I forni di Assad? L’ennesima fake news di un Occidente che annaspa

Alcune settimane fa, Amnesty International pubblicava un rapporto in cui il governo siriano veniva accusato di aver impiccato tra i 5.000 e 13.000 prigionieri nella prigione militare Saydnaya, a nord di Damasco. La prova di tale affermazione, come riportavamo all’epoca, è fragile, basata sul sentito dire di persone anonime al di fuori della Siria. I numeri stessi sono estrapolazioni che nessun scienziato o giudice accetterebbe mai. Il report è stato scritto in stile fiction dal primo all’ultimo paragrafo.

I testimoni sono, infatti, esponenti dell’opposizione ed “ex” funzionari che non vivono più nel Paese. Alcuni sarebbero stati intervistati in Siria a distanza ma non è chiaro se essi vivano nelle aree controllate dai ribelli o meno. I numeri che Amnesty fornisce sono vaghi e inaffidabili. Nessuno è documentato in liste o cose simili. Un report, insomma, basato sul nulla, senza dei reali riscontri e su cui si è costruita una narrazione che non fornisce certezze.

Ora il Dipartimento di Stato americano fa suo quel rapporto così lacunoso e lancia nuove incredibili e roboanti accuse: come ha affermato dal portavoce del Dipartimento di Stato in conferenza stampa, per cancellare le prove dello sterminio, all’interno dell’istituto un edificio sarebbe stato adibito a crematorio. A corredo, sono state mostrate delle fotografie satellitari che individuerebbero tale costruzione. Reductio ad Hitlerum, dunque, secondo la miglior tradizione narrativa dell’élite guerrafondaia occidentale.

E’ accaduto con Saddam Hussein e le armi di distruzione di massa che non esistevano; è successo con Muhammar Gheddafi e le fantomatiche fossi comuni, salvo poi scoprire che si trattò di una clamorosa bufala. Il primo intervento militare spianò la strada per la nascita di Daesh. Il secondo ha cancellato non solo Gheddafi, ma l’intera Libia dalle cartine geografiche. Chi mentì allora vuole convincerci oltre ogni ragionevole dubbio che Bashar al-Assad, nonostante stia vincendo la guerra, debba essere eliminato. Ad Ogni costo. Fallita la strada della sedicente “rivoluzione” contro il regime – con ampio uso di jihadisti e tagliagole provenienti da tutto il mondo coperti dai petroldollari del Golfo – ora si ritenta, per l’ennesima volta, l’arma della propaganda. Ma veniamo al dunque.

 Come sottolinea Moon of Alabama, se ci fosse stato un forno crematorio in quel carcere, com’è possibile che nessuno dei testimoni interpellati da Amnesty non ne abbia parlato nel famoso rapporto? Quei testimoni, secondo la stessa Amnesty, sono stati in quella prigione e ne conoscono tutti i minimi dettagli. Hanno affermato che i corpi sono stati sepolti in fosse comuni. Perché nessuno ne ha fatto menzione?

Venendo poi alle immagini. Come dimostra L’antidiplomatico in questo articolo, l’edificio individuato come potenziale forno crematorio esisteva già nel 2006. Guardare la data per credere.

In una dichiarazione rilasciata all’agenzia di stampa Sana, una fonte ufficiale del governo di Damasco ha bollato le accuse di omicidi di massa come “una nuova storia di Hollywood. Queste nuove accuse fanno parte della strategia di fabbricare menzogne e false prove, com’è costantemente stato fatto dalle amministrazioni Usa, con l’obiettivo di giustificare politiche di aggressione contro stati sovrani”.

(di Roberto Vivaldelli)