Conte DiMartedì

Conte, l’imbarazzante presenza a DiMartedì

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Conte e la parola “imbarazzante” vanno a quanto pare di pari passo, e l’assonanza si conferma durante la presenza dell’ex-premier a DiMartedì di ieri sera. Non perché si attacchi l’intelligenza personale dell’individuo (che anzi, si è dimostrato fin troppo scaltro, nelle sue nefandezze) ma perché è la stessa statura politica ad essere sempre più imbarazzante.

Conte, a DiMartedì uno spot mascherato da intervista

C’erano tutti: Luciano Fontana, Myrta Merlino, Giovanni Floris, Alessandro Sallusti. Di questi, l’unico a contestare timidamente Conte è stato paradossalmente proprio Floris. Per il resto, domande deboli, riverenze continue (la Merlino ha addirittura detto: “Lei ha grandi qualità ed è riuscito a fare cose abbastanza incredibili“: e la miseria, cara Myrta), finte incalzate di un gruppo di amici al bar ben felici di non contestare troppo l’ennesimo candidato premier il quale, in caso, sarà comunque approvato da Sua Maestà PD.

Politicamente la figura di Conte nè è uscita parecchio ridimensionata, almeno ad un’analisi obiettiva. Se il progetto era quello di creare la figura di un candidato, non pare che per ora stia riuscendo come dovrebbe. Il taglio di Conte ha avuto ottimi risultati nel momento in cui non è stato sottoposto a una reale proposizione politica, ma sostanzialmente da oggetto di propaganda giornalistica (si ricordino le continue fotografie “al lavoro”, i video su facebook, il sostegno praticamente incondizionato della stampa mainstream), ma non sembra decisamente adatto al confronto politico.

Una tendenza che aveva evidenziato già da premier, periodo durante il quale andava pochissimo in TV e in cui non a caso tendeva a scegliere trasmissioni più “amiche” (come quella di Andrea Scanzi su Canale 9).

L’unica contestazione della serata di Conte a DiMartetì, come anticipavamo, viene da Floris. Nel frattempo, con il direttore di Libero l’ex-premier innesca un finto dibattito sul tema della prescrizione, introdotto da Giovanni Floris sintetizzando i cardini della possibile riforma Cartabia. Conte rilancia il tema grillino dei “processi importanti che si sono prescritti” e che questo avrebbe portato a casi di “denegata giustizia” contro il “diritto dello Stato all’accertamento giudiziale della verità dei fatti”.

La sintesi finale è che la prescrizione avvantaggerebbe “i ricchi”.

Sallusti sorride. “Non sorrida perché è un fatto serio!” lo rimbrotta Conte. Serissimo. I “poveracci non beneficiano della prescrizione”, aveva detto due secondi prima. Effettivamente, l’idea di poter essere indagato a vita potrebbe portare “i poveracci” verso un’esistenza molto serena.

Comunque, sul punto che il direttore di Libero non lancia alcuna obiezione, concentrandosi sulle “favole” di Conte riguardo ai processi “più giusti, più brevi” nell’interesse “degli indagati”. Una questione di cui, evidentemente, non si è mai occupato nessuno. Incluso Giuseppi.

A sorpresa, nel finale, è Floris che parla di necessità di “avere un termine” per i processi.

Il futuro politico di Conte

Conte e la politica sono ormai un binomio assodato. Sugli esiti però, fossimo grillini, non saremmo molto ottimisti.

Era evidente, dopo la fine dell’esperienza giallorossa, che Giuseppi ci avrebbe provato ancora. Ed è stato anche evidente che, dopo un’iniziale ostilità, i quadri del Feudo PD lo avessero valutato e approvato come possibile candidato premier. Il percorso per le prossime elezioni è ancora lungo, ma se dovessimo giudicare da queste prime apparizioni, dalla comunicazione sui social network dopo le dimissioni di febbraio, non ci sembra di poter affermare che Giuseppe Conte possa essere un candidato politico efficace, a prescindere dalle sue controversie o dalle critiche al personaggio e alla sua modesta statura.

Forse l’unico passaggio vagamente interessante – e puramente retorico – è stato quello in cui l’ex-premier ha parlato di riforma costituzionale, quasi annuendo all’ipotesi del presidenzialismo (chi scrive voterebbe quella riforma anche se a proporla fosse un falegname incapace di leggere e scrivere, ma è anche consapevole di essere quasi solitario in una battaglia che si reputa fondamentale). Ma si tratta di pura fantapolitica.

Il bilancio della “serata Conte” è imbarazzante. E questo, nell’ottica di una futura scomparsa dei Cinque Stelle dalla scena politica, non può che essere una buona notizia. Speriamo continui così, presidente.

(di Stelio Fergola)

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