Emmanuel Macron guarda sul cellulare il video di quando un contestatore gli ha tirato contro delle uova. Sghignazza, poi guarda di nuovo il video. “Non mi ha fatto male. Lo ha tirato da lontano, hai visto?” dice a sua moglie Brigitte, e conclude: “Quel tizio è stato fortunato”.
La scena viene da “Macron: dietro le quinte di una vittoria”, il documentario instant-movie andato in onda sulla TV francese (e in Italia su SkyTG24) dopo la sua elezione. È uno dei ritratti più intimi di un politico che io abbia mai visto. Dopo una campagna condotta in modo artificiale, abbiamo finalmente iniziato a conoscere meglio Macron. È un tipo interessante. Ma c’è anche qualcosa di molto inquietante in lui. Una persona che lo conosce da molto tempo mi ha detto: “Lui seduce tutti. Poi li fa fuori.”
Macron è quello che i francesi chiamano un grand séducteur. Ha imparato molto presto che con il suo fascino poteva ottenere tutto quello che voleva. Quasi tutti gli studenti delle superiori sognano di sedurre la propria professoressa sexy. Macron ce l’ha fatta, nonostante all’inizio Brigitte l’abbia respinto.
Macron ha imparato molto in fretta a essere la persona più intelligente della stanza. Non significa, tuttavia, che lui sia particolarmente brillante: ha fallito due volte gli esami di ingresso per la Ecole Normale Supérieure, la più celebre “grande école” francese. Ma è un tipo poliedrico, che impara a memoria tutto, dalle opere di Rossini alla filosofia di Hegel. Suo padre, un neurologo, ha avuto una carriera molto più modesta: il suo articolo accademico più celebre è uno studio dello starnuto nei gatti. Macron doveva spendere molto meglio le sue potenzialità: dopo aver scritto la sua tesi di laurea su Machiavelli, è diventato un ricco banchiere e ha imparato abbastanza di economia da essere nominato ministro delle finanze.
Come il suo “antenato politico” Tony Blair, entrato a Downing Street vent’anni or sono, Macron è un attore nato. Non per niente ha conosciuto Brigitte alla scuola di teatro. Guardate il video nel quale un giornalista gli dona una copia del “Misantropo” di Molière, una delle sue letture preferite. L’uomo gli suggerisce di leggerne qualche passo insieme. “Non serve”, risponde Macron, “te lo recito tutto”. E lo fa davvero, a memoria: “Lasciatemi, vi dico, non voglio più vedervi”. Una volta aveva l’ambizione di diventare pianista.
Per produrre il documentario, Macron ha indossato continuamente un microfono durante tutta la campagna elettorale, spegnendolo solo durante “momenti riservati”. La cosa non lo ha affatto disturbato, perché lui recita in ogni momento, affascinando tutte le persone intorno a lui. Un uomo che ha lavorato a suo stretto contatto quando era consigliere di Hollande mi ha detto che, anche quando le riunioni finivano alle 5 del mattino, l’unico ad essere di buon umore era proprio Macron. Nel documentario, il suo staff gli dà del “tu” e lui gioca spesso a fare il “ragazzaccio”. “Merda!”, e poi “cazzo!”, urla ogni tanto. “Che succede?” gli chiede Brigitte. Macron le dice che il Marsiglia, la sua squadra del cuore, ha perso. “Non ci interessa”, lo ammonisce lei come una maestrina. Macron recita in ogni momento. Quando la sua alleata Corinne Ehrel è morta improvvisamente a soli 50 anni di età, pochi giorni prima delle elezioni, lo si vede singhiozzare sonoramente durante uno dei suoi comizi. Ti viene voglia di applaudire.
Come Blair, a Macron piace confrontarsi con persone che lo odiano, perché sa che il suo fascino vincerà. Basta guardare la sua performance alla fabbrica Whirlpool, dove tutti gli operai sostenevano Marine Le Pen. La sua lunga camminata solitaria al Louvre la notte in cui è diventato presidente riflette una cosa vera: Macron cammina da solo. In maniera quasi inedita nella storia occidentale, ha vinto senza un partito alle spalle. Non cerca alleanze durature. Seduce le persone, poi le abbandona. E le umilia.
È successo prima di tutti ad Hollande, il quale lo ha fatto diventare ministro per poi vederlo fuggire a gambe levate. L’ex Primo Ministro Manuel Valls, convinto che avrebbe trovato un ruolo nel governo di Macron, ha scoperto di essere stato eliminato. “Hollande è cattivo, ma ha dei limiti” ha commentato Valls, “Macron è cattivo e basta. Non ha morale”. Tenete d’occhio Angela Merkel, è il nuovo bersaglio di Macron.
Le Pen ha deriso Macron, chiamandolo “creatura del sistema”. Sbagliato: Macron non è la creatura di nessuno, perché lui non è leale a nessuno. È un trasgressore nato come Blair, poco disposto a sacrificarsi per un ideale. Quando era ministro dell’economia, ho visto nel suo ufficio una scritta in inglese: “Se si muove, tassalo. Se continua a muoversi, regolalo. Se non si muove più, finanzialo”. Questa ben nota barzelletta sul ruolo del governo nell’economia viene dal meno francese di tutti i politici: Ronald Reagan. Un sacrilegio, in un paese statalista come la Francia.
Vogliamo immaginare come finirà? Ricordiamo Tony Blair. La sua eccessiva fiducia in se stesso lo ha convinto che l’intervento in Iraq fosse giusto. Ha ammaliato il parlamento e gli elettori a sostenere la guerra, e sappiamo come è finita. Nessuno perdona di venire sedotto e poi ingannato, ed è per questo che ora la maggior parte degli inglesi detesta Blair.
(da Financial Times – Traduzione di Federico Bezzi)