La natura artificiosa dello scandalo “Russiagate”

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La divulgazione di SMS anti-Trump scambiati tra due alti funzionari dell’FBI, protagonisti delle inchieste sul Russiagate, ha aperto uno scandalo nello scandalo, svelando come per alcuni investigatori bloccare o distruggere la presidenza Trump sia il primo obiettivo.

Per quanto i media mainstream americani ridano all’idea dell’esistenza di un “deep state” con l’obiettivo di rimuovere Trump dalla presidenza, i messaggi scambiati tra l’alto funzionario del controspionaggio dell’FBI Peter Strzok e l’avvocata Lisa Page rivelano come due alti membri della burocrazia e dell’intelligence americana avessero l’obiettivo di impedire l’elezione di una persona inadeguata alla presidenza come Trump.

In un messaggio del 6 agosto 2016, Page scrive a Strzok: “Forse devi rimanere dove sei per proteggere il paese da questa minaccia“. Alla fine del messaggio, la Page linka a Strzok un articolo del New York Times che recita: “Arriva un momento in cui la neutralità diventa disonorevole. Se non sei in rivolta, sei complice. Quando, tra qualche decennio, si parlerà di questo periodo, i tuoi nipoti guarderanno altrove per la vergogna.” A quanto pare, dopo avere letto quel pezzo, Strzok ha risposto: “Ovviamente cercherò di comportarmi così. So che sarà dura. Posso proteggere il nostro paese in molti modi”.

In una seduta del Comitato Giudiziario della Casa Bianca, il repubblicano Jim Jordan (Ohio) ha criticato le affermazioni di Strzok. “Questo tizio pensa di essere una sorta di James Bond dell’FBI, decidendo che non è ammissibile lasciare decidere al popolo americano di eleggere Donald Trump”.

Nei messaggi, Strzok svela il suo disprezzo per gli elettori di Trump appartenenti alla classe operaia, scrivendo il 26 agosto 2016: “Sono appena entrato a un Walmart in Virginia. Si poteva perfino odorare il supporto della gente per Trump. È spaventoso”.

In un altro messaggio viene svelato come alti funzionari del Governo, spaventati dalla possibilità di una presidenza Trump, si sarebbero uniti alla discussione. Riferendosi a un incontro avvenuto nell’agosto 2016 con il dirigente dell’FBI Andrew McCabe, Strzok scrive alla Page il 15 agosto 2016: “Voglio credere a quanto hai detto nell’ufficio di Andy – è quasi impossibile che venga eletto – ma non possiamo correre il rischio”. Aggiungendo: “È come stipulare una polizza sulla vita nell’improbabile eventualità che tu muoia prima dei quarant’anni”.

Non è chiaro quale strategia questi funzionari dell’FBI stessero contemplando per assicurarsi la sconfitta di Trump, ma i messaggi sembrano confermare quanto dichiaratomi da una fonte dell’intelligence dopo le elezioni del 2016: che c’era il piano, tra gli alti funzionari dell’amministrazione Obama, di usare le accuse sull’ingerenza russa per fare cambiare idea agli elettori e, se Trump fosse stato eletto, di persuadere i membri del Collegio Elettorale a negare a Trump la maggioranza dei voti e scegliere un nuovo presidente tra i membri della Camera dei Rappresentanti, come previsto dal XII Emendamento.

Il piano prevedeva il supporto di alcuni grandi elettori democratici all’ex Segretario di Stato Colin Powell; cosa che accadde, visto che arrivò terzo nel Collegio Elettorale e dunque eleggibile per la selezione da parte del Parlamento. Ma il piano fallì quando un numero sufficiente di Grandi Elettori di Trump rimase fedele al suo candidato e lo rese ufficialmente Presidente.

Dopodiché gli avversari di Trump si sono concentrati sul Russiagate per creare le condizioni al fine di annullare in qualche modo la sua elezione, incriminare Trump o quantomeno indebolirlo a sufficienza per non permettergli di migliorare i rapporti con la Russia.

In uno dei messaggi, la Page faceva riferimento a una possibile estromissione di Trump in stile Watergate: “Ci stanno credendo tutti gli uomini del presidente. Le persone che mi servono per sollevare un nuovo Watergate”.

I democratici hanno continuato a mentire sostenendo che “tutte le 17 agenzie di intelligence statunitensi sono concordi” nel sostenere che la Russia abbia hackerato le email del DNC su ordine di Putin e le abbia girate a Julian Assange per minare la campagna di Hillary Clinton. Questa bugia è stata usata per mettere a tacere ogni scetticismo sull’accusa di “hacking”, ed è stata ripetuta da un membro democratico del Congresso durante l’udienza del mercoledì al Comitato giudiziario della Camera.

Ma non è vero che esiste un “consenso” unanime. Nel maggio 2017, il Direttore Nazionale dell’Intelligence James Clapper ha riconosciuto che il “Intelligence Community Assessment” del 6 gennaio fu stilato da sole tre agenzie di intelligence: CIA, FBI e NSA.

UN RAPPORTO CORROTTO FIN DAL PRINCIPIO

Le nuove rivelazioni gettano nuova luce sulle dichiarazioni di Clapper. Anche se non si sa con certezza quale ruolo abbiano avuto Strzok e Page nel rapporto del 6 gennaio, una fonte ha rivelato che Strzok abbia contribuito direttamente a scriverlo. Anche se così non fosse, Strzok, in qualità di alto funzionario del controspionaggio dell’FBI, ha certamente avuto un ruolo nello scegliere gli analisti, e dunque influenzare il rapporto stesso.

