No Mes: in piazza il popolo contro un governo venduto alle oligarchie

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Mentre in Parlamento si consumava l’ennesimo tradimento contro gli italiani e a favore della riforma del Mes, davanti al Pantheon si svolgeva la contro-manifestazione No Mes #viaspettiamofuori organizzata da Vox Italia, Liberiamo l’Italia, Riconquistare l’Italia, Euroexit – Riscossa Italia, Movimento Stop Euro, Marcia della Liberazione, Siamo – Libertà di cura comunità coscienza. Per Oltre La linea c’era la nostra collaboratrice Tundra Parisi:

No Mes - Roma

Signori miei, oggi ho visto nientemeno che degli eroi, in sella ai cavalli immaginati da bambina, brandivano spade dorate fatte di parole, attraversano le foreste della paura e della sottomissione per uscirne indenni, integri. Ho visto l’altruismo di chi non lotta per se stesso, di chi non si affatica per una comoda poltrona, bensì rimane lì, stabile, immobile sotto la pioggia, per un’essenziale e irrinunciabile senso del dovere. Eravamo pochi, è stato detto, ma le idee portate erano immense. C’era la rabbia, c’era la stizza per un Paese perso in un bicchier d’acqua di becera propaganda. C’era la volontà di unirsi, finalmente, in un unico fronte, compatti, per il bene dell’Italia, per il bene di un meraviglioso popolo tenuto in scacco.

La genialità del potere sta essenzialmente nell’aver attaccato determinate categorie, determinati strati, e aver lasciato nella bambagia il resto. Tanto geniale, quanto diabolico, quanto scaduto, eppure ancora funzionante. La più antica delle tecniche di potere e sottomissione offre innegabilmente ancora i suoi frutti. E così vediamo da una parte i colletti bianchi al calduccio, smartworking e mascherina in faccia, un mix letale di egoismo e ipocondria. Dall’altra ristoratori e negozianti con l’acqua alla gola, gridano aiuto e indietro gli tornano solo ridicole accuse. L’idiozia dell’untore contro la cruda realtà del delatore odierno. In mezzo, noi. Cittadini coraggiosi, intellettuali consapevoli. Non ci arrenderemo mai. Nella feroce morsa delle circostanze, Noi, non arretreremo.

Come funziona la trappola del Mes

Sì al Mes, no agli eurobond. Nell’accordo siglato ieri all’eurogruppo c’è infatti il ricorso al Mes, con la precisazione che sarà senza condizionalità solo per spese sanitarie legate direttamente o indirettamente all’emergenza coronavirus. Ma è una trappola. Come spiega Stefano Fassina sull’Huffington Post, infatti, è vero che nel documento dell’Eurogruppo si prevede “come unico requisito di accesso alla linea di credito, l’utilizzo delle risorse per finanziare i costi direttamente o indirettamente relativi alla Sanità, alle cure e alla prevenzione dovuti al Covid-19”. Ma è scritto anche che: “Le norme del Trattato Mes devono essere seguite” e “dopo [la fine dell’emergenza Covid-19], lo Stato membro [coinvolto nel programma] rimane impegnato a rafforzare i suoi fondamentali economici e finanziari, in coerenza con il quadro di coordinamento e di sorveglianza economica e di finanza pubblica dell’Ue”.

Lo stesso Fassina aggiunge:il Mes senza condizioni non esiste in natura, almeno fino a quando: si riscrive radicalmente il testo di tale Trattato internazionale; si elimina il riferimento, contenuto all’art 136 del Trattato di Funzionamento dell’Ue, alle “strict conditionality” per i meccanismi di stabilità; si abroga larga parte del Regolamento europeo 472/2013 attuativo della normativa “Two Pack”.

L’Italia nella morsa del Mes

Anche Carlo Clericetti su Repubblica racconta la capitolazione di Gualtieri sul Mes: Il Mes, spiega Clericetti, che il presidente Conte aveva definito “uno strumento non adatto”, sarà invece proprio quello usato. Senza condizionalità, come chiedeva in subordine l’Italia? Sì, per i prestiti direttamente connessi alle spese sanitarie, ma solo per l’erogazione, perché, appena finita l’emergenza, come già spiegato, “gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici, coerentemente con il quadro di sorveglianza fiscale europeo, inclusa la flessibilità”.

Misure insufficienti e Mes, altro che solidarietà

Come riporta IlGiornale.it, per quanto riguarda la Bei (punto 15 del documento), come spiega l’economista Paolo Pini, Università di Ferrara, si prevede un piano da costruire con emissione di titoli da collocare sul mercato da 200 miliardi per le imprese, partendo dalla costituzione di un fondo di 25 miliardi, quindi con leva quasi 1/10. Poca cosa, nota Pini, “di fronte ai numeri della crisi, per sostenere le imprese in modo strategico come vorrebbero coloro che l’hanno proposto”. Per non parlare dello Sure, ossia il fondo da 100 miliardi per il contrasto alla disoccupazione, “un prestito che viene concesso dopo accurato esame da parte della Commissione ai singoli Stati e che deve essere restituito con gli interessi da pagare, ovviamente. La misura è emergenziale, e non strutturale, ovvero una tantum”. Insomma, difficile capire se si tratta di un accordo pù inutile o dannoso.

Come funziona il fondo Salva-Stati

Chi dice che la condizionalità può essere “sbiadita”, ricorda il professor Alessandro Mangia su IlSussidiario, e le condizioni di accesso al finanziamento del Mes possono essere favorevoli e benigne, dimentica di dire – o non ha capito – che il Trattato Mes è fondamentalmente una procedura di amministrazione controllata applicata agli Stati. Come un’impresa in difficoltà può chiedere un finanziamento ad una banca, uno Stato può chiedere un finanziamento al Mes.

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