Lungo le risaie di Porto Tolle in Veneto sono ben visibili le aree danneggiate dal sale che si infiltra nel terreno, causato sia dall’irrigazione diretta con acqua salmastra, sia dalla risalita di acqua salata dal sottosuolo.
Nel Delta del Po il problema è particolarmente grave perché i campi si trovano sotto il livello del mare, conseguenza di secoli di attività agricola, che ha lentamente abbassato il livello del terreno sottraendo terreno al mare.
La salinizzazione del terreno sta avendo un impatto catastrofico sull’agricoltura.
«Il limite di salinità per la distribuzione dell’acqua è di un grammo per litro», spiega Rodolfo Laurenti, vicedirettore del Consorzio Bonifica Delta del Po, l’ente regolatore regionale che garantisce la sicurezza idraulica del territorio veneto duramente colpito dal cuneo salino.
Il territorio del delta, essendo un’area bonificata sotto il livello del mare, è costituito da una vasta rete di canali d’acqua comunicanti, all’interno dei quali l’acqua deve essere continuamente drenata e convogliata lungo i canali, per evitare qualsiasi rischio di inondazione dell’intero territorio.
Per gestirlo, l’ente regolatore realizza opere di difesa idraulica, irrigazione e protezione ambientale. Sovrintende agli argini di protezione dalle inondazioni, ai sistemi di reti irrigue, alle lagune deltizie e agli sbocchi in mare e ai canali e alle strutture a servizio delle valli da pesca.
“Anche a Taglio di Po, città a 30 km dal mare Adriatico, la scorsa estate il [salination] il valore era 10 volte superiore”, spiega Laurenti.
Ciò rappresenta un serio problema per le colture: riso, mais, soia, altri cereali, foraggi e frutta. In due anni, la superficie coltivabile nel distretto del Polesine si è ridotta di oltre il 30 percento, secondo un rapporto del 2022 della Coldiretti, un’associazione di produttori agricoli.