La stampa mainstream che odia il popolo [VIDEO]

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La stampa mainstream odia il popolo. Odia la gente. Odia i lavoratori, i disperati che non ce la fanno più dopo un anno di chiusure. Ormai non dovrebbe suscitare sorpresa, almeno in coloro che hanno aperto gli occhi. Eppure molti ancora non se ne rendono conto. Prigionieri o ipocritamente complici della narrazione che da 30 anni pesca nemici immaginari, quasi sempre a centrodestra o “non a sinistra” (da Craxi a Berlusconi, passando per Salvini e in futuro anche dalla Meloni) o addirittura a sinistra, in quei casi in cui il personaggio in questione dia fastidio in misura minore o maggiore alla struttura del Feudo (Renzi o il povero Del Turco i casi più clamorosi).

Ne abbiamo parlato anche nella diretta di ieri sera sulla pagina facebook di Oltre la Linea. Ma ci sono altre cose da dire. Che vanno ripetute e approfondite: per amore del dovere, della verità, e – davvero – di un minimo di giustizia.

La stampa mainstream che odia la gente

È la stampa ipocrita, snob, viziata, dallo stipendio sicuro, che si permette anche di dare lezioni su come si dovrebbe o non dovrebbe protestare, che si mette alla ricerca spasmodica di saluti romani (3 su migliaia) che evidenzia 5 minuti di tafferugli vicno alle transenne e che si concentra – incredibile – sulla mancanza delle mascherine invece di solidarizzare – e basta! – con i migliaia di disperati che si sono affacciati di fronte a palazzo Montecitorio martedì 6 aprile 2021.

Si, solidarizzare e basta. Non può prendere il sopravvento uno qualsiasi di quei punti – neanche la mascherina – di fronte alla prospettiva della fame per centinaia di migliaia di famiglie e di onesti lavoratori. Non può. Neanche un secondo, neanche una frazione, neanche un minuscolo attimo. A meno che – come in realtà è – dei drammi del popolo ce ne si infischi altamente.

“Stampa mainstream” non vuol dire, ovviamente, tutti i giornalisti. Ci sono gli sforzi genuini di alcune testate (come La Verità) e di alcuni singoli esponenti come Maurizio Belpietro, Francesco Borgonovo, Nicola Porro o Mario Giordano, che provano – invano – a fuoriuscire da questo coro unico che ha un solo obiettivo: demonizzare chi muore di fame, infischiandosene altamente dei suoi problemi e delle sue miserie. Ma con un atteggiamento ancora peggiore: quello di chi nega e si spaccia pure per solidale.

Perché questo fanno i signorotti di questa classe di fighetti viziati: Enrico Mentana, Myrta Merlino, Tiziana Panella, Michele Serra, le redazioni di Repubblica, del Corriere della Sera, e una lista che potrebbe andare avanti davvero all’infinito: sputano addosso alla gente, facendo anche finta di dargli le carezze.

La stampa contro il popolo: il marcio delle frasi di Myrta Merlino

L’ultimo esempio si è avuto stamattina. Oddio, già nei giorni scorsi si erano visti il direttorissimo Mentana commentare con un “ci mancava solo questo” parlando dello sciamano che protestava a Montecitorio insieme ad altri, la Merlino che faceva lo stesso subissata – come è giusto – da critiche su twitter, la Panella che cercava i saluti fascisti con il microscopio.

Protagonista è di nuovo Myrta Merlino. Il luogo è L’Aria che tira, il programma costruito a sua immagine e somiglianza, soprattutto sui temi della falsità e dell’ipocrisia, salvo la presenza di qualche ospite dissidente il quale – per fortuna – ha il coraggio di dire le cose in faccia.

Dopo 1 ora e 1 minuto di trasmissione a lanciare la palla è Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, con coraggio e serietà: “La cosa che mi stupisce, veramente, è vedere queste persone che vanno in piazza e poi una serie di giornalisti, commentatori, politici che non hanno la minima idea di cosa significhi avere dei debiti in banca e non poter lavorare e non vedere un euro che ti entra in tasca, e con il loro sedere al caldo si permettono di andare a ravanare nella vita di quest’uomo [riferendosi ad Hermes “lo sciamano”, ndr], cioè di dire che ha dei precedenti, andare a cercare qualcosa di male per fargli fare la figura del criminale, invece di chiedersi perché questa gente va in piazza”.

La Merlino si picca, anche se Borgonovo non la tira direttamente in ballo. E risponde nel modo più penoso possibile: “Io sono vicinissima a chi protesta, a chi non ha i soldi per mettere a tavola la cena per i propri figli, è una cosa che sento profondamente”.

Quanta tristezza, quanta falsità, quanta ipocrisia. A lei, signora Merlino, di questa gente non frega un beneamato. Proprio niente niente. E raccontare il contrario, con quella faccia contrita, impostata, quasi teatrale, non rende vera la clamorosa menzogna che lei esprime davanti alle telecamere. Lei non sente profondamente un bel niente.

Se la sentisse realmente, avrebbe avuto una condotta diversa da quella – a mio modesto parere vergognosa – che ha tenuto in questi giorni.

No, signora Merlino. Non conta che lei abbia mostrato la disperazione, non conta nemmeno che abbia intervistato Hermes “lo sciamano”, sono tutte sciocchezze. Conta che lei non ce la fa a porre al 99% della sua narrazione la solidarietà per chi non lavora da un anno e poi, dopo, con calma, fare anche dei giusti rilievi alla mancanza di mascherine.

Non ci sono trattative: piena solidarietà alle proteste. A margine, molto a margine, infinitamente a margine, le mascherine. Diversamente è un’ipocrita, fine della storia. Non ci sono scappatoie, non ci sono scuse. Non se la cava così.

Ma lei non ci riesce. Perché non gliene frega niente. Ci può anche stare, con il suo bello stipendio: è certamente stigmatizzabile, un po’ penoso, ma sono sentimenti  e mediocrità che esistono nella vita di tutti giorni, come esistono i viziati, gli snob, gli egoisti. La vita, per l’appunto, è fatta così. Quello che non ci sta è che lei si dichiari vicina a queste persone. Lì veramente nascono verso di lei aggettivi che non esprimo pubblicamente perché mi ritengo, tutto sommato, un signore.

Lei è un’ipocrita, e mi scuso per le ripetizioni. Come tanti altri della sua categoria, che è anche la mia, che giornalista sono esattamente come lei, anche se da una posizione sconosciuta e poco nota. Ma vicina ai pochi che fanno il proprio mestiere in modo diverso da come lo fa lei. È un’ipocrita perché a lei, dei negozianti, dei ristoratori, dei lavoratori, non interessa nulla.

Ma si sentirebbe sporca, troppo lurida ad ammetterlo. E preferisce allora rifugiarsi nelle frasi di circostanza. Contenta lei.

(di Stelio Fergola)

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