I paesi africani devono far sentire la propria voce sull’estrazione mineraria in acque profonde

Daniele Bianchi

I paesi africani devono far sentire la propria voce sull’estrazione mineraria in acque profonde

Con la ripresa questa settimana presso l’Autorità Internazionale dei Fondali Marini (ISA) dei negoziati per l’adozione di norme e regolamenti per l’attività mineraria commerciale in acque profonde in acque internazionali, i paesi africani hanno un ruolo estremamente importante da svolgere per il futuro di questo settore e per la salute dei nostri oceani.

L’ISA, in quanto istituzione affiliata all’ONU, è stata fondata negli anni ’90 per garantire che i paesi in via di sviluppo traessero benefici finanziari dall’attività mineraria in acque profonde quando/se fosse iniziata, assicurando equità nei benefici derivanti dai beni comuni globali. Mentre questo dibattito procede, l’Africa si trova in un momento cruciale in cui le sue decisioni potrebbero influenzare profondamente la traiettoria di questa industria e la salvaguardia degli ecosistemi marini.

I sostenitori dell’industria sostengono che ci sono milioni di dollari da guadagnare dai minerali che si trovano nelle profondità marine. E attraverso meccanismi finanziari e di royalty ancora da definire presso l’ISA, i paesi africani potrebbero raccogliere enormi benefici finanziari ed economici.

Ma la nostra ricerca, che esamina il costo netto complessivo dell’attività mineraria in acque profonde per un’ampia gamma di soggetti interessati, tra cui società minerarie, investitori, paesi a basso reddito, stati sponsor e nazioni coinvolte nell’attività mineraria terrestre, ha portato alla luce una complessa rete di rischi e benefici.

Prove scientifiche sempre più numerose suggeriscono che l’attività mineraria avrebbe impatti devastanti sui fragili habitat dei fondali marini. Una singola operazione mineraria potrebbe scaricare enormi pennacchi di sedimenti, influenzando significativamente la penetrazione della luce e l’ossigenazione dell’acqua, disperdendo tossine e radioattività. Il prezzo del danno ecologico irreversibile potrebbe essere sbalorditivo, stimato potenzialmente in grado di superare l’intero budget della difesa globale di circa 2 trilioni di dollari.

E mentre le aziende private (e i paesi che sponsorizzano le loro attività minerarie) sono destinate a trarre profitti a breve termine dall’impresa, i rischi incombenti del modello di business, le minacce di contenzioso e le sfide tecnologiche sollevano seri dubbi sui suoi benefici economici a lungo termine. Mentre nuovi dati continuano a emergere, dobbiamo includere i costi dei danni potenzialmente irreversibili causati dall’attività mineraria nel nostro calcolo, soprattutto perché l’umanità si trova ad affrontare una tripla crisi planetaria di cambiamento climatico, perdita di biodiversità e inquinamento.

Inoltre, nuove tecnologie, processi efficienti in termini di risorse, modelli di economia circolare e pratiche di estrazione mineraria responsabili potrebbero ridurre significativamente, o eventualmente eliminare, la necessità di estrazione mineraria in acque profonde. Abbiamo scoperto che tecnologie e misure già collaudate potrebbero ridurre la domanda dei minerali sopra menzionati di circa il 58 percento.

A complicare ulteriormente il panorama ci sono possibili scontri con le nazioni minerarie terrestri, dove un improvviso aumento dell’offerta potrebbe far diminuire i prezzi di mercato ed erodere i profitti. Tali implicazioni richiedono un meccanismo di compensazione equo, sottolineando le responsabilità più ampie degli enti regolatori come l’ISA nel garantire equità e sostenibilità.

Alla luce delle crescenti preoccupazioni circa il potenziale impatto dell’attività mineraria sui fragili ecosistemi delle profondità marine e sui veri costi delle operazioni, un movimento internazionale, sostenuto da numerose nazioni ad alto e basso reddito, come Figi, Messico, Palau, Canada, Brasile e Svezia, tra le altre, organizzazioni per la conservazione, entità finanziarie e leader aziendali, chiede una moratoria immediata o una pausa precauzionale sull’attività mineraria in acque profonde finché una ricerca scientifica completa non possa valutare accuratamente l’impatto ambientale dell’attività e i rischi per gli ecosistemi delle profondità marine e per l’oceano in senso più ampio. Sfortunatamente, ad oggi, nessuno stato africano supporta una moratoria o una pausa precauzionale.

Per l’Africa, le implicazioni dell’estrazione mineraria in acque profonde sono profonde. I paesi devono soppesare i discutibili guadagni economici a breve termine rispetto al potenziale danno ecologico a lungo termine. In definitiva, i minerali che giacciono sul fondale marino internazionale appartengono a tutta l’umanità in quanto patrimonio comune dell’umanità e sollevano questioni fondamentali sulle nostre responsabilità etiche. Il prezzo per il nostro pianeta e i suoi ecosistemi potrebbe benissimo superare di gran lunga i benefici economici a breve termine, costringendoci a salvaguardare il delicato equilibrio dei nostri oceani e della natura.

Il dibattito sull’estrazione mineraria in acque profonde continuerà, ma man mano che emergono nuovi dati e prospettive, i paesi africani devono far sentire la propria voce su questa questione critica. Il tempo stringe e le decisioni che prendiamo oggi avranno un profondo impatto sul futuro del nostro pianeta e sul benessere delle generazioni a venire.

Le opinioni espresse in questo articolo appartengono all’autore e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Oltre La Linea.

Daniele Bianchi

Daniele Bianchi, nativo di Roma, è il creatore del noto sito di informazione Oltre la Linea. Appassionato di giornalismo e di eventi mondiali, nel 2010 Daniele ha dato vita a questo progetto direttamente da una piccola stanza del suo appartamento con lo scopo di creare uno spazio dedicato alla libera espressione di idee e riflessioni. La sua mission era semplice e diretta: cercare di capire e far comprendere agli altri ciò che sta effettivamente succedendo nel mondo. Oltre alla sua attività di giornalista e scrittore, Daniele investe costantemente nell'arricchimento della sua squadra, coinvolgendo professionisti con le stesse passioni e interessi.