Le super-armi di Hitler

Le super-armi di Hitler

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Parlare di Armi atomiche e di distruzione di massa è oggi più che mai di moda. O almeno, grazie anche a Kim Jong Un e i testi missilistici Nordcoreani, una necessità dovuta alla politica e geopolitica mondiale. La Korea del Nord sta mostrando i muscoli, e, a quanto pare, sembra aver iniziato quella corsa alla bomba atomica che dovrebbe salvarla da un possibile intervento americano.

Perché salvarla? Ovviamente perché il deterrente atomico è così grande che nessuna potenza armata di armi nucleari si immaginerebbe mai di dichiarare guerra ad un’altra sempre in possesso della stessa arma: il rischio è quello ovvio dell’Apocalisse. Se il leader coreano vuole mantenere il proprio potere deve dotarsi di quest’arma, anche perché abbiamo visto la fine che hanno fatto altri nemici degli USA che non ne erano in possesso, Gheddafi e Saddam per fare due nomi. Quando però una guerra è diventata una vera minaccia per l’estinzione del genere umano? Quando il mondo si è fermato e l’uomo ha smesso di concepire la guerra come un elemento fondante della natura umana e della vita stessa? Da quando una guerra può portare il genere umano all’estinzione? (Per i traumi e le conseguenze dell’uso delle nuove armi atomiche rimando ad uno splendido volume di Massimo Fini “Elogio della guerra”).

Benché la prima guerra mondiale sia stata chiamata “Apocalisse della modernità”, è nella seconda guerra mondiale che iniziano a svilupparsi quelle vere e proprie “armi di distruzione di massa” che hanno definito la nostra epoca. E i primi a parlarne furono i tedeschi, nello specifico Adolf Hitler, che già nel 1939 citava, ad inizio guerra, delle cosiddette “armi segrete” che avrebbero portato al trionfo del Reich tedesco. Che ci credesse davvero a queste fantomatiche armi è dubbio, ma a Peenemünde e poi a Kummersdorf-ovest, menti geniali come quella di Wernher von Braun, stavano sviluppando le prime di queste folli armi, che sarebbero state poi note come A4, o meglio, come V2.

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Le ricerche e gli studi nazisti per la creazione di nuove armi che da sole potessero ribaltare l’esito della guerra, non si fermò mai, anzi, proprio quando la partita si dimostrava persa per il III Reich, questi studi si intensificarono. Si cercava l’arma che da sola potesse far piegare la bilancia di nuovo in favore dell’Asse. Grazie alla testimonianza di un giornalista italiano corrispondente di guerra, Luigi Romersa, sappiamo che anche i tedeschi avevano sviluppato una sorta di bomba atomica, chiamata da loro “bomba disgregatrice”. Il giornalista italiano fu ipresente prima persona durante un test di questa bomba inarrestabile.

Per aiutarci a capire quali potentissimi congegni avesse in cantiere di progettare la Germania leggiamo ancora una dichiarazione ufficiale di un Alleato. Questa volta del colonnello D. L. Putt, del comando delle forze armate americane dislocate in territori nemici: “Solo poche settimane e i tedeschi avrebbero messo in funzione un’arma risolutiva, accoppiando la V2 alla bomba atomica che già possedevano in un paio di esemplari”. Parole, queste, da analizzare e da contestualizzare. Gli alleati avevano speso milioni e sacrificato migliaia di uomini pur di rompere il fronte francese, e occupare così la maggior parte di Germania possibile, onde evitare che l’URSS ci arrivasse prima degli alleati. Per giustificare dunque questa corsa sul cadavere di quello che era il III Reich serviva una scusa efficace, cosa meglio di un’arma terribile capace di radere al suolo intere città nelle mani dei perfidi nazisti?
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Non solo la bomba disgregatrice, ma altri numerosi progetti erano fra le priorità della Germania Nazista in quel periodo: carri armati giganti capaci di trasportare i cannoni di una corazzata, aerei senza elica capaci di arrivare alla folle velocità di 1000 km/h, aerei circolari, missili capaci di arrivare fino a New York e raderla al suolo.

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A guerra finita tutte queste armi, i progetti, gli scienziati e i velivoli caddero in mano agli alleati, che ne fecero grande uso. Tutte le armi moderne, come ha scritto lo stesso Romersa, erano già in principio in lavorazione nelle basi segrete del III Reich. Ovviamente erano dei prototipi e dei primi tentativi, nonostante ciò la maggior parte delle tecnologie belliche moderne, in particolar modo lo sviluppo dei razzi, lo si deve agli scienziati e agli ingegneri che lavoravano per la Germania. Lo stesso Wernher Von Braun, una volta conclusa la sua parentesi nazionalsocialista, fu uno delle più grandi menti della Nasa. Winston Churchill a guerra finita parlò pubblicamente di queste armi segrete, i cui effetti erano stati dolorosamente provati dal popolo inglese.

“Le scoperte, di recente compiute da noi in territorio tedesco, francese e olandese, mostrano come il crollo del nemico risparmiò alla Gran Bretagna il pericolo, gravissimo, non solo dei siluri volanti e dei proiettili a razzo, ma anche delle batterie multiple a grande raggio che stavano per essere installate contro Londra. […] i tedeschi stavano inoltre allestendo una nuova flotta di sommergibili ad immersione continua che, se portata a compimento, avrebbe potuto riportare la guerra subacquea a quanto succedeva nel 1942”.

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Negli ultimi confusi mesi di guerra, quando l’Asse stava cadendo a pezzi, le leggende sulle armi segrete e ogni bisbiglio divenivano fatti reali e racconti fantascientifici. Pure in Italia, dove la guerra civile e l’avanzata alleata infuriavano, circolavano le voci di una terribile arma sviluppata da Marconi, il “raggio della morte”, che poteva spegnere qualsiasi apparecchio tecnologico per km e km. Ovviamente nessuna di queste armi venne portata a termine, a parte i Messerschmitt 163 ed il 262, temibili caccia a reazione, nessuna V2 fu mai caricata con una testata atomica, e mai nessun missile tedesco arrivò fino a New York.

(di Fausto Andrea Marconi)

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