Seid Visin Saviano

Seid Visin, lo sciacallaggio di Saviano

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Seid è morto, Saviano sciacalla. D’altronde ammettiamolo: ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, ha pensato che Roberto Saviano fosse uno sciacallo. La sua incredibile capacità di mistificare, manipolare, mentire apertamente per sostenere tesi farlocche e diffamare il nemico di turno è nota a tutti.

Ma gli eventi di ieri ci consentono di affermare che l’associazione tra l’uomo e la bestia sia diventata offensiva per la bestia: ci scusiamo ufficialmente con gli sciacalli per averli tanto a lungo associati a Roberto Saviano.

Seid Visin e Saviano lo sciacallo

Roberto Saviano è molto, molto peggio di un canide che si nutre dei resti di carcasse di animali uccisi da altri predatori. È bestiale proprio nell’atteggiamento.

Roberto Saviano è un individuo capace di avventarsi sul cadavere ancora tiepido di Seid, un giovane che ha tragicamente deciso di togliersi la vita, e di usarne la morte come pretesto per vomitare odio su quelli che non gli piacciono.

Profittando del trasporto emotivo che un evento così terribile ha suscitato in ciascuno di noi, la bestia Saviano si è librata verso vette irraggiungibili di viltà: Seid, lo ha deciso Robertino, si è tolto la vita a causa del razzismo.

“Per colpa del mondo di merda che abbiamo creato negli ultimi anni” scrive in preda a “rabbia e voglia di spaccare tutto”.

Saviano e lo squallido falso interesse per il dramma

Della morte di Seid Visin a Saviano non importa un fico secco. L’obiettivo è chiaro sin da subito: i responsabili di questa morte sono i “due più grandi pagliacci della nostra politica, Giorgia Meloni e Matteo Salvini, che ci fanno vergognare di condividere con loro la cittadinanza”, sentenzia.

Poi la bestia incita i suoi seguaci – esseri mitologici, giacché per essere seguaci di Saviano, nel 2021, bisogna aver subito, quantomeno, un sortilegio – ad andare “sulle pagine di quei due orgogliosi razzisti: non troverete una parola di pietà. Non una carezza. No, decisamente: su quelle pagine l’umanità e la pietà sono morte, da sempre” (Falso, Giorgia Meloni è intervenuta con un post su Facebook).

Scrive questo, Saviano, mentre sta lucrando consenso a buon mercato sulla morte di un ragazzino.

Dice che gli altri, quelli cattivi, i razzisti, non hanno pietà.

E lo dice mentre costruisce artatamente una storia che con la verità ha ben poco a che fare ma che è tanto utile alla sua narrazione, quindi va diffusa e spremuta il più possibile. E pazienza se è falsa.

“Meloni e Salvini” scrive con trasporto “un giorno farete i conti con la vostra coscienza, perché la sadica esaltazione del dolore inflitto ai più fragili prima o poi si paga. E vi auguro sinceramente che siano i vostri figli a vergognarsi di voi e a non darvi tregua. Per sempre”.

Una chiosa vibrante quanto delirante, cui si accompagna un primo piano della vittima con tanto di didascalia “Seid si è suicidato perché vittima di razzismo e noi sappiamo chi sono i responsabili”.

Peccato – per Saviano – che non sia così. E a dirlo sono proprio i genitori di Seid: “È molto triste che io e mia moglie, nonostante il dolore che ci attanaglia, dobbiamo continuare a ripetere che Seid non se ne è andato via per il razzismo e che non vogliamo speculazioni” ha dichiarato il padre.

Ora, tornando alla pietà tanto cara all’eroico Saviano, quanto bisogna essere spietati per costringere un padre e una madre, nel giorno dei funerali del figlio, a precisare che no, il razzismo non c’entra con la sua morte?

Quanto bisogna essere vili e mistificatori per spingere due genitori in lutto ad intervenire per pregare la stampa di evitare strumentalizzazioni politiche?

E quanto bisogna essere vomitevoli per mettersi davanti a una telecamera, dopo la suddetta preghiera della famiglia, e perseverare nella propria opera di propaganda?

L’odio contro Salvini e Meloni

Sì, perché non pago del suo primo intervento, la bestia Saviano nella serata di ieri ci ha regalato un altro saggio della sua miseria: un video dei suoi, tutto sospiri ed espressioni indignate e contrite, tutto pause e sguardi dritti in camera. Ancora Seid, ancora questa tragica morte per dirci che Meloni e Salvini mentono, che sono degli infami bugiardi, che “le ONG non sono trafficanti ma sono ambulanze del mare”, che anche gli italiani delinquono – “potrei postare tutti i giorni crimini legati agli italiani” incredibile, in Italia!- e che le destre “manipolano le notizie”.

Secondo Saviano, Salvini e Meloni, che sarebbero pure vicini alle mafie, “dopo il suicidio di questo ragazzo, terribile, si sono prima nascosti non intervenendo. Poi, una volta stanati, hanno dato degli sciacalli a coloro che hanno visto questo gesto come un gesto drammatico e determinato dal clima politico”.

I due continua, senza vergogna, “hanno utilizzato le parole dei genitori di Seid che ovviamente attraversati dal dolore hanno dichiarato di non associare questo suicidio ad atti di razzismo” ma che ne sanno i genitori? È chiaro che Saviano ne sa senz’altro di più. Saviano conosceva Seid, ci parlava ogni giorno, era al corrente delle sue condizioni psicologiche, delle sue difficoltà.

“Il suicidio di questo ragazzo ci interroga sul tema sociale e politico” prosegue, senza alcun rispetto per la preghiera di un padre in lutto.

Ma Saviano può infischiarsene della precisa richiesta di non strumentalizzare politicamente la morte di Seid.

Perché Saviano ha una missione più alta, superiore a tutte le altre: servirsi dei morti per giustificare i suoi vaneggiamenti.

“A questi politici non deve essere permesso e nel dibattito democratico bisogna contenerli. Cercare in tutti i modi di impedire che il loro veleno contagi tutto..sono fuori dal dibattito democratico, queste destre sono fuori dal dibattito democratico”

Saviano è legittimato a mentire, ingannare e vilipendere la memoria di un ventenne morto suicida perché lui deve mettere a tacere Salvini e Meloni che “tutti i giorni abbaiano, latrano” che attuano una “subdola, furbissima strategia” per “inventarsi un nemico e vomitare su quel nemico qualsiasi responsabilità” per “crearsi un nemico e potersi promuovere a difensori”.

Questa descrizione, per caso, vi ricorda qualcuno?

(di Dalila di Dio)

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