Malvezzi

Malvezzi: “Ero europeista convinto, la differenza è che ammetto di aver sbagliato”

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Valerio Malvezzi, ospite della trasmissione Youtube AmmazzaCaffé, di Matteo Brandi, ricorda il suo europeismo giovanile così.

Malvezzi: “Ero europeista, in buona fede. La differenza è faccio mea culpa”

L’estratto più interessante, diretto proprio a Brandi, è il seguente:

Io ho a che fare con tanti amici, persone acculturate, persone che hanno studiato. Ma è chiaro che se tu esci da una università in cui ti hanno fatto il lavaggio del cervello e la maggior parte delle università, soprattutto quelle di economia italiano, soprattutto quelle blasonate hanno quell’impostazione lì. Insomma, te lo dice uno che ha studiato negli anni nei quali si stava formando l’Unione Europea in Italia. Io, come tanti giovani, ero un neoliberista, ero un europeista convinto, e negli anni Novanta nella mia breve ma intensa carriera politica ero uno di quelli che ha spinto per le privatizzazioni. La grande differenza tra me ed altri e che io vengo qui, adesso, in pubblico da te o da altre parti e dico: ‘Scusate, mi sono sbagliato’. Lo feci in buona fede. Lo feci come un ragazzo indottrinato nelle scuole, nelle università al grido di ‘pubblico brutto, privato è bello’.

Un excursus quello di Malvezzi che ha coinvolto molti. Parecchi, però, sono rimasti fedeli alla teologia di Bruxelles.

Europeismo giovanile e “conversione”: un percorso che abbiamo fatto in tanti

Grosso modo il percorso di Malvezzi è stato anche il mio (sebbene non sia mai stato neoliberista e non avessi un’opinione precisa sulle priivatizzazioni). Da ragazzo ingenuo e sì, anche indottrinato, concordavo pienamente con mio padre – e con tutta la destra di fine anni Novanta – sull’affermazione “l’euro ci ha salvato”. Concordavo con la leggenda della “liretta”, costruita in tempo reale per 10 anni di crisi (dalla metà degli anni Settanta alla metà degli Ottanta) che – davvero non si capisce per quale motivo – erano diventati emblematici non solo del passato e del presente, ma del futuro ad libitum del conio.

Sono contento che sia successo, perché sono felice di avere – se non altro – la possibilità di recepire ciò che accade intorno a me e di non essere ideologizzato fino al punto di non vedere la realtà dei fatti: ovvero che l’Euro, l’UE, e in generale l’idea che gli Stati debbano essere soggetti a dei limiti nelle loro decisioni di fare spesa pubblica oppure no, sono un fallimento totale e impossibile da realizzare a meno di non diventare progressivamente sempre più poveri e de-industrializzati.

(di Stelio Fergola)

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