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Il caso Gabriel Matzneff, scrittore e pedofilo protetto dalle élite

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Ci è voluto un libro, ironia della sorte, per fare finalmente luce sulla sinistra vicenda di Gabriel Matzneff, scrittore francese e pedofilo ben protetto dalle élite culturali e politiche del paese.

Autore prolifico, poco conosciuto all’estero ma celeberrimo in Francia, Matzneff non ha mai fatto mistero della sua inclinazione sessuale verso ragazzi e ragazze preadolescenti, che ha ammesso di avere sedotto – e in alcuni casi stuprato – nel corso di tutta la sua vita.

Ora la testimonianza di Vanessa Springora, ex vittima dello scrittore, raccolta nel libro di prossima pubblicazione Le consentement, scuote la Francia.

Gabriel Matzneff, scrittore e pedofilo

Gabriel Matzneff è nato a Neuilly-sur-Seine nel 1936, e proviene da una famiglia nobile russa emigrata in Francia a seguito della Rivoluzione d’Ottobre. Laureato in lettere alla Sorbona, ha esordito come scrittore nel 1965 con la raccolta di saggi Le Défi, e l’anno successivo con il romanzo  L’Archimandrite, scritto durante il servizio militare in Algeria.

Personaggio televisivo, collaboratore di molti giornali francesi e, non da ultimo, autore di decine di saggi e romanzi – uno dei quali, dall’esplicito titolo I minori di sedici anni, tradotto in italiano nel 1994 da ES – Matzneff ha collezionato, durante la sua carriera, importanti premi letterari e civili, tra cui il Premio Amic dell’Accademia di Francia, L’ordre des Arts et des Lettres dal Ministero della Cultura nel 1995, e il prestigioso Premio Renaudot. Matzneff beneficia inoltre di un assegno mensile dallo Stato per i meriti culturali.

Politicamente vicino all’ex presidente francese Mitterrand, nel corso della vita lo scrittore oggi 83enne ha usato il suo prestigio e le sue conoscenze per promuovere culturalmente e politicamente la pedofilia, la quale rappresenta il leitmotiv delle sue opere letterarie: nel già citato libro I minori di sedici anni descrive i ragazzi e le ragazze tra i dieci e i sedici anni come un terzo sesso, ammettendo di non provare attrazione per le persone più adulte, e rivendicando per sé la definizione di “pederasta”.

Nel libro del 1977 Les Passions schismatique denuncia anche il fatto che il “fascino erotico del giovane ragazzo” è negato dalla moderna società occidentale “che getta il pederasta nel non-essere, nel regno delle ombre”. Sempre nello stesso anno firma un appello su Le Monde in cui viene chiesta al Parlamento l’abolizione dell’età del consenso e la depenalizzazione dei rapporti sessuali con minori di quindici anni; la stessa petizione viene firmata da intellettuali dell’epoca quali Jean-Paul Sartre, Philippe SollersMichel Foucault, Roland Barthes, Simone de Beauvoir, Alain Robbe-GrilletFrançoise Dolto Jacques Derrida.

Nei suoi diari, Mazneff ammette di avere viaggiato in Thailandia e nelle Filippine per turismo sessuale, e di avere stuprato “ragazzini di undici o dodici anni”. A Manila, lo scrittore è stato anche ospite di Edward Brongersma, avvocato olandese noto per la sua difesa della pedofilia.

La testimonianza di Vanessa Springora

Nonostante nei primi anni novanta le inclinazioni di Matzneff fossero di dominio pubblico – lo scrittore ne parlerà apertamente, nel 1990, anche in un’intervista televisiva rilasciata al conduttore Bernard Pivot – nessuna azione legale è mai stata intrapresa nei suoi confronti: premi, assegni, inviti in televisione e nei salotti dei politici non sono mai mancati.

“Un’opera che cerca soprattutto di decostruire il discorso di rivendicazione della pedofilia da sempre espresso dall’autore e da tutti i pedofili in generale”. Con queste parole si presenta il libro di Vanessa Springora Il consenso, pubblicato il 2 gennaio dalla casa editrice Grasset. In questo libro Springora, oggi 47enne e direttrice della casa editrice Juilliard, racconta gli abusi subiti proprio da Matzneff a metà degli Anni ‘80, quando lei aveva appena quattordici anni e fu sedotta dallo scrittore all’epoca cinquantenne. L’autrice non accusa Matzneff di stupro, ma descrive il trauma, per una ragazza adolescente, di finire nelle mani di un uomo molto più grande, così come la difficoltà a ricostruire sé stessa fra crisi, depressioni, psicosi.

E davanti a questo caso, davanti all’impunità che ha circondato Matzneff, l’intellighentia francese, almeno in parte, esprime il suo mea culpa. Bernard Pivot, oggi presidente dell’Academy Goncourt, si è detto pentito di non avere usato le parole giuste con Matzneff quando si vantava delle sue prede, ma ha sottolineato anche che “ieri la letteratura veniva prima della morale, oggi la morale viene prima della letteratura”. Il direttore di Liberation, Laurent Joffrin, scrive invece che abbiamo proclamato il diritto alla sessualità illimitata, ma abbiamo trascurato la sofferenza psicologica, il danno a lungo termine, che questa “liberazione” potrebbe causare.

Matzneff, dal canto suo, derubrica le accuse di Springora a mero gossip e dice che i suoi erano atti d’amore, e l’opinione pubblica conta una folta schiera di difensori che paragonano il suo caso a quello del regista Roman Polanski. Intanto, il ministero della Cultura francese preannuncia la soppressione del sussidio versato allo scrittore, mentre la Procura di Parigi valuta di aprire un’indagine.

(di Federico Bezzi)

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