Se le classi dirigenti neoliberali si aspettano di mantenere le masse americane tutte impegnate e preoccupate all’interno dei contorni di un’isteria dagli occhi bianchi sul “fascismo” fino al novembre 2020, si accorgeranno presto di aver bisogno di ottenere dei nazisti migliori. Gli attuali nazisti, infatti, semplicemente non arriveranno a tagliare il nastro di quel traguardo. Essi non sono né abbastanza spaventosi, né men che meno nazisti.
D’accordo, quelli che fanno parte della milizia paiono sufficientemente spaventosi, e quel ragazzo “di modello ed impostazione spartani” sembra un po’… Come dire, strano: però, la maggior parte di loro è assimilabile a normali vecchi redneck. Quanto sarebbe difficile procurarsi alcune camicie marroni, od un po’ di quei pantaloncini color khaki come quelli che sono stati indossati a Charlottesville, o qualche altro tipo di uniforme simil-nazista? Ed alcuni stivali. La gente adora quegli stivali.
Ora, parlando seriamente e mettendo da parte gli scherzi, la Resistenza necessita di conferire un qual certo ordine alla loro ottica narrativa ufficiale, e lo devono fare senza indugio alcuno. Milioni di liberali, del resto, sono in attesa di essere sottoposti al lavaggio del cervello, in una frenesia lunga un anno, di isteria di massa – perfettamente fabbricata – “da fascismo”. Tuttavia, loro avranno bisogno di qualche nazista, anche convincente soltanto a metà, che dia di matto in maniera spastica. Alcune centinaia di bozos [persone rudi, ignoranti e facilmente influenzabili, N.d.R.], con cappelli “MAGA”, che sfilino in parata con le bandiere americane, non costituiscono esattamente una milizia delle SA.
Mi sto riferendo, naturalmente, all’ultima “invasione fascista” di Portland, che ha avuto luogo sabato 17 agosto, la quale – stando alla narrazione dei mainstream media di ogni sorta, e degli organi di informazione Antifa, e degli esperti locali di fascismo – doveva essere un vero e proprio bagno di sangue. Dei terroristi suprematisti bianchi, pesantemente armati, stavano accorrendo da tutto il Paese per uccidere indiscriminatamente quante più persone possibile, purché fossero «nere, asiatiche, latine, indigene, immigrate, isolane del Pacifico, disabili, senzatetto ed LGBTQ».
Questa festa dell’assassinio da parte di terroristi suprematisti bianchi avrebbe dovuto rappresentare la vendetta per il pestaggio, preventivamente auto-difensivo, di Andy Ngo, «il più pericoloso truffatore fascista degli Stati Uniti», da parte di militanti Antifa all’inizio di agosto.
Di Andy Ngo la maggior parte delle persone non aveva mai sentito parlare, almeno fino a quando dei militanti Antifa lo hanno colpito e pestato senza alcuna ragione. Sebbene si collochi nella posizione di un legittimo giornalista, scrivendo per testate prestigiose quali il Wall Street Journal, il New York Post, il Quillette e così via – rappresenta presumibilmente una risorsa preziosa dell’intelligence fascista. Lo si accusa di essere incaricato di compilare delle “liste di uccisioni” fasciste, a loro volta costituite dai nomi di figure antifasciste di Portland ben assortite (delle quali la maggior parte delle persone non aveva mai sentito parlare, almeno fino a quando queste ultime hanno gridato allo scandalo che Ngo le avesse inserite nella sua “lista di uccisioni”).
Alexander Reid Ross, per esempio, un “esperto di fascismo” estremamente influente, specialista di sensibilizzazione ed insegnante di geografia, che attualmente sta seguendo le tracce del complotto nazista, capitanato da Putin, per dare vita ad un’alleanza sincretica di nazisti adoratori di Assad, passionari di Dugin, fanatici di La Rouchian, capitanati da Max Blumenthal e Vanessa Beeley, o forse addirittura da Gleen Greenwald e Tucker Carlson…
O qualcosa di più o meno simile in questo senso (sia bastevole osservare i deliri paranoici seminali di Ross, che l’SPLC [Souther Poverty Law Center, organizzazione legale non a scopo di lucro impegnata nell’individuare e cacciare quelli che loro chiamano “gruppi d’odio”, N.d.R.] è stato costretto a ritrattare dal consulente legale fascista di Blumenthal). Secondo quanto viene riportato, Ross rimane nascosto in un rifugio, locato in una posizione sconosciuta da qualche parte sulla costa nord-occidentale del Pacifico, presumibilmente protetto dall’FBI, mentre egli prosegue il suo importante lavoro.
E poi ci sono i famosi e famigerati Proud Boys, un’allegra banda che si descrive come composta da “Sciovinisti Occidentali”, i quali apparentemente non sono mai stati deposti nel corso degli anni. Secondo il racconto dell’SPLC (che li ha designati come un “gruppo d’odio” in via ufficiale):
«Esistono tre differenti gradi di appartenenza all’interno dei Proud Boys, e per entrare a far parte della cerchia di primo grado in questa “Organizzazione Fraterna pro-Occidentale”, un potenziale membro deve semplicemente dichiarare “Io sono uno sciovinista occidentale, e mi rifiuto di scusarmi per aver creato il mondo moderno”. Per accedere al secondo grado, invece, un Proud Boy è costretto a sopportare un pestaggio, fino a quando non è capace di urlare i nomi di cinque cereali per la colazione (con l’obiettivo di dimostrare un ‘controllo dell’adrenalina’) e di rinunciare alla masturbazione, perché – teoricamente – ciò lo condurrà ad essere maggiormente incline ad uscire e ad incontrare donne. Coloro che entrano nel terzo grado, significa che hanno dimostrato il loro impegno, e così ottenuto un tatuaggio dei Proud Boys. Qualsiasi uomo, a prescindere dalla sua razza o dal suo orientamento sessuale, può unirsi all’organizzazione fraterna, fintanto che “riconosca che gli uomini bianchi non sono il problema”»
Di tal fatta è il calibro del cast che la Resistenza sta figurandosi e sta caratterizzando nella sua fantasia di “fascismo”. Come potete vedere ed intuire, non si tratta esattamente di una lista di prima scelta. Se essi rimarranno fedeli all’isteria “da fascismo” da ora sino al novembre del 2020 (la quale è realmente l’unica opzione che è rimasta loro, dal momento che il caso del “Russiagate” è esploso loro in faccia), il minimo che possano fare è quantomeno prendere dei veri nazisti, ed alcuni semi-rispettabili cacciatori di nazisti, e tagliare via questa patetica assurdità di Portlandia.
La Resistenza deve ai liberali almeno questo, almeno quest’áncora di salvezza, specialmente dopo averli fatti sembrare degli sciocchi e degli stolti, avendoli guidati per tre anni con la loro ridicola isteria sul “Russiagate”. Senza ombra di dubbio, l’isteria “da fascismo” è un prodotto più facile da vendere, ma ciò non significa che essi non siano costretti a venderlo come tale. Non è che loro possano passare bruscamente e banalmente dalla narrativa del “Russiagate” alla narrativa del “fascismo” (come se la loro bufala sul Russiagate non fosse già stata esposta ed acclarata) ed aspettarsi che i liberali vadano loro dietro, come i membri di un qualche enorme culto.
Oppure, non lo so… Forse possono. Certamente, il New York Times sembra pensarlo. Date un’occhiata attenta a questo scambio fra il Direttore Esecutivo Dean Baquet ed un’anonima persona dello staff, avvenuto all’interno di una riunione di emergenza al “municipio”, convocata dopo che il Times aveva cambiato il titolo di una pagina perché essa non descriveva Trump come sufficientemente razzista. (La trascrizione è di Slate; l’enfasi è invece mia):
«Persona dello staff: Mi sto domandando quale possa essere la nostra strategia complessiva qui per farci passare attraverso questa amministrazione ed il modo con cui la copriamo… Le persone non capiscono. Io penso che ci sia l’eventualità che si confondano in merito a ciò che stiamo cercando di fare.
Baquet: Perfetto. Voglio dire, permettimi di tornare indietro almeno per un attimo, giusto per ripetere ciò che ho detto nel mio breve preambolo per quel che riguarda la copertura. Il capitolo primo della storia di Donald Trump, non unicamente per la nostra Redazione, ma – in tutta franchezza – anche per i nostri lettori, recitava: “Donald Trump ha avuto delle relazioni sconvenienti con i russi, e ci sono stati ostruzione ed ostacolo alla giustizia”? Quella era una storia davvero forte, in ogni caso, non dimentichiamocelo. Noi ci stiamo preparando a coprire quella storia. E non esiterò a dirlo. Noi abbiamo vinto due Premi Pulitzer, grazie alla copertura di quella storia. Ed io penso che abbiamo coperto quella storia meglio di chiunque altro.
Il giorno in cui Bob Mueller è uscito dal banco dei testimoni, sono successe due cose. I nostri lettori che vogliono Donald Trump fuori dai piedi improvvisamente hanno pensato: “Oh merda, Bob Mueller non lo farà”. E Donald Trump si è preso un po’ di coraggio a livello politico, io credo. Perché, lo sapete, per ovvie ragioni. Ed io penso che la storia sia cambiata. Molte delle robe di cui stiamo parlando hanno cominciato ad emergere circa sei o sette settimane fa. Siamo un po’ minuscoli, un po’ impreparati. Voglio dire, è quello che succede quando una storia sembra procedere in un certo modo per due anni. Giusto?
Io penso che dobbiamo cambiare. Cioè, intendo, la visione della copertura per i prossimi due anni è ciò di cui ho parlato poc’anzi: come copriamo un ragazzo che fa questi tipo di osservazioni [razziste]? Come copriamo la reazione del mondo nei suoi confronti? Come possiamo farlo mentre continuiamo a coprire le sue politiche? Come possiamo coprire l’America, che grazie a Donald Trump si è fatta tanto divisa internamente? Come affrontiamo tutte le robe di cui state disquisendo? Come facciamo ancora a scrivere sulla razza in modo ponderato, un qualcosa che non abbiamo fatto per un lungo tempo ed in un largo modo? Questa, per me, è la visione della copertura. Voi tutti dovrete aiutarci a plasmare quella visione. Però, io penso che ciò sia quello che dovremo fare per il resto dei prossimi due anni».
Per tutti coloro che non parlano in maniera perfettamente fluente la lingua di un “Giornalismo Professionale che ha vinto il Premo Pulitzer“, ciò si traduce approssimativamente e brutalmente in «Ok, niente più cose sulla Russia. Stiamo facendo una transizione verso le cose del fascismo e del razzismo, e noi continueremo a martellare fino a che Trump non avrà fatto il suo corso e non sarà storia, acqua passata».
Una cosa che va bene per me. Non mi piace Donald Trump. E gli americani sono senza ombra di dubbio razzisti… Ehm, almeno la classe lavoratrice americana, intendo. Anzi, scusatemi di nuovo, la classe lavoratrice americana bianca, non i neri, o lo staff del New York Times, o le classi dirigenti neoliberali. A meno che non siano disabili, o senzatetto, o latini, od indigeni, o persone LGBTQ (cioè, gli americani della classe lavoratrice bianca, non certo della classe dirigente). In tal caso, essi ottengono un passaggio sul razzismo. Ma il resto di noi, siamo tutti suprematisti bianchi, ed omofobi antisemiti, e transofobi razzisti e xenofobi, e… Beh, fondamentalmente un gruppo di nazisti.
Che cosa? Voi non credete che la maggior parte degli americani bianchi siano dei nazisti che amano Hitler, che fanno il saluto alla vittoria [“Sieg Heil” era una delle formule usate dal regime nazista durante i comizi del Führer, un saluto collettivo verso il capo del Terzo Reich tedesco, N.d.R.] e che vogliono uccidere in massa tutti gli ebrei e tutti i messicani, e che vogliono ridurre nuovamente in schiavitù tutti gli afroamericani? Come pensate che sia stato eletto Donald Trump? Qualcuno ha rubato la presidenza dalle mani della Clinton. Se non sono stati i russi, devono essere stati per forza i fascisti! Voglio dire, dopo tutto, chi altro c’è?
(da UNZ – Traduzione di Lorenzo Franzoni)