Vittoria del 1918 e gli anti-nazionali: sfogo di un’italiana stanca

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In effetti, avete tutti ragione. La nostra intera storia fa schifo: un insieme putrido e malsano di menzogne e mistificazioni. Il Risorgimento e l’Unità furono cosa solo di massoni e venduti; la Grande Guerra fu solo supplizio per gli ultimi, costretti alla morte dagli infami: non ci fu eroismo, non ci fu gloria, non spirito di sacrificio.

Sul Ventennio poi, taciamo per carità di patria: manco gli edifici e le opere pubbliche – che sfidano con spocchia autocelebrativa il Tempo – meriterebbero di stare in piedi. La Prima Repubblica? Ruberie, malaffare, tangenti e criminalità organizzata: nient’altro.

Solo noi contemporanei abbiamo capito tutto: non ci facciamo infinocchiare da retorica e nostalgie. Non ci interessa avere un passato comune da onorare, riconoscendone senza ingenuità le storture e riabilitandone le vittime innocenti: non ne abbiamo bisogno.

Perche siamo moderni, disincantati, critici verso ogni slancio, e proiettati solo al meraviglioso futuro di un unico ordine mondiale di serenità e pace in cui crediamo fermamente, mettendo – chissà come – da parte il nostro ferreo cinismo.

La Storia d’Italia non esiste, se non in termini da dimenticare, revisionare, distruggere; nulla ci accomuna se non un progressismo rosè e cosmopolita, che lascia fuori analfabeti funzionali, populisti e la categoria onnicomprensiva dei fascisti. E pazienza se a livello giuslavoristico siamo tornati all’età giolittiana; pazienza se disoccupati e inattivi hanno sfondato ogni tetto precedentemente registrato; pazienza se 11 milioni di donne e uomini rinunciano a curarsi.

Pazienza se l’aspettativa di vita si accorcia, cosa mai successa prima, dall’Unità d’ Italia ma, malgrado ciò, l’eta pensionabile assurge a termini irragionevoli e veniamo rimproverati di morire comunque troppo tardi.

Pazienza se siamo divenuti incapaci di ribellarci a ogni sopruso e infamia che subiamo: sono i frutti di quell’educazione che ha smontato ogni velelità di riscatto e di eroismo, considerandola alla meglio inutile e alla peggio ridicola.

Però noi abbiamo capito tutto: indipendentisti fiscali e dialettali che non riescono a finire un discorso in italiano; irredentisti sardi a cui 4 mori non bastano e ne vogliono 500 al giorno; neoborbonici neomelodici, che i mali del Sud vengono da Mazzini, non dallo schifo in cui vivono immersi e circondati senza più manco accorgersene; zecche che si professano rivoluzionarie mentre vivono a spese della comunità; progressisti al caviale, tutori dei “diritti carini” e degli interessi bancari e speculativi.

Tutta gente che sputa sulla nostra Storia, perchè sa che l’ultimo soldato analfabeta, morto con la testa nel fango, pieno di terrore e nostalgia di casa, vale molto più di loro.

(di Federica Poddighe)

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