Milioni di persone in tutta l’Africa meridionale soffrono la fame a causa di una siccità storica, rischiando una catastrofe umanitaria su vasta scala, hanno avvertito le Nazioni Unite.
Lesotho, Malawi, Namibia, Zambia e Zimbabwe hanno tutti dichiarato lo stato di disastro nazionale negli ultimi mesi poiché la siccità ha distrutto raccolti e bestiame. Anche l’Angola e il Mozambico sono gravemente colpiti, ha affermato in un briefing il Programma alimentare mondiale (WFP) delle Nazioni Unite, avvertendo che la crisi dovrebbe aggravarsi fino ai prossimi raccolti di marzo o aprile del prossimo anno.
“Una siccità storica – la peggiore crisi alimentare mai vista – ha devastato più di 27 milioni di vite in tutta la regione”, ha affermato il portavoce del WFP Tomson Phiri. “Circa 21 milioni di bambini sono malnutriti.
“Ottobre nell’Africa meridionale segna l’inizio della stagione magra e si prevede che ogni mese sarà peggiore del precedente fino ai raccolti del prossimo anno, a marzo e aprile. I raccolti sono falliti, il bestiame è morto e i bambini sono fortunati a ricevere un pasto al giorno”.
Decine di milioni di persone nella regione dipendono dall’agricoltura su piccola scala irrigata dalla pioggia per il loro cibo e per guadagnare denaro per acquistare provviste.
Le agenzie umanitarie avevano avvertito di un potenziale disastro alla fine dello scorso anno, quando il fenomeno meteorologico El Niño aveva portato a precipitazioni inferiori