“Il Mare d’Italia” di Santulli: il legame indissolubile della nostra patria con la navigazione

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Pensando all’Italia, alla sua conformazione geografica e alla sua storia non si può non porre in maniera immediata in evidenza il rapporto tra questa e il mare. Bagnata per tre lati su quattro dal mare e con due regioni insulari, la nostra Patria ha scritto intere pagine di storia sul blu del Mediterraneo.

Di tutto questo scrive Guido Santulli nel suo “Il Mare d’Italia. Piccolo elogio di un popolo di navigatori e avventurieri” edito da Passaggio al Bosco. L’autore abruzzese traccia i punti salienti di questo rapporto tramite il racconto di un viaggio in barca con alcuni amici avente per destinazione la non più italiana città di Fiume.

Quello che per molti potrebbe sembrare un controsenso si svela come il modo migliore per spiegare un rapporto che è andato spesso oltre quello tra l’Italia e il suo mare per toccare altre terre e scrivere la storia del Nuovo Mondo, scoperto da navigatori quali Cristoforo Colombo, Amerigo Vespucci e Giovanni Caboto per conto dei grandi imperi europei.

Non mancano, e come potrebbero altrimenti, i riferimenti alle Repubbliche marinare, dal primato di Venezia alla Superba Genova fino al ruolo svolto nelle guerre mondiali da Luigi Rizzo e Gabriele D’Annunzio, eroi dimenticati da chi oggi cancella con improbabili colpi di spugna il ricordo delle imprese passate per non far indispettire i nemici interni ed esterni della Patria.

L’agile volume di Santulli vuole essere anche un monito all’ambiente identitario che si trova ad avere a che fare con chi in nome della globalizzazione e del mondialismo vorrebbe ammainare ogni bandiera, abbattere statue e monumenti e fare del Mare Nostrum nient’altro che una minaccia portatrice di nuovi schiavi e insulsi scambi commerciali che ledono alla nostra produzione agricola e industriale in nome del libero mercato.

D’altronde come si potrebbe essere difensori di usi, costumi, lingua e tradizioni senza la conoscenza del proprio passato. Filo rosso tra il ritrovato concetto di Patria e il passato è, per l’autore, il ruolo di Roma che dopo aver sconfitto la nemica Cartagine divenne sintesi armonica tra le potenze talassocratiche e quelle tellurocratiche, superando i dibattiti tra chi vede nelle prime solo delle avanguardie delle società fluide e materialiste e nelle seconde il prototipo a cui tendere per garantire una vita sociale più omogenea e radicata.

Italianità come concetto di sintesi politica in un contesto di supremazia nel rapporto ancestrale con le acque che ne bagnano le coste, ecco in definitiva il lascito di questo prezioso scritto.

(di Luca Lezzi)

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