Il Faraone eretico della storia dell’Antico Egitto era il padre del più che celeberrimo Tutankhamon, ossia Akhenaton (1353-1336 a.C.). È stato il faraone della XVIII dinastia del Nuovo Regno d’Egitto. Il suo nome si traduce con “successo per” o “di grande utilità per” il dio Aton. Nome che egli stesso scelse dopo la sua conversione al culto di Aton. Ed è qui che ha inizio l’eresia, condannata e deliberatamente dimenticata, proprio dal suo successore: il figlio Tutankhamon. Prima della conversione, era conosciuto come Amenhotep IV, figlio di Amenhotep III (1386-1353 a.C.) ed era sposato con la regina Nefertiti, oltre ad essere padre sia di Tutankhamon che della moglie di Tutankhamon, Ankhsenamun (di Nefertiti).
La svolta eretica di Akhenaton
Per cinque lunghi anni il suo regno fu immagine di quello del padre. Ha assolto ai doveri della tradizione e a quelli religiosi. Poi subentrò una drammatica trasformazione religiosa e cambiò la sua devozione dal culto di Amon a quello di Aton. Per i successivi 12 anni divenne noto come il ‘re eretico’ che abolì i riti tradizionali dell’Egitto e istituì la prima religione di stato monoteista conosciuta al mondo. Secondo alcuni studiosi il monoteismo stesso.
Addio Tebe: Amarna è la nuova capitale
Questo suo regno confuso e sovversivo prende il nome di Amarna. Akhenaton trasferì la capitale dalla Tebe di sempre aIla città da lui fondata: Akhetaten, che divenne nota come Amarna (oTell el-Amarna). Questo periodo storico dell’Antico Egitto, il più confuso ed eclettico, è tra i più studiati e discussi di ogni altra epoca.
Amenohotep IV diventa Akhenaton
Secondo alcuni reperti si presume che Amenhotep IV abbia governato con suo padre, Amenhotep III per un certo periodo di tempo. In questa fase la presenza di “Aton” non stupisce. Infatti, prima della sua conversione, Aton era un culto tra i tanti. Quando Amenhotep IV salì al potere, i sacerdoti di Amon erano quasi alla pari con la casa reale in ricchezza e influenza.
Al tempo di Amenhotep IV, il culto di Amon possedeva più terra del re tanto da crescere di importanza all’interno della società. Nel quinto anno del suo regno, Amenhotep IV mise fuori legge l’antica religione egiziana basata sul culto principale di Horus. Si proclamò l’incarnazione vivente di un’unica divinità onnipotente conosciuta come Aton e, entro il 9 ° anno, chiuse tutti i templi e cancellò le pratiche religiose.
Amenhotep IV spostò la sua sede del potere dal tradizionale palazzo di Tebe a uno che costruì nella città da lui fondata, Akhetaten. Poi cambiò il suo nome in Akhenaton e infine continuò le riforme religiose. Per alcuni scrittori successivi questa fu la fase in cui crebbe il disprezzo nei suoi confronti come “re eretico”. Altri, invece, lo elogiarono per il suo innovativo monoteismo.
Il monoteismo di Akhenaton
Alcuni storici hanno elogiato le riforme di Akhenaton come la prima istanza di monoteismo. Queste riforme, però, non erano affatto vantaggiose per il popolo egiziano. Lo storico Durant, ad esempio, scrive che le riforme di Akhenaton furono “la prima espressione eccezionale del monoteismo. Innovativo se si pensa l’anticipo di settecento anni rispetto a Isaia, della Bibbia. Le “antiche divinità tribali” dell’Egitto avevano incoraggiato la pace, l’armonia e lo sviluppo di una delle più grandi culture antiche del mondo.
Il politeismo degli antichi egizi incoraggiava una visione del mondo in cui la pace e l’equilibrio venivano enfatizzati e la tolleranza religiosa non era considerata un problema. Non c’è nemmeno una parola che corrisponda direttamente al concetto di “tolleranza religiosa” negli antichi testi egizi. Un segno distintivo di qualsiasi sistema di credenze monoteiste è che incoraggia la convinzione che, affinché sia corretto, altri sistemi devono necessariamente essere sbagliati. L’insistenza nell’essere l’unico arbitro della verità ultima porta all’intolleranza verso altre credenze e alla loro soppressione. I nomi del dio Amon e degli altri dèi furono tolti dai monumenti in tutto l’Egitto, i templi furono chiusi e le vecchie pratiche bandite.
Trascurare gli alleati dell’Egitto
Il faraone come servitore degli dei e identificato con un certo dio era una pratica comune nell’antica cultura egizia, ma nessuno prima di Akhenaton si era proclamato un vero dio incarnato. In quanto dio, sembra aver sentito che gli affari di stato erano inferiori a lui e ha semplicemente smesso di occuparsi delle sue responsabilità. Uno dei tanti sfortunati risultati delle riforme religiose di Akhenaton fu la trascuratezza della politica estera.
Da documenti e lettere dell’epoca, è noto che altre nazioni, un tempo alleate, scrissero numerose volte chiedendo aiuto all’Egitto. Il re divinizzato ignorò la maggior parte di queste richieste. L’Egitto era una nazione ricca e prospera all’epoca e il potere era cresciuto costantemente. Hatshepsut e i suoi successori, come Tuthmosis III, impiegarono un approccio equilibrato di diplomazia e azione militare nei rapporti con le nazioni straniere. Akhenaton scelse di ignorare ciò che accadde oltre i confini dell’Egitto e, a quanto pare, la maggior parte delle cose al di fuori del suo palazzo.
Watterson osserva che Ribaddi (Rib-Hadda), re di Byblos, uno dei più fedeli alleati dell’Egitto, inviò oltre 50 lettere ad Akhenaton chiedendo aiuto per combattere Abdiashirta. Non ci fu risposta alcuna e Byblos fu conquistata. Tushratta, il re di Mitanni, stretto alleato dell’Egitto, si lamentò del fatto che Amenhotep III gli inviò statue d’oro mentre il figlio Akhenaton solo statue placcate d’oro.