Mohammed Hamid Nour ha solo 23 anni ma ha già nostalgia di come erano una volta le paludi mesopotamiche dell’Iraq prima che la siccità le prosciugasse, decimando la sua mandria di bufali d’acqua.
Anche nel loro centro, a Chibayish, sopravvivono solo pochi tratti degli antichi corsi d’acqua – sede di una cultura araba delle paludi che risale a millenni fa -, collegati da canali che serpeggiano tra i canneti.
Tirarsi indietro ulteriormente e l’acqua cede il posto alla terra nuda e spaccata.
Mohammed ha perso tre quarti della sua mandria a causa della siccità che sta devastando le paludi per il quarto anno consecutivo. Secondo le Nazioni Unite si tratta della peggiore situazione degli ultimi 40 anni, definendo la situazione “allarmante”, con “il 70% delle paludi prive d’acqua”.
“Ti prego, Allah, abbi pietà!” implorò Mohammed, con la kefiah in testa, mentre contemplava il disastro sotto l’azzurro spietato di un cielo senza nuvole.
Man mano che le paludi si seccano, l’acqua diventa salata fino a quando non inizia a uccidere i bufali. Molti membri della mandria di Mohammed morirono così, altri fu costretto a venderli prima che morissero anch’essi.
“Se la siccità continua e il governo non ci aiuta, anche gli altri moriranno”, dice il giovane pastore, che non ha altri redditi.
Negli anni ’90, l’ex presidente iracheno Saddam Hussein prosciugò le paludi – che erano 20.000 kmq (7.700 miglia quadrate) – per punire gli arabi delle paludi, deviando i flussi dei fiumi Tigri ed Eufrate lontano dalla terra.
Fu solo dopo l’invasione dell’Iraq nel 2003 che le persone iniziarono a smantellare le infrastrutture dell’era Saddam, permettendo alle paludi di riempirsi leggermente, ma secondo le ultime stime sono ancora solo 4.000 kmq (1.500 miglia quadrate) – anch’esse soffocate dalle dighe. sul Tigri e sull’Eufrate a monte in Turchia e Siria e l’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico.
Cultura iconica
Il latte di bufala palustre è una parte iconica della cucina irachena, così come la crema densa e coagulata “geymar” che gli iracheni amano mangiare con il miele a colazione.
Le bufale sono difficili da allevare, il loro latte non può essere prodotto in serie e il loro allevamento è legato alle paludi
Sia le paludi mesopotamiche che la cultura dei Ma’dan – arabi delle paludi – che le abitano, sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO. I Ma’dan cacciano e pescano lì da 5.000 anni, costruendo case con canne intrecciate su isole galleggianti di canne dove i fiumi Tigri ed Eufrate si uniscono prima di riversarsi nel Golfo.
Anche le loro bellissime e intricate moschee erano fatte di canne.
Oggi rimangono solo poche migliaia del quarto di milione di Ma’dan che vivevano nelle paludi all’inizio degli anni ’90.