Le (non così) sorprendenti rivelazioni della lista Epstein

Daniele Bianchi

Le (non così) sorprendenti rivelazioni della lista Epstein

Cosa hanno in comune gli ex presidenti degli Stati Uniti Bill Clinton e Donald Trump con il presidente esecutivo di Hyatt Hotels Thomas Pritzker e il famoso avvocato Alan Dershowitz?

Oltre ad essere uomini bianchi americani che hanno usurpato una quota sproporzionata della ricchezza del pianeta, sono stati tra i primi nomi recentemente esposti in documenti giudiziari precedentemente sigillati che identificano soci del finanziere pedofilo e trafficante sessuale Jeffrey Epstein, morto suicida in una prigione statunitense nel 2019.

Sono stati nominati anche altri membri dell’élite internazionale, tra cui il principe Andrea britannico e il defunto Michael Jackson. Si prevede che verranno rilasciate più di 150 identità in totale. Naturalmente, fare nomi di per sé non costituisce un’accusa penale e mentre i media hanno corso con fervore orgasmico per sfruttare il potenziale tabloid della notizia, in realtà non stiamo parlando di rivelazioni scioccanti.

Dopotutto, in un mondo definito dal capitalismo patriarcale guidato dagli Stati Uniti – in cui le donne subiscono un particolare tipo di oggettivazione e mercificazione – non sorprende che coloro che sono al vertice della gerarchia approvino pienamente l’intero brutale accordo.

Prendiamo ad esempio Donald Trump, che ha affrontato ogni sorta di accuse di stupro e molestie sessuali e ha anche emesso a intermittenza commenti osceni su sua figlia, tra cui: “Se Ivanka non fosse mia figlia, forse uscirei con lei”. È così sorprendente, alla fine, che abbia avuto rapporti con gente del calibro di Epstein?

Nel frattempo, il nome di Bill Clinton appare non meno di 73 volte nei documenti rilasciati finora, inclusa la testimonianza della vittima di Epstein Johanna Sjoberg, secondo la quale Epstein una volta la informò che a Clinton “‘piacciono giovani’, riferendosi alle ragazze”.

Raccontaci qualcosa che non sapevamo.

In ogni caso, l’etica non è mai stata il punto di forza di nessun capo di stato di una superpotenza globale che da tempo si dedica, beh, a massacrare e a rendere la vita un inferno per le persone di tutto il mondo.

Da parte sua, il miliardario Thomas Pritzker dell’impero Hyatt Hotels risulta nei documenti giudiziari non sigillati come uno degli uomini che la vittima di Epstein Virginia Roberts Giuffre sarebbe stata costretta a prestare servizio. È anche uno “studioso dilettante della storia cinese”, secondo la sua biografia sul sito web dell’Aspen Institute con sede a Washington, DC – solo un altro supercapitalista affascinante e colto la cui esistenza si basa su una disuguaglianza paralizzante e su altre cose belle.

E poi, ovviamente, c’è l’avvocato penalista ed ex professore di diritto di Harvard Alan Dershowitz, che appare nei documenti come qualcuno che Epstein “ha richiesto” che una donna minorenne avesse rapporti sessuali con diverse volte, secondo le accuse della donna. Come riportato da Oltre La Linea il 4 gennaio, Dershowitz inoltre “ha svolto un ruolo significativo nella negoziazione di un accordo che prevedeva l’immunità dai procedimenti giudiziari federali nel distretto meridionale della Florida non solo per Epstein ma anche per ‘qualsiasi potenziale co-cospiratore di Epstein’, si legge nei documenti. Dire”.

Di tutti i contendenti presenti finora nella cosiddetta “lista Epstein”, il caso Dershowitz è forse quello più meritevole di considerazione in questo momento, dato che è stato potenzialmente scelto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per difendere Israele alla Conferenza internazionale. Corte di giustizia (ICJ) dell’Aia. Israele si presenterà davanti a tale tribunale per contestare l’accusa, mossa dal Sudafrica, di stare commettendo un genocidio nella Striscia di Gaza, dove l’esercito israeliano ha ucciso più di 22.000 palestinesi in meno di tre mesi.

In altre parole, il caso del “genocidio” è in teoria un gioco da ragazzi. Ma Dershowitz sembra essere specializzato in quel tipo di “diritto penale” che difende i criminali dai fatti e dalla logica.

Ha già brandito le sue credenziali oltre il fanatismo sionista in numerose occasioni – come durante la guerra israeliana in Libano dell’estate 2006 che uccise 1.200 persone in 34 giorni, la stragrande maggioranza delle quali civili. Una settimana dopo l’assalto, Dershowitz è apparso sulle pagine del Wall Street Journal in un appello intitolato “L’aritmetica del dolore”, in cui proponeva un “continuum di civiltà” per sostenere sostanzialmente che, contrariamente all’opinione internazionale, semplicemente non esistevano che ci siano molti “civili” in buona fede in posti come il Libano.

Nel “continuum” dersshowitziano, nemmeno le donne e i bambini potrebbero “sempre essere conteggiati come civili, come fanno alcune organizzazioni”. Tali nozioni torneranno senza dubbio utili nel caso in cui Dershowitz diventi davvero il volto di Israele alla Corte Internazionale di Giustizia.

Nel 2012, durante la breve offensiva israeliana del “Pilastro di difesa” nella Striscia di Gaza, Dershowitz ha rimproverato i media per non aver specificato che Israele commette solo “azioni lecite” mentre Hamas commette solo crimini di guerra. In questa particolare offensiva, Israele ha ucciso 87 civili palestinesi in otto giorni, tra cui 35 bambini e 14 donne – almeno dal punto di vista di quelli di noi che continuano a sottoscrivere il concetto di “civili”.

Passando rapidamente all’attuale genocidio, Dershowitz ha prevedibilmente criticato le “femministe radicali” per essere ossessionate dalla faccenda di Epstein piuttosto che per “condannare Hamas”.

A dire il vero, la lista di Epstein non è tanto uno shock quanto un promemoria che molti comportamenti orribili vengono tenuti dai poteri forti in un sistema malvagio in cui il dominio delle élite rimane al di sopra della legge. Ma man mano che la copertura tabloid continua, ricorda che questa non è affatto una novità.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Oltre La Linea.

Daniele Bianchi

Daniele Bianchi, nativo di Roma, è il creatore del noto sito di informazione Oltre la Linea. Appassionato di giornalismo e di eventi mondiali, nel 2010 Daniele ha dato vita a questo progetto direttamente da una piccola stanza del suo appartamento con lo scopo di creare uno spazio dedicato alla libera espressione di idee e riflessioni. La sua mission era semplice e diretta: cercare di capire e far comprendere agli altri ciò che sta effettivamente succedendo nel mondo. Oltre alla sua attività di giornalista e scrittore, Daniele investe costantemente nell'arricchimento della sua squadra, coinvolgendo professionisti con le stesse passioni e interessi.