Google, con una mossa d’azzardo, toglie Android a Huawei e dichiara guerra a Pechino. Quando gli USA, attraverso lntel, bloccarono la vendita di CPU in Cina nel 2005, quest’ultima rispose immettendo sul mercato processori engineering sample rimarchiati come Pentium M. Il risultato sorprendente fu che superarono, in termini di qualità, i rivali finendo per dominarne letteralmente la concorrenza.
Il merito principale fu degli investimenti che ciclicamente il Partito Comunista fa per formare classi dirigenti all’avanguardia. Pechino, Shanghai e Wuhan, ad oggi, possono vantarsi di possedere istituti accademici tra i migliori al mondo. Ogni anno sono in grado di sfornare un gran numero di ingegneri ed informatici. Circa tre milioni.
Fanno esperienza e tirocini a FoxConn, la zona industriale più grande del pianeta ubicata a Shenzhen. Qui lavorano 300.000 operai con turni da 10 ore al giorno per le maggiori corporale statunitensi dell’hi-tech e ne finiscono per rubare il know-how da sotto il naso.
La forza del dragone
Perché gli uni discendono da una civiltà antica di 5000 anni, mentre gli altri, fino a due secoli fa, erano vaccari anarcoidi con il cappello da cowboy. E tali sono rimasti. In virtù della decisione di Google di non fornire più Huawei con sistemi operativi Android, quindi, non è difficile immaginare che sperimenteranno in tempi rapidi un sistema open-source tutto loro. Magari addirittura superiore.
E non è nemmeno astruso pensare che, nel lungo periodo, potranno creare strutture informatiche in grado di mandare in black out le attività militari a stelle e strisce. Quindi trasformare in realtà materiale le peggiori paure di Donald Trump e John Bolton dietro questa fresca mossa ostile.
Il cablaggio in fibra ottica si è reso fondamentale per le attività del Pentagono. Specie dopo l’esperienza traumatica vissuta nel Mar Nero nel 2014, quando un solo Sukhoi-24 russo bloccò completamente il funzionamento della Donald Cook aggregata al contingente NATO.
Ci sarà da divertirsi.
(di Davide Pellegrino)