Recovery Fund, "pronti 750 mld": risveglio europeo o ennesima truffa?

Recovery Fund, “pronti 750 mld”: risveglio europeo o ennesima truffa?

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È giubilo nel governo giallorosso dopo l’annuncio sul Recovery Fund, il piano europeo per il contrasto alla crisi post coronavirus.

Sono infatti 750 i miliardi messi sul piatto da Bruxelles di cui, udite udite, ben 500 a “fondo perduto”, per uno sforzo complessivo, dice Ursula von der Leyen, “da 2400 miliardi”.

Recovery Fund: cosa arriva all’Italia

L’Italia dovrebbe essere il Paese maggiormente “aiutato” in quanto riconosciuto, insieme alla Spagna, come il Paese più colpito sia sul lato sanitario che su quello economico.

Al nostro Paese spetterebbero infatti ben 173 miliardi, di cui 82 a fondo perduto e 91 di prestiti. Il tutto avverrebbe tramite emissione di obbligazioni della Commissione Europea.

Esulta il premier Giuseppe Conte: “Ottimo segnale da Bruxelles, va proprio nella direzione indicata dall’Italia. Siamo stati descritti come visionari perchè ci abbiamo creduto dall’inizio. 500 mld a fondo perduto e 250 di prestiti sono una cifra adeguata. Ora acceleriamo su negoziato e liberiamo presto le risorse”.

Ma l’Europa si è davvero svegliata o dietro gli annunci si nasconde l’ennesima truffa?

Recovery Fund: tutti i dubbi

Tutto ad oggi è ancora sostanzialmente chiacchiera. Si resta quindi in attesa di poter leggere i numeri nero su bianco con carte vere e ufficiali, per capire condizionalità, obbiettivi e possibilità. Ma basiamoci su quello che le fonti “autorevoli” riportano ora, con la possibilità, ovviamente, di ritrattare tutte queste considerazioni in caso di “novità”.

170 miliardi sono tanti soldi. E farebbero gridare al miracolo per un briciolo di decenza mostrata dall’UE. Anzi, c’è di più: una tale cifra ci imporrebbe un controllo capillare sui nostri governanti per evitare che li sperperino per le varie mancette elettorali inutili sul modello reddito di cittadinanza.

Ma, prima di fare le pulci ai nostri, bisognerà capire quali sono i requisiti, le modalità, le tempistiche e le condizioni per accedere al fondo. D’altronde con gli amici di Bruxelles vale più che con chiunque altro l’adagio del “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio”. La storia insegna che con questi la fregatura è sempre appostata dietro l’angolo.

In particolare:

  • i soldi a “fondo perduto” ricadono su debito europeo, con un rimborso di quei fondi previsto per il 2058. Ci saranno senza dubbio, dunque, tasse europee (si parla di tassa sul digitale, tassa ecologica ecc.). Bene. Ma di che tasse si parla? A chi sono rivolte? A quanto ammonta il danno? Sono tasse che colpiranno i colossi (con una stretta su chi ci prende per i fondelli con sedi fiscali in Irlanda, Lussemburgo o Olanda) o a pagare saranno le solite PMI già massacrate?
  • quando si parla di usare questi fondi per gli obbiettivi dell’UE, con “priorità al digitale e all’ambiente, oltre che al turismo” cosa si intende? Possiamo, per esempio, usarli per rendere il 2020 anno fiscale bianco? Possiamo detassare le nuove assunzioni nel 2021? Possiamo mettere soldi nel comparto auto o dobbiamo invece usarli per forza per i monopattini elettrici prodotti in Cina così Greta è contenta?
  • ci sarà, su questi fondi, la valutazione da parte di Bruxelles dei piani nazionali. In sostanza (stando al Sole24Ore) “l’uso del denaro dipenderà da misure nazionali legate alle annuali raccomandazioni-paese”. Le raccomandazioni quali saranno? Quelle che conosciamo da anni? Tagli? Licenziamenti? Magari altri soldi da togliere alla sanità?
  • sui “prestiti” quali condizioni ci sono? Entro quanto vanno restituiti? Con quanti interessi?

C’è davvero da festeggiare?

Ebbene gli interrogativi sono molti, e non sono di piccola portata. Se la risposta a tutti questi dubbi sarà in un verso, vorrà dire che potremo brindare gridando al miracolo, perché avremo avuto una risposta decente (e comunque inferiore a quella di UK e USA, ma sarebbe stata troppa grazia) da parte dell’UE.

Se la risposta, invece, sarà quella in linea con la storia di questa istituzione faremmo bene a preparaci all’ennesima truffa europea.

(di Simone De Rosa)

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