La solitudine è una minaccia per la salute globale e un fallimento politico

Daniele Bianchi

La solitudine è una minaccia per la salute globale e un fallimento politico

In tutto il mondo, una minaccia invisibile sta aumentando il rischio di malattia, accorciando la vita e sfilando il tessuto delle nostre comunità. La disconnessione sociale – quando una persona non ha un contatto sociale sufficiente, si sente non supportata nelle loro relazioni esistenti o sperimenta connessioni negative o tese – è un pericolo sempre più grave ma spesso trascurato per la salute e il benessere. Esistono diverse forme di disconnessione sociale, tra cui la solitudine e l’isolamento sociale.

Oggi quasi una persona su sei segnala a livello globale sentirsi soli. Tra gli adolescenti e i giovani adulti e le persone che vivono in paesi a basso reddito, il tasso è ancora più alto. Ma la solitudine e l’isolamento sociale non sono solo stati emotivi, ma possono essere letali. Secondo un recente rapporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), dal 2014 al 2019, la solitudine è stata associata a oltre 871.000 morti ogni anno, equivalenti a 100 decessi all’ora. Ora abbiamo prove inconfutabili che la salute sociale – la nostra capacità di formare e mantenere connessioni umane significative – è altrettanto essenziale per il nostro benessere quanto la salute fisica e mentale. Eppure troppo a lungo, è stato ignorato sia dai sistemi sanitari che dai politici.

Il rapporto della commissione di Who’s Commission arriva un mese dopo che l’Assemblea mondiale della salute ha adottato la prima risoluzione in assoluto sulla connessione sociale. Il rapporto segna una svolta per questa grave minaccia per la salute globale ed evidenzia la necessità di una leadership e un’azione decisive. Il rapporto della Commissione traccia un chiaro percorso in avanti con le strategie basate sull’evidenza per invertire questo flagello e rafforzare i legami che consentono a individui e società di prosperare.

Gli umani sono cablati per la connessione. Sin dai nostri primi anni, le relazioni modellano il nostro cervello, le nostre emozioni e le nostre possibilità di vivere una vita sana. Al contrario, la disconnessione, attraverso la solitudine o l’isolamento sociale, può avere impatti devastanti: aumenta il rischio di malattie cardiache, ictus, depressione, ansia, demenza e morte prematura. Può anche provocare prestazioni scolastiche e prestazioni lavorative e costi e società miliardi all’anno.

Ma la buona notizia è che esistono soluzioni. Il rapporto della Commissione delinea gli interventi che funzionano – dalle politiche nazionali e ai programmi della comunità alle campagne e alle strategie di supporto individuali. Sottolinea una serie di esempi di successo: supporto peer-to-peer per gli anziani a basso reddito in Sudafrica; “Prescrizione sociale” delle attività agli adulti più anziani in Corea del Sud, come la musica, la narrazione, il giardinaggio e i gruppi di auto-aiuto; integrare la connessione sociale in una più ampia politica di sviluppo in Djibouti; incorporare come parte dell’invecchiamento delle politiche in Albania e nella politica di salute mentale in Spagna; stabilire strategie nazionali dedicate in paesi come Danimarca, Germania, Giappone, Finlandia, Paesi Bassi e Svezia; e campagne per incoraggiare piccoli atti di gentilezza in Australia, Gran Bretagna e Stati Uniti.

Chiediamo a tutti i paesi di dare la priorità alla connessione sociale.

Non si tratta solo di salute personale e benessere. È anche una pietra miliare della prosperità economica, della resilienza nazionale e della coesione sociale. Le società che favoriscono la fiducia e la connessione sono più innovative, più sicure e in grado di rispondere alle crisi. La pandemia di Covid-19 portò questa verità in un netto sollievo. Man mano che i blocchi forzavano la separazione fisica, il bisogno umano di connessione divenne inconfondibile – e così anche i costi della sua assenza.

La Commissione dell’OMS propone una tabella di marcia globale costruita attorno a cinque pilastri chiave: politica, ricerca, interventi, misurazione e coinvolgimento.

Le azioni chiave che richiedono sono di sviluppare politiche nazionali che integrano la connessione sociale nelle agende per la salute, l’istruzione e il lavoro; investire nella ricerca per capire meglio cosa funziona; Aumentare gli interventi culturalmente rilevanti ed economici; Raccogliere dati migliori per tracciare il problema e misurare i progressi; e costruire un movimento globale per cambiare gli atteggiamenti e ridurre lo stigma.

È fondamentale che questo movimento includa le voci di coloro che hanno sopportato il dolore della solitudine e dell’isolamento sociale mentre comprendono come sono le vere soluzioni.

Come leader, non possiamo permetterci di rimanere passivi. Ogni giorno ritardiamo è un altro giorno di potenziale perso, sofferenza inutile e morte prevenibile. Ma se agiamo audacemente, in modo collaborativo e compassionevole e su larga scala, possiamo costruire società più sane, più connesse e più resilienti.

La salute sociale non è un lusso. È un bisogno umano. E ora, più che mai, deve essere una priorità politica.

Le opinioni espresse in questo articolo sono proprie e non riflettono necessariamente la posizione editoriale di Oltre La Linea.

Daniele Bianchi

Daniele Bianchi, nativo di Roma, è il creatore del noto sito di informazione Oltre la Linea. Appassionato di giornalismo e di eventi mondiali, nel 2010 Daniele ha dato vita a questo progetto direttamente da una piccola stanza del suo appartamento con lo scopo di creare uno spazio dedicato alla libera espressione di idee e riflessioni. La sua mission era semplice e diretta: cercare di capire e far comprendere agli altri ciò che sta effettivamente succedendo nel mondo. Oltre alla sua attività di giornalista e scrittore, Daniele investe costantemente nell'arricchimento della sua squadra, coinvolgendo professionisti con le stesse passioni e interessi.