Scusate, contestatori legittimi del legittimo Congresso delle Famiglie a Verona, ma il Medioevo che v’ha fatto di preciso? Troppo cristiano, con quella Chiesa in lotta con l’Impero per l’egemonia ma piena di pontefici e preti così splendidamente peccatori e simoniaci? Ma era il sacro dell’epoca, come oggi sacra è la libertà di non rispettare nulla tranne le proprie scelte individuali, ristrette alla rosa di possibilità concessa dal capitalismo ultima maniera (“produci, consuma, crepa”).
Furono “secoli bui”, oscurantisti, cupi, senza gioie e divertimenti? Dipende dai punti di vista: l’Alto Medioevo, che va dalla caduta di Roma all’Anno Mille, vide rinchiudersi le genti attorno ai centri curtensi (che sovente erano monasteri), il che implicava un’economia e dunque una vita quotidiana legate all’orizzonte del villaggio. Ma anche successivamente, mentre in alcune regioni europee (Italia centro-settentrionale, Olanda, Germania) fiorivano i Comuni urbani e il commercio continentale prendeva vigore, la popolazione rurale, cioè quasi tutta la popolazione, viveva in santissima pace, praticamente autogovernandosi secondo forme di democrazia diretta locale dal momento che non esistevano ancora gli Stati nazionali (ad eccezione della Francia e dell’Inghilterra dal Duecento in poi, e non senza enormi resistenze).
I feudatari, una volta incassata la corvée (l’equivalente, ma molto meno esosa, delle nostre elevatissime tasse), lasciavano campare tranquillamente il suddito, senza neppure imporgli di far la guerra che dovevano invece fare loro. Certo, i servi della gleba erano inchiodati vita natural durante, come dice il nome, alla terra di nascita, ma benché per noi contemporanei della Ryan Air sia incomprensibile, così vivendo neppure concepivano l’idea di andare a cercar fortuna altrove, anche perché fuori dal confine del proprio piccolo mondo non c’erano mappe, strade e autostrade, ma incontaminati spazi spesso fatti di sterminati boschi dove era obiettivamente dura presumere di sopravvivere agevolmente, a meno di non essere mercanti attrezzati e muniti. Le famose streghe le bruciavano nel Cinquecento, che secondo gli schemini non è più “medioevo”, ma pieno Rinascimento (quanto meno in Italia).
E le crociate, con le crociate come la mettiamo? Ogni éra ha le sue: oggi consideriamo inferiori e bombardiamo chi non si assoggetta al dio del mercato globale e della democrazia liberale, allora, e per motivi altrettanto politici, si partiva in nome della Croce alla volta di una Gerusalemme sotto il tallone, per altro tollerante, di un Islam con cui si erano fatti e si sarebbero continuati a intrecciare rapporti, affari, scambi di ogni tipo.
La religione era sì un fatto primario e totalizzante (e si potrebbe qui aprire una lunga parentesi sulle differenze fra Cristianesimo e paganesimi, coi secondi a dover essere grandemente rivalutati anche in un’ottica attuale), ma chi si rendeva empio verso la divinità e i costumi popolari faceva una brutta fine anche prima del brutto e cattivo Medioevo: pensate a Socrate, o agli stessi cristiani che si rifiutavano di prestare giuramento e servizio militare agli imperatori romani.
L’ipse dixit aristotelico-tomista, passato alla storia come il vertice assoluto di autoritarismo intellettuale, imperava alla grande, ma i dibattiti intellettuali nelle università che sorsero proprio allora, c’erano ed erano feroci, e dobbiamo a quell’era la diatriba fra nominalisti e realisti che gettò le basi dell’Umanesimo e del Razionalismo moderni. Firenze, ai tempi di Dante, era nota come la città più omosessuale d’Europa, e nonostante la “sodomia” (nome biblico, in sé non una parolaccia) fosse formalmente proibita, c’era larga tolleranza.
Semmai, il più odioso esempio di repressione sessuofoba e moralistica venne sulla fine del Quattrocento con Girolamo Savonarola, coesistendo con la gioviale e gaudente liberalità dei Medici sulla quale ad un certo punto l’arcigno frate ebbe anche la meglio, salvo poi essere stroncato da un altro diffamato eccellente che risponde al nome di papa Alessandro Borgia.
Certo, non c’erano i diritti umani e liberali. Non c’era l’abbondanza materiale che cominciò il suo cammino con la privatizzazione dei vasti usi civici (enclosures) e con l’industrializzazione. Ma allora “medioevale” diventa l’intera Storia umana fino almeno alla Rivoluzione Francese e alla Rivoluzione industriale, visto che, per dirne solo una di grossa sulle condizione femminile, il regime di massima oppressione che oggi ci fa strabuzzare gli occhi di orrore fu forse nella razionalissima e ammiratissima Grecia antica, in cui le donne erano segregate nel gineceo e considerate poco più che mezzi per la riproduzione. Che facciamo, buttiamo nel cesso tutta l’umanità prima della ghigliottina e dell’industrialismo?
Studiare non farebbe male, ogni tanto. Si scoprirebbe che il marchio d’infamia con cui il Medioevo è stato bollato per l’eternità deriva da una operazione culturale ben identificabile e spiegabile: il discredito scientifico a cui l’Illuminismo settecentesco sottopose “l’età di mezzo” per giustificare, rendendola credibile storicamente, l’eliminazione dei residui sociali ancora esistenti di quel passato ormai lontano, specialmente in ambito francese dove la nobiltà, che aveva abdicato al suo ruolo originale per trasformarsi in una corte di parassiti, meritò di essere spazzata via, più ancora della monarchia (che infatti si mantenne salda nelle altre nazioni).
Nota per prevedibili benpensanti dell’ovvio: non abbiamo inteso qui cantare l’idillio dei bei tempi passati, solo mostrare quanto le facili, troppo facili etichette entrate nel senso comune siano spesso fondate su pregiudizi che hanno sempre una chiara origine ideologica. Contestualizzabile e giustificabile, sia pur a posteriori, ma pur sempre ideologica. E per riuscire a vedere meglio, non c’è altro metodo che guardare le cose in controluce, cercando di conoscere l’altro lato della medaglia. Che, fidatevi, si trova immancabilmente.
(di Alessio Mannino)