Insistiamo, contro il Green Pass, contro l’oppressione, ma soprattutto contro la depressione sociale. Perché è questo ciò a cui ci stanno conducendo – e dove ci hanno in parte portato – da tempo.
Insistiamo, no Green Pass, no morte psicologica (prima che economica)
80 piazze d’Italia sabato hanno protestato contro il Green Pass, ma contro tanti altri aspetti di questo delirio che ci stanno distruggendo. Mentalmente e spiritualmente. “Meglio morire da liberi che vivere da schiavi” recitava uno dei numerosi striscioni.
L’atteggiamento della stampa di regime è vergognoso contro qualsiasi cosa che non sia decisa o comunque approvata dal potere. Un banalissimo esempio sulle manifestazioni di piazza per il DDL Zan, comparato alle proteste dell’altro giorno, è sufficiente.
Se si manifesta per la legge “contro l’omofobia e la discriminazione” va bene tutto, se si affolla la piazza per volere la libertà sono assembramenti pericolosi che portano “nuove chiusure”.
Per non parlare del modo vergognoso in cui i giornali hanno descritto il festeggiamento della vittoria degli Europei, criminalizzandolo in modo disumano, gretto, vile.
Insistiamo, è un dovere
Migliaia di persone in così tante città d’Italia dimostrano una reazione. Piccola, ma la dimostrano. E a questa reazione va data continuità. Dobbiamo partecipare a tutte le manifestazioni alle quali ci sarà concesso farlo. Non è una questione solo pratica, ma spirituale, etica, civile.
Nessuno ha la bacchetta magica, ma il poco in nostro potere risiede nel rendere sempre più evidente la distanza tra queste èlite salottiere e privilegiate rispetto al popolo, a gente comune di – quasi – ogni estrazione che sta precipitando verso la povertà assoluta, per un virus che uccide sì e no l’unovirgola e in certi casi lo zerovirgola dei cittadini di questo pianeta, come ampiamente evidenziato dai riepiloghi dei contagiati mondiali e dei guariti.
I medici facciano il loro lavoro, che è nobile e rispettabile: curare le malattie o trovare le soluzioni qualora le cure ancora manchino o siano inefficienti.
Ma tutelare un’intera società è tutt’altra storia. E non è una storia medica.
(di Stelio Fergola)