È nato ieri OPEN, il nuovo giornale di Enrico Mentana, pensato, a dire della comunicazione ufficiale, per dare la possibilità ai giovani giornalisti di entrare nel mondo del lavoro con contratti regolarmente retribuiti.
Il numero iniziale di assunti nella nuova testata è di venti praticanti a tempo indeterminato su oltre 15mila richiedenti.
E già qui ci sarebbe da discutere sul messaggio dell’ “occasione” di “il sogno di diventare giornalisti” che, a dire dello stesso Mentana su Facebook, la sua testata si sarebbe proposta di regalare. Tranne a giornalisti come Nicola Mente s’intenda, che si “permise” perfino di chiedere al direttorissimo se tra i finanziatori ci fosse tale Urbano Cairo, per ottenere uno dei suoi classici insulti in cambio, invece di una risposta.
Nel 2016 Maurizio Belpietro lanciava La Verità, quotidiano di ispirazione conservatrice e assumeva numeri di collaboratori paragonabili, tra redazionali ed esterni. Quella iniziativa non venne sponsorizzata però quale una “grande occasione” ma per ciò che era: un semplicissimo nuovo giornale, esattamente come OPEN.
La verità nuda e cruda è che le “occasioni” nel mondo giornalistico sono incompatibili con i numeri: in un Occidente dove si legge pochissimo – e in Italia ancora meno – i fatturati prodotti non possono che generare pochissimi redditi.
Da qui la qualifica del nostro mestiere – almeno se regolarmente retribuito – essenzialmente come elitario, con buona pace degli indignati che lo paragonano ad un lavoro d’ufficio alle Poste: non è così, e non lo sarà mai. Chi promette di rivoluzionare un aspetto endemico, semplicemente, mente sapendo di mentire.
Sulla linea editoriale, le sorprese sono paragonabili alle prossime richieste di deficit della Commissione Europea al governo italiano: zero. Nella prima home si distinguono, specificamente: attacchi al governo gialloverde in salsa europeista, approfondimenti sul Gender Fluid, i giovani europeisti e la ripresa delle storie strappalacrime sulla vicenda di DJ Fabo e dell’eutanasia.
Sul secondo punto si segnalano non uno, non due, ma ben quattro articoli sul Gender Fluid, tra le quali per arguzia spicca la storia di tale Marcello, ricca di particolari interessantissimi tipo il fatto che, da meridionale trasferitosi al Nord, è riuscito a capire che da quelle parti può portare la pelliccia, a differenza che a Trani. E vabbè.
Per farla breve, sui temi fondamentali del dibattito odierno, OPEN è già CLOSED: approccio al concetto di vita, europeismo, globalismo, gender e, non abbiate dubbi, arriveranno articoli intrisi di immigrazionismo, accoglienza, multiculturalismo, famiglie allargate, procreazioni di ogni genere, nuovi diritti all’aborto e via discorrendo.
Ovvero ciò su cui concordano il 90% dei giornali già stampati (o diffusi online) in questo Paese, come nel resto dell’Occidente. A parte significative eccezioni come proprio La Verità, citata in testa a questo articolo.
Ed è sintomatico che sulla stessa pagina Facebook di Mentana, dove il direttore parla di “confrontare giudizi e opinioni” viga nella migliore ipotesi il più assoluto silenzio su ogni commento che sottolinei l’aspetto sopracitato, nella peggiore la solita blastata da bullo a cui il popolare giornalista ci ha abituato da anni (e di cui è stato ennesimo testimone e vittima qualche giorno fa Matteo Brandi), ma si limiti a rispondere o a dare ragione solo su questioni tecniche. Come a dire, nemmeno il coraggio di riconoscere di avere un punto di vista ideologico ben definito, il che sarebbe infinitamente più dignitoso delle solite autoreferenzialità di un’obiettività che non c’è mai stata.
Il finto “OPEN”, che in realtà è un “CLOSED”, è in definitiva l’emblema di un progetto volto ad avvicinare i giovani del futuro ai temi del pensiero globale: niente che metta minimamente in discussione l’immigrazionismo, l’europeismo, la globalizzazione, l’anti-italianismo e quant’altro.
Forse perché i social network hanno colto tutti di sorpresa: anche i soloni del pensiero unico.
(di Stelio Fergola)