Chiesa e potere, un rapporto dubbio e misterioso

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Nella Lettera ai Romani di Paolo rinveniamo il nucleo originario della teologia politica cristiana, sia nel caso della concezione dell’autorità e dell’obbedienza sia per il nesso tra autorità e trascendenza.
Precisamente al capitolo 13 nei versi dall’ 1 al 7 che esordiscono con “Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio quindi chi si oppone all’autorità si oppone a l’ordine stabilito da Dio“.

I padri della Chiesa presero in considerazione notevolmente quanto indicato nel capitolo 13 predicando la totale sottomissione all’autorità estrapolando dal suo contesto “Omnis potestas a Deo” una formula che diventerà vero e proprio Leitmotiv della cooperazione fra Chiesa e Stato nei secoli successivi.

Inoltre nella concezione Paolina si evince il ruolo ambivalente assunto dal potere politico: da un lato infatti è necessario per ostacolare il male, dall’altro l’autore è contemporaneamente consapevole che il tempo della politica non può mai essere quello della sede della salvezza. Il potere dunque assume il ruolo quasi del katechon, di frenare il caos.

Bisogna tenere in considerazione, come fatto da diversi esegeti, un dato importante: nel Nuovo Testamento il termine utilizzato per indicare autorità è “Exousiai“, che designa potenze di carattere astratto e spirituale. Sempre negli scritti attribuiti all’apostolo dei Gentili infatti ai cristiani viene intimato di combattere tali potenze.

Poiché si usa lo stesso termine per le autorità terrene deve appunto esserci una relazione in base alla quale queste ultime hanno in realtà il loro fondamento proprio in un rapporto con potenze spirituali demoniache .Ciò implica che il potere politico non è mai l’ultima istanza ma è sempre relativo: se è vero che ogni potere viene da Dio è altresì vero, come delineato da Paolo in altri passi, che ogni potere è vinto in Cristo.

Compiendo qualche passo indietro possiamo constatare gli effetti che ebbe sul popolo scelto da Dio, quello ebraico, la decisione di adottare una forma di governo distaccata dalla presenza di Dio stesso, così come la si può constatare nel libro dei Giudici, all’interno di un sistema in cui Dio sceglieva direttamente una guida militare-spirituale per il popolo.

Nel libro di Samuele comincia il periodo monarchico di Israele che a causa delle tante dispute e conflitti interni decide di darsi un re come le altre nazioni. Secondo il racconto veterotestamentario quando Samuele si lamenta della richiesta del Popolo a Dio Egli risponde: “Ascolta la voce del Popolo per quanto ti ha detto perché costoro non hanno rigettato te, ma hanno rigettato me perché io non regni più su di essi“.

Esemplare è il passo dei Vangeli in cui Satana indica e promette a Gesù tutti i regni del mondo e la loro gloria come se appartenessero al diavolo stesso, che infatti è anche definito come principe del mondo. Leggiamo in Luca cap. 4 versetti 6-7 “ti darò tutta questa potenza e la gloria di tutti questi regni perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio; se ti prostri dinanzi a me tutto sarà tuo“.

La stessa analisi la si può compiere osservando la storia del cristianesimo delle origini, osteggiato e perseguitato dal potere politico fino alla sua completa istituzionalizzazione, che si potrebbe far risalire al quarto secolo dopo Cristo dall’editto di Milano e Concilio di Nicea primo indetto da Costantino.

In realtà si tratta di un processo di 300 anni portato avanti dai primi padri della Chiesa e favorito dalla compenetrazione della cultura ellenistica che si era insinuata nelle prime grandi Chiese cristiane d’Oriente e Occidente. L’accentramento della dottrina Cristiana ai fini della sua difesa contro le prime eresie (gnosticismo montanismo ecc..) portò alla convocazione dei sinodi, ovvero le riunioni regionali di vescovi, i quali cominciarono ad assumere  un ruolo preminente che porterà l’organizzazione interna delle chiese ad un processo di gerarchizzazione.

L’estendersi dell’influenza del Vescovo di Roma che cominciò ad apparire come un patriarca dell’Occidente fu tale grazie all’importanza politica economica della capitale dell’Impero. I vescovi di Roma cominciarono a stilare un elenco dei successori risalenti fino a Pietro e Paolo trasformandoli arbitrariamente nei fondatori della propria Chiesa Cattolica Apostolica Romana e proclamandosi quali  diretti successori degli apostoli e dei loro insegnamenti, compreso il principio di sottomissione all’autorità messo in discussione soprattutto da pensatori appartenenti alla corrente dell’Anarco-Cristianesimo tra i quali possono essere annoverati Tolstoj, Berdjaev e Ellul.

Un rapporto dunque, quello tra dottrina cristiana, istituzioni della Chiesa e potere terreno, sempre molto misterioso e oggetto di discussione.

(di Emilio Bangalterra)

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