono neutralizzati dall’artiglieria prussiana. Alle ore 12:00 i prussiani sono pronti a dare l’affondo decisivo: hanno respinto un contrattacco francese e eliminato la minaccia dell’artiglieria.
Poche ore dopo, intorno alle 15:00, i prussiani avanzano divisi in 3 colonne. Il duca di Brunswick è convinto che il raccogliticcio esercito nemico si volgerà alla fuga non appena vedrà le disciplinate truppe prussiane avanzare al suono dei flauti e dei tamburi.
Ma non sarà così. Kellerman fa tenere la linea. Le truppe francesi più esperte rincuorano le reclute, riportano l’ordine e motivano i soldati a resistere. La guardia nazionale non cede. I prussiani sono increduli, il duca di Brunswick ferma l’attacco, sa che se le sue forze dovessero arrivare allo scontro con le motivate truppe nemiche sarebbero respinte. Chiama dunque la ritirata generale, la battaglia di Valmy è persa.
Conseguenze
Nonostante l’esiguo numero di morti, (circa 200-300 da ambo le parti), lo scontro infuriato a Valmy ebbe una risonanza enorme. Innanzitutto i Francesi avevano vinto sui Prussiani. L’esercito migliore d’Europa era fuggito di fronte alle raccogliticce ma entusiaste truppe repubblicane. In secondo luogo, ritirandosi, l’esercito prussiano aveva rinunciato a marciare su Parigi e qualche tempo dopo, colpito dalla dissenteria e sconfitto in battaglia dalle forze nemiche, si sarebbe arreso.
Goethe, testimone diretto dello scontro, scriverà vent’anni dopo che “Questo giorno, inquesto luogo, una nuova era cominciava per il mondo”. E così sarebbe stato.
(di Fausto Andrea Marconi)