24 maggio Maneskin

Se il 24 maggio 1915 nasceva l’Italia moderna, oggi si pensa ai Maneskin

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Il 24 maggio 1915 l’Italia scendeva in campo contro l’Impero Autroungarico, il nemico di sempre, il 24 maggio 2021 pensa ai Maneskin e alle proteste francesi per la vittoria all’Eurovision.

Basterebbe solo questo incipit, forse, per focalizzare la natura di un problema è che insieme nazionale, culturale e sociale, e chi lo identifica come una battaglia di retroguardia non comprende invece la sua importanza per tutto il resto, dalla riconquista di una dignità spirituale e di una dimensione patriottica al riconoscimento di diritti sociali, economici e lavorativi.

Una premessa necessaria da fare è che chi scrive è sempre contento se l’Italia vince. Che lo faccia in contesti importanti e seri (il che è ovviamente nettamente preferibile) quanto in ambiti frivoli e di scarsa importanza (come è appunto l’Eurovision). Ma il punto  è un altro, e cercherò di spiegarlo nel modo più semplice possibile.

24 maggio dei Maneskin: il patriottismo della raccolta differenziata

Per spiegare cosa è il “patriottismo della raccolta differenziata” è necessario descriverne le premesse.

La cosa più triste dell’anti-italianismo (come ho avuto modo di sostenere già in altri articoli pubblicati non solo su Oltre la Linea, ma anche in altre sedi) è che non solo distrugge la Nazione, gettando le premesse per generare depressione e rassegnazione in un popolo che non si sente rappresentato né affermato sotto nessun profilo, ma fa finta di interessarsi di questa povera Patria per questioni secondarie (il che potrebbe andare anche bene se non criminalizzasse tutto il resto).

L’anti-italianismo infatti attacca – sempre e senza alcuna eccezione – concetti come la difesa dei confini, della cittadinanza italiana, di una affermazione nazionale a livello europeo (è sempre colpa nostra e mai degli aguzzini di Bruxelles), storicamente se la prende con ciò che nella storia ha ottenuto dei risultati puntando sul fatto che non siano stati quelli massimi possibili (dalla Grande Guerra a Mussolini, da Mattei a Craxi), e spesso lo criminalizza. Non sia mai contare qualcosa nel mondo, sono progetti folli, razzisti e fascisti, non sia mai agire nel reale con forza e convinzione, che la forza conduce alla violenza e la violenza è brutta e cattiva. Viva la pace a qualsiasi costo, anche quello di farsi schiavizzare, invadere e comandare a bacchetta.

Non è tutto. Se la – ovvia – reazione popolare di massa a tutto questo è rappresentata dalla depressione sintetizzata da alcune frasi ormai popolarissime quali “siamo un Paese di merda”, “non contiamo niente nel mondo”, “siamo mafiosi e corrotti, all’estero è tutto meglio e lì non ci sono le raccomandazioni”, l’anti-italianismo la cavalca e la fomenta.

In compenso esso è ben lieto di far finta di esultare per le vittorie italiane nello sport (in particolare nell’atletica e ancora più in particolare se le atlete sono di colore, il che non ovviamente nulla di sbagliato di per sé, se non fosse oggetto di una propaganda martellante e insopportabile), è ben lieto di esultare per la vittoria dei Maneskin all’Eurovision, ed è ben lieto – a livelli più micronici – di esultare se viene inaugurata una pista ciclabile o se la raccolta differenziata si fa a dovere, perché così fanno i “Paesi civili” e le Nazioni quelle belle, a differenza della nostra, brutta e cattiva.

Da qui il “patriottismo della raccolta differenziata” si distingue dal cattivissimo nazionalismo, si dissocia da qualsiasi ambizione per la propria Nazione, da qualsiasi politica espansiva, sia essa in termini politici, economici o culturali. Competere è sbagliato (e diciamolo, anche un po’ razzista), se non per i giudici di una gara musicale.

A tal punto da trasformarla quasi in una guerra. Le proteste francesi e le accuse di droga a Damiano dei Maneskin successivamente al trionfo del gruppo italiano ne sono un esempio fulgido. Soprattutto ne sono un esempio fulgido i toni che i giornali utilizzano per descrivere il terribile scontro diplomatico, il quale potrebbe coinvolgere – a questo punto il dubbio è lecito – anche il consiglio di sicurezza dell’ONU.

24 maggio Maneskin Se il 24 maggio 1915 nasceva l'Italia moderna, oggi si pensa ai Maneskin

Insomma, la Francia che rinuncia al reclamo “batte in ritirata strategica” secondo Open ed Enrico Mentana, “si arrende” secondo Today. Sembra che l’Italia abbia vinto una trattattiva internazionale, si sia fatta valere a una conferenza, abbia fermato il processo migratorio clandestino, abbia riconquistato influenza in Libia. Invece no, ha solo vinto una competizione musicale. Il che – lo ripeto – non è mai un male. Se non fosse che tutto il resto viene affossato, criminalizzato e condotto all’oblio ogni giorno: come quel 24 maggio 1915 in cui la Nazione raccolse tutte le sue energie per compiere un’impresa storica: completare il Risorgimento.

Il 24 maggio del Piave: la gloria e l’unità del popolo italiano

Il 24 maggio che avrebbe condotto al Piave ricade oggi. Sì, proprio lo stesso giorno in cui si esulta per le “ritirate francesi” in un banalissimo contesto musicale.

Il 24 maggio di quell’anno avveniva ben altro. Affermazione mondiale, gloria, sofferenza, morti e tanti sacrifici, ma per il futuro di tutti noi. Vale la pena riportare integralmente cosa scriveva EA Mario ne La Leggenda del Piave:

Il Piave mormorava
Calmo e placido, al passaggio
Dei primi fanti, il ventiquattro maggio
L’esercito marciava
Per raggiunger la frontiera
Per far contro il nemico una barriera
Muti passaron quella notte i fanti
Tacere bisognava, e andare avanti
S’udiva intanto dalle amate sponde
Sommesso e lieve il tripudiar dell’onde
Era un presagio dolce e lusinghiero
Il Piave mormorò: “Non passa lo straniero”
Ma in una notte trista
Si parlò di un fosco evento
E il Piave udiva l’ira e lo sgomento
Ahi, quanta gente ha vista
Venir giù, lasciare il tetto
Poiché il nemico irruppe a Caporetto
Profughi ovunque, dai lontani monti
Venivan a gremir tutti i suoi ponti
S’udiva allor, dalle violate sponde
Sommesso e triste il mormorio de l’onde
Come un singhiozzo, in quell’autunno nero
Il Piave mormorò: “Ritorna lo straniero”
E ritornò il nemico
Per l’orgoglio, per la fame
Volea sfogare tutte le sue brame
Vedeva il piano aprico
Di lassù, voleva ancora
Sfamarsi e tripudiare come allora
“No” disse il Piave, “No” dissero i fanti
Mai più il nemico faccia un passo avanti
E si vide il Piave rigonfiar le sponde
E come i fanti combattevan le onde
Rosso del sangue del nemico altero
Il Piave comandò: “Indietro va’, straniero”
Indietreggiò il nemico
Fino a Trieste, fino a Trento
E la vittoria sciolse le ali al vento
Fu sacro il patto antico
Tra le schiere, furon visti
Risorgere Oberdan, Sauro, Battisti
Infranse, alfin, l’italico valore
Le forche e l’armi dell’impiccatore
Sicure l’Alpi, libere le sponde
E tacque il Piave: “Si placaron le onde”
Sul patrio suolo, vinti i torvi Imperi
La Pace non trovò né oppressi, né stranieri

Il 24 maggio di oltre un secolo fa si gettavano le basi per non far passare lo straniero, affermare la propria esistenza nonché sopravvivenza. Il 24 maggio del 2021 quell’evento non viene quasi mai ricordato, è più importante gioire della Francia che “si ritira” per lasciar vincere ai Maneskin una competizione musicale. Come ho letto sulla mia bacheca oggi: “Di tutti i motivi che si potrebbero avere per incazzarsi con i francesi, facciamolo perché insinuano che il cantante dei Maneskin sniffa. Mi pare giusto”.

Amara verità. Comunque sia, Viva l’Italia. Sempre. E buon 24 maggio ad ogni italiano che ricordi ancora l’importanza clamorosa di quella data.

(di Stelio Fergola)

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