Se gli analisti del rapporto del 6 gennaio condividevano il disprezzo di Strzok per Trump, ciò spiega perché nel rapporto è stato incluso il presunto dossier russo su Trump nel quale viene dichiarato degli agenti russi sarebbero in possesso di suoi filmati in compagnia di prostitute russe in un hotel di Mosca: un dossier che sarebbe stato finanziato dai democratici.

Anche se i democratici e i loro responsabili della campagna elettorale hanno negato di avere finanziato il dossier – stilato dall’ex spia britannica Christopher Steele, il quale ha dichiarato di avere usato fonti russe di seconda e terza mano – si sa per certo che nell’ottobre 2017 il DNC ha contribuito a pagare il dossier tramite lo studio legale Perkins Coie e la agenzia di intelligence privata Fusion GPS.

Questa scoperta ha aiutato a incastrare un altro alto funzionario del Dipartimento di Giustizia, il Procuratore Generale Bruce Ohr, che ha parlato con Steele durante la campagna e ha avuto un incontro post-elettorale con il co-fondatore di Fusion GPS Glenn Simpson. Recentemente, Simpson ha riconosciuto che la moglie di Ohr, Nellie Ohr, è stata ingaggiata da Fusion GPS lo scorso anno per indagare su Trump. In seguito, Bruce Ohr è stato degradato e Strzok è stato rimosso dall’inchiesta sul Russiagate nel luglio 2017, anche se le ragioni della sua rimozione sono ignote.

Tuttavia, la tentazione di costruire un nuovo Watergate per estromettere un presidente “impopolare” e “inadeguato” ancora serpeggia tra i media, i quali durante l’anno hanno continuato a costruire “scoop” sul presunto Russiagate, anche a costo di enormi strafalcioni.

Ad esempio, venerdì scorso la CNN, e poi la CBS e la MSNBC, hanno rilanciato la notizia di una presunta mail inviata da un certo Michael J. Erickson a Donald Trump Jr. il 4 settembre 2016, nella quale Wikileaks offriva alla campagna elettorale di Trump l’accesso prioritario alle mail del DNC, che Wikileaks avrebbe pubblicato solo nove giorni dopo, il 13 settembre.

LA RICERCA DI CONFERME

Dal momento che il rapporto del 6 gennaio sosteneva che Wikileaks avesse ricevuto le email del DNC dalla Russia – cosa che la Russia stessa e Wikileaks negano – la storia sembrava finalmente costruire il quadro perfetto: la campagna di Trump era collusa, almeno indirettamente, con il governo russo. Questa nuova “prova” si è diffusa a macchia d’olio tra i social media. Come Glenn Greenwald di Intercept ha scritto in un articolo, alcuni pasionari del Russiagate hanno annunciato la rivelazione con grande entusiasmo.

Ma la storia della mail si è sgonfiata quando si è scoperto che la data della mail non era il 4 settembre, bensì il 14, dunque il giorno dopo che Wikileaks ha pubblicato le email. Ed Erickson, chiunque egli fosse, stava semplicemente allertando i membri della campagna elettorale di Trump della divulgazione di Wikileaks. Greenwald ha osservato: “Ci sono state così tante storie false sulla Russia e Trump nell’ultimo anno che non riesco letteralmente a elencarle tutte”.

Eppure, nonostante l’enorme mole di errori e di passi indietro, tra cui alcune tardive ammissioni sul fatto non c’era un “consenso delle 17 agenzie di intelligence” sull’hacking russo, il New York Times dichiarò che l’investigazione sul Russiagate era ostruita da conflitti di interesse.

L’editoriale principale del Times, mercoledì, ha preso in giro i giornalisti di Fox News per aver vissuto in un “universo alternativo” nel quale l’investigazione del “Russiagate” è “illegittima e corrotta”, dice Gregg Jarrett. Pur menzionando i messaggi di Strzok e Page, il Times non ha offerto alcun dettaglio, limitandosi a mettere in ridicolo chiunque metta in discussione la narrativa del Russiagate.

“Per usare un eufemismo, questo è folle”, dichiara il Times. “Lo scopo principale delle indagini del signor Mueller non è quello di abbattere il signor Trump. È di proteggere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e l’integrità delle sue elezioni, determinando se una campagna presidenziale ha cospirato con un avversario straniero per influenzare le elezioni del 2016 – un’idea che diventa più plausibile ogni giorno”.

Il Times ha evidenziato come “circa tre quarti dei repubblicani si rifiutino ancora di accettare che la Russia abbia interferito nelle elezioni del 2016 – un fatto che è evidente per tutti gli altri, inclusa la comunità dei servizi segreti della nazione.” (ci risiamo con il falso suggerimento di un consenso all’interno della comunità di intelligence).

Ma cosa temono gli editori del Times? Per quanto cerchino di insultare e intimidire chiunque richieda prove serie sul Russiagate, perché la popolazione americana non dovrebbe essere informata di come gli addetti di Washington manipolino l’opinione delle élite allo scopo di invertire i giudizi “sbagliati” delle masse?

Gli editori del Times credono davvero nella democrazia o sono solo elitisti che pensano di sapere tutto meglio degli altri, e guardano con disprezzo la classe operaia che va a fare acquisti da Walmart?

(da Consortium News – Traduzione di Federico Bezzi)

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