“La data è circa il 2030, ci sarà una reazione a catena che porterà alla fine della civiltà umana: questo diventerà realtà, a meno che non ridurremo del 50% le emissioni di anidride carbonica”. Ecco la profezia di Greta Thunberg ieri ospite al Senato della Repubblica.
La prima domanda che sorge spontanea è: ma la signorina Thunberg che competenze ha per asserire una cosa del genere? La risposta: nessuna. Greta è una studentessa di scuola superiore svedese, nient’altro che questo. Non sa nulla di climatologia, di problemi ambientali da un punto di vista scientifico. Non potrebbe saperne, è logico che non ne sappia.
E pure a scuola ci va molto poco, dal momento che per “protestare” contro il surriscaldamento globale prima ha deciso (ma in base a cosa? i presidi che dicono?) di non frequentare fino al settembre 2018, poi di girare il mondo e incontrare rappresentanti di UE, FMI, Repubblica Italiana e quant’altro.
Alla luce della preparazione inesistente della signorina Thunberg, però, il risalto e l’ìmportanza che media e politici le hanno dato mostra un che di imbarazzante se non addirittura di inquietante. Dal Papa che gli ha intimato “vai avanti” sorridendo, al Senato italiano che l’ha applaudita (ma sulla base di che?). Siamo tutti davvero così cretini?
Anche il suo “fate presto” indirizzato ai “potenti della terra” con cui volentieri si scatta selfie e quant’ altro, cosa dovrebbe significare? “Fare presto” cosa? Parole vuote, a caso, che hanno successo esclusivamente sulla base della suggestione e sulla voglia della gente comune di vivere le favole. E quella del ragazzino prodigio, si sa, è una delle più amate.
Tutti dietro alle parole di una ragazzina che non ha la minima idea di ciò di cui sta parlando. E che profetizza le date della fine del mondo come se conoscesse vita, morte e miracoli del globo terrestre.
Non è nostra intenzione entrare nel dibattito sul surriscaldamento globale, ma sul livello di idiozia che ha raggiunto questa società crediamo ci sia da riflettere. E molto.
(di Stelio Fergola)