La piramide dell’odio di Laura Boldrini
In un paese nel quale occorrono oltre seicento giorni per approvare una qualsiasi legge, quattordici mesi per la redazione di un documento di 12 (dodici) pagine dalla dubbia utilità ma con allegate simpatiche e indubbiamente esplicative infografiche gialle su sfondo rosso sembra quasi un risultato degno di nota. Ecco dunque che nella giornata di ieri, in pompa magna, è uscita l’ultima fatica della “Commissione Jo Cox su fenomeni di odio, intolleranza, xenofobia e razzismo” intitolata “La piramide dell’odio in Italia“. (1)
Somma sacerdotessa della suddetta piramide è, già l’avrete immaginato, la Presidente della Camera Laura Boldrini coadiuvata da una schiera di deputati e deputate di varia estrazione politica, un rappresentante dell’ISTAT, uno dell’UNHCR e diversi rappresentanti di varie sigle – ARCI, Amnesty, Human Rights Watch, eccetera -, ventotto persone in tutto. Incuriosisce la presenza della deputata ex PD ex montiana ex CD ex UDC ora gruppo misto Paola Binetti, affiliata all’Opus Dei e nota per le sue posizioni sull’omosessualità molto poco in sintonia con i soggetti sopra elencati: ha sostenuto difatti che l’omosessualità sia una “devianza della personalità” e che “tendenze gay fortemente radicate possano portare alla pedofilia”. Non esattamente opinioni nello spirito della Commissione, né nello spirito del buonsenso. Sorvolando su questo dettaglio, passiamo alle infografiche ed esaminiamo quali risultati sono stati con immensa fatica ottenuti, tenendo bene a mente quali sono le “richieste del paese” che a giugno la Presidente Boldrini aveva indicato (2) prima della fine della legislatura.
Senza esaminare ogni quisquilia della relazione, scorriamo velocemente le infografiche – prive di fonte e senza approfondimento alcuno, ma non eravamo in tempi di lotta per le fake news? – per scoprire che, attenzione, “il 15.8% delle donne ha subito discriminazioni nella scuola”, “40.3% delle persone LGBTI è stato discriminato nel corso della vita”, “i siti razzisti sul web sono aumentati esponenzialmente negli ultimi anni”, eccetera. Non sono per forza dati falsi, ma sono trattati come al solito con estrema leggerezza e termini come “discriminazione“, nel linguaggio vacuo delle statistiche, possono significare tutto e l’esatto contrario (3).
Il lato buffo è che queste statistiche possono essere girate a svantaggio della signora Boldrini in una ipotetica “piramide dell’amore”: dire che “il 20% degli italiani pensa che gli uomini siano dirigenti di impresa e leader politici migliori delle donne” significa che, per inverso, l’80% non lo pensa. Dire “il 20% degli italiani ritiene poco o per niente accettabile avere un collega, un superiore o un amico omosessuale” significa che l’80% degli italiani non lo ritiene. L’odio è nell’occhio di chi guarda? Marcello Foa, nel suo articolo a riguardo, commenta sardonico “mi aspettavo dati scioccanti su un’Italia intollerante e razzista. E invece esce il quadro di un Paese tollerante“. (4)
Esaminiamo invece nel dettaglio il secondo paragrafo, quello di nostro maggiore interesse: “Nei confronti degli immigrati, dei rom/sinti o per credo religioso”. L’Ignorance Index di IPSOS MORI (si chiama proprio così: indice di ignoranza) riporta secondo i quali “il 56.4% degli italiani ritiene che un quartiere si degrada quando ci sono molti immigrati”, “il 35% pensa che gli immigrati tolgano lavoro agli italiani”, “il 65% degli italiani (contro il 21% dei tedeschi, il perché di questo confronto è ignoto) pensa che i rifugiati siano un peso perché godono dei benefitis sociali e del lavoro degli abitanti, mentre il 59% in Germania (di nuovo) pensa che rendano il Paese più forte con il loro lavoro (solo il 31% in Italia)”.
Perché statistiche del genere siano frutto di “ignoranza” anziché di evidente disagio percepito causato una immigrazione fuori controllo (oltre 65.000 sbarchi da gennaio a giugno in Italia, secondo SkyTG24) (5) non ci è dato sapere. Per controanalizzarle, visto che il rapporto prende l’esempio della Germania come modello virtuoso, noi prendiamo invece come dato di paragone un paese che da sempre è indicato come il paradiso socialdemocratico e l’indubbio non-plus-ultra del credo boldriniano: la Svezia. Il quartiere-ghetto Rinkeby, tristemente famoso per le soventi attività di devastazione da parte dei suoi abitanti, vede al suo interno una popolazione di 20.000 abitanti della quale la parte non-autoctona è pari al 90%, al punto che nel quartiere, ribattezzato “piccola Mogadiscio”, è nata una lingua tutta sua: lo “Rinkeby Swedish”, uno slang tra lo svedese e varie lingue straniere. Le etnie prevalenti sono irachene, iraniane, somale e turche. L’abitato è considerato ufficialmente dalla polizia una “no-go zone”, un quartiere dove nemmeno per le forze dell’ordine è sicuro entrare. Dunque, un centro abitato si degrada quando la presenza di immigrati è soverchiante? Sì.
Rinkeby è una zona pericolosa per le donne (6), pattugliata da ronde di teppisti appartenenti alla piccola e grande attività criminale che prendono di mira anche poliziotti, ambulanze e perfino postini; un quartiere talmente pericoloso che tutti i nuovi progetti immobiliari per la zona sono stati rimandati o annullati in quanto la sicurezza degli addetti ai lavori non può essere garantita. Inutile dire che il valore degli immobili nella zona è irrimediabilmente crollato. Rinkeby è un caso isolato e magari estremo? In Svezia la polizia ha indicato nel 2016 ben 15 di queste “no-go zones”, assieme ad altre 38 “zone esposte”.
Gli immigrati tolgono lavoro? Sostenere ciò non è preciso, ma nemmeno troppo errato. Se nei lavori più specializzati la concorrenza della manodopera a basso costo si sente meno, in quelli meno specializzati si fa sentire pesantemente. Il ragionamento di fondo è sempre lo stesso: perché prendere qualcuno per X al mese quando la stessa persona con le stesse mansioni mi costa Y, e non ha tutte queste richieste di diritti sul lavoro? Riporta di nuovo il fisco svedese come solo il 60% degli immigrati nel paese trovi lavoro entro i primi sette anni di permanenza, e spesso ripieghi su lavori in nero. I lavoratori illegali, scrive sempre il governo scandinavo, contribuiscono a spingere verso il basso le retribuzioni medie; per la precisione la perdita per il fisco è stata pari a 7,8 miliardi di Euro in meno nel 2015, il 4% delle entrate. Sono attualmente tra i 30.000 e i 50.000 i lavoratori illegali in Svezia nei settori di edilizia, ristorazione, trasporti e alberghi. (7) Quindi, il timore non è infondato.
L’ultimo dato sui benefit è piuttosto fallace in quanto la definizione “rifugiati” del report della Camera non distingue – furbescamente – tra i rifugiati veri e propri, attualmente tra il 2 e il 5 per cento degli sbarcati totali, e gli immigrati economici. Da questo punto di vista si potrebbe obiettare quanto quello dell’accoglienza sia divenuto un business proficuo per molte cooperative, talora in mano ad attività criminali, e questo dato è ormai incontrovertibile seppur casualmente dimenticato dall’armata Jo Cox. (8)(9)
Passiamo alla avversione per i rom/sinti che “sebbene spesso di nazionalità italiana da molte generazioni sono percepiti come i più stranieri/estranei di tutti”. La situazione dei romanì in Italia è delicata e sfocia sovente in discussioni di bassa lega e criminalizzazioni/assoluzioni verso l’intera etnia. Il “Rapporto conclusivo dell’indagine sulla condizione di Rom, Sinti e Caminanti in Italia”(10), stilato nel 2011, è certamente il report più chiaro e neutrale. In Italia ci sono circa 40.000 persone nei campi, a Roma ne vivono oltre 7.000, l’80% delle quali all’interno di insediamenti abusivi nei quali “manca acqua corrente, fognatura, illuminazione e riscaldamento, e le condizioni igieniche e sanitarie sono molto precarie”, quelli che di recente il sindaco di Roma Virginia Raggi ha definito non a torto “i mangiatoi della mafia”.
Che un pregiudizio totalizzante verso un gruppo sia sempre errato in quanto stigmatizza anche soggetti innocenti è indubbio, ed è indubbio anche che purtroppo molti soggetti di etnia romanì siano protagonisti di atti di piccola e grande criminalità. Il giornalista Andre Palladino ha condotto una profonda inchiesta sulla presenza dei clan mafiosi sinti nella capitale. (11)
Potremmo dilungarci e sezionare ogni singola virgola, paragrafo e punto di sospensione -non ci richiederebbe, statene certi, quattordici mesi-, ma divertiamoci ancora un attimo leggendo le “Raccomandazioni della commissione”. Ordunque: “promuovere una strategia nazionale per contrastare l’odio in tutte le sue forme”, “esigere l’autoregolazione delle piattaforme al fine di rimuovere l’hate speech online”, “rafforzare il mandato dell’UNAR in direzione di una maggiore autonomia”. Tradotto, MINCULPOP: controllo governativo sulla libertà di stampa e di parola. “Sostenere e promuovere blog e attivisti no hate o testate che promuovono una contronarrazione”.
Che bello, centinaia di piccoli Saverio Tommasi pagati dallo Stato. E in ultimo, reggiamoci forte: “approvare alcune importanti proposte di legge all’esame delle Camere, tra cui quelle sulla cittadinanza”. Eh figuriamoci se non tiravano in ballo lo ius soli, della quale la Nostra è principale sponsor, e perché no anche una bella legge sull’antifascismo. Ne abbiamo discusso ad nauseam, non dilunghiamoci. Possiamo concludere che la piramide anche stavolta ha partorito un topolino, volto non a redigere un quadro chiaro del paese ma squisitamente ad uso e consumo degli attuali progetti boldriniani.
1) http://www.camera.it/…/file_pdfs/000/007/099/Jo_Cox_Piramid…
2) https://oltrelalinea.news/…/le-assurde-priorita-della-b…/
3) https://oltrelalinea.news/…/time-sei-miti-femministi-du…/
4) http://blog.ilgiornale.it/…/cara-boldrini-giu-le-mani-dall…/
5) http://tg24.sky.it/…/20…/06/12/migranti-sbarchi-sicilia.html
6) https://oltrelalinea.news/…/linferno-di-rinkeby-in-svez…/
7) http://it.ibtimes.com/svezia-il-lavoro-nero-degli-immigrati…
8) http://espresso.repubblica.it/…/ndrangheta-arrestati-i-ras-…
9) http://www.lasicilia.it/…/catania-si-accaparravano-i-minori…
10) http://www.ilfattoquotidiano.it/…/sintesi-rapporto-conclusi…
11) http://gds.it/…/palladino-i-clan-degli-zingari-in-forte-as…/
(di Federico Bezzi)