“Ora invece la proclamazione dell’ideale della non-violenza va di pari passo con la celebrazione dell’Occidente, che si erge custode della coscienza morale dell’umanità e si ritiene pertanto autorizzato a scatenare destabilizzazioni e colpi di Stato, nonché embarghi e guerre “umanitarie” in ogni angolo del mondo.
Nel manuale di “lotta realisticamente non-violenta” la parola d’ordine cara a Gandhi si è trasformata in uno strumento della politica imperiale di un paese che ha un mostruoso bilancio militare, un arsenale capace di annientare più volte l’umanità e basi militari installate in ogni angolo del pianeta, che lo mettono in grado di intervenire militarmente dappertutto. […]
La parola d’ordine della non-violenza ha finito col seguire la sorte delle altre “grandi narrazioni” del Novecento: non c’è ideale, per nobile che sia, che non possa trasformarsi in un’ideologia della guerra o in una parola d’ordine per rivendicarne l’egemonia. Nell’ambito del grande gioco, se i concorrenti dell’Occidente sono l’incarnazione della violenza, i suoi amici diventano i nuovi Gandhi“.
Domenico Losurdo – “La non-violenza. Una storia fuori dal mito”. (Editori Laterza, pag. 240)