#FridaysForFuture, i giovani hanno un solo dovere: quello di studiare

#FridaysForFuture, i giovani hanno un solo dovere: quello di studiare

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#FridaysForFuture, la manifestazione ambientalista promossa in tantissime città italiane, per i ragazzi ha un solo scopo reale: quello di non andare a scuola. I giovani studenti non hanno alcuna cognizione media di ciò che sta avvenendo sul nostro pianeta, ammesso e non concesso ciò sia imputabile all’azione umana (aspetto contestato o ritenuto ininfluente dalla maggioranza della comunità scientifica, almeno per il momento, anche se nessuno lo dice: ma non ci concentreremo su questo) .

Certamente alcuni di loro possono più consapevoli e più informati, ma non prendiamoci in giro: quasi nessuno di noi possiede le competenze tecniche specifiche per recepire la natura del problema dell’inquinamento in modo ponderato e informato, figuriamoci migliaia di ragazzetti la cui formazione è ancora in corso, e per di più di tipo generalista.

Come abbiamo avuto modo di rilanciare quest’oggi con le dichiarazioni schiette e intellettualmente oneste di Nicola Porro, il mondo ambientalista non ha mai storicamente risolto i problemi che con tanta arroganza sostiene di voler difendere, tra l’altro tramite canali quanto meno ambigui, quali i giornaloni di Confindustria e altre amene fonti che con una vera e sedicente “pulizia dell’ambiente”, fatemelo dire, c’entrano come i cavoli a merenda.

Senza contare la più banale delle ovvietà: scioperare contro la scuola, che con l’ambiente non c’entra nulla, è un’azione priva di significato, ma in compenso piena di retorica, di vuoto interiore, di degrado giovanile.

Ed è proprio su questo che vorrei soffermarmi. Il giustificazionismo con cui molti adulti hanno visto con favore la “protesta” di migliaia di ragazzi che invece di fare il proprio dovere, ovvero quello di imparare, si sono permessi il lusso di bivaccare ed esporre cartelli su argomenti di cui non sanno assolutamente nulla (delle eccezioni, mi ripeto, non ci interessa, a meno che queste non producano studi scientifici che certifichino la loro genialità: fino ad allora i banchi rimangono il loro posto, almeno un venerdì mattina di marzo).

Su Facebook si assiste a una sorta di mitizzazione eroica di questa nuova generazione di fenomeni. Per Cristina “Chi critica i ragazzi, convinti che sia solo un modo per perdere un giorno di scuola, ha capito molto meno della metà di quello che hanno capito loro.

#FridaysForFuture, i giovani hanno un solo dovere: quello di studiare

Cosa avrebbero capito “i ragazzi”, cara Cristina, considerato che la stragrande maggioranza di loro non possiede nemmeno un titolo di studio generico, figuriamoci tecnico, per permettersi di giudicare certe cose? Quando lo avrebbero guadagnato, di grazia? Ma andiamo avanti. Per Maria è “brutto non sostenere i giovani nei loro ideali”.

#FridaysForFuture, i giovani hanno un solo dovere: quello di studiare

Ideali raffinatissimi, per carità. Ma sarebbe interessante andare a vedere quanti di questi informatissimi e tutti pienamente consapevoli ragazzuoli si impegnino nella vita di tutti i giorni per combattere l’inquinamento terribile che porterà il pianeta terra al baratro e all’estinzione (mi permetto di essere coinvolto emotivamente da tanta passione e i lettori mi scuseranno). La pagina Facebook Generazione Zero (il nome è tutto un programma) la spara ancora più alta:

#FridaysForFuture, i giovani hanno un solo dovere: quello di studiare

I giovani vogliono davvero un cambiamento per un giorno di scuola saltato, tanti cartelli, megafoni e cortei. Magari pure qualche canna. Vabbé.

Per fortuna ci sono commenti anche di chi ha guardato le cose in faccia e con franchezza, esponendo le vere ragioni di tanta scoppiettante passione per l’ambiente (tipo saltare le interrogazioni), ovviamente criticati dai sedicenti “adulti consapevoli e comprensivi”. Ma il dramma di una società che in tema di educazione ha sbagliato tutto negli ultimi 50 anni rimane, come rimane il fatto di non riconoscerne i risultati imbarazzanti.

Basterebbe fare un qualsiasi raffronto tra la qualità di manager, politici, dirigenti, lavoratori di mezzo secolo fa e gli attuali per rendersene conto. Basterebbe ricitare per l’ennesima volta il livello medio delle valutazioni scolastiche di allora e di oggi. Ma da qualche parte si fa finta di non vedere, salvo lamentarsi come al solito degli “italiani popolo di ignoranti che non leggono i giornali” senza mai andare al nocciolo del problema.

Non regge nemmeno la storia della “buona causa”. Quando andavo a scuola io di “buone cause” ce ne erano a bizzeffe, spuntavano come funghi: soprattutto manovre finanziarie, proteste random contro il governante di turno, contro Berlusconi. Le stesse che di recente sono state contro Renzi, contro tutti, perché tutto fa brodo. Ogni anno. Tutti gli anni.

Peccato che nessuno di questi argomenti c’entrasse qualcosa con il diritto e il dovere dei ragazzi allo studio. Peccato che non c’entrasse nulla con l’enunciazione di un principio che dovrebbe essere indiscutibile: caro ragazzo con la “voglia di cambiare il mondo”, se vuoi davvero dire la tua, anzitutto devi fare una cosa: crescere. E per crescere devi imparare. Fino ad allora non esiste motivo al mondo che debba permetterti addirittura di pretenderlo, men che meno una classe culturale dominante iniqua interessata a sfruttare il tuo bel faccino.

Diversamente vorrei chiedere ai democratici di questa disgraziata società di annullare anche i limiti del diritto di voto, la maggiore età, di abolire definitivamente l’autorità genitoriale per legge, di permettere ai “giovani” di violare le regole senza nemmeno mantenere teoriche regole morali, come e più degli adulti, visto che ogni differenza va annullata, ogni gerarchia repressa, ogni possibile ordine sterminato.

Perché è questa una delle conseguenze più terribili della società liberale e capitalistica: quella di aver cancellato la differenza tra adulti e bambini, tra genitori e figli, di aver pretesto – con successo – che tutti possano esprimersi su tutto, anche quando il naturale percorso della propria esistenza ancora gli impone di fare la prima delle operazioni necessarie per poterne avere diritto: studiare.

(di Stelio Fergola)

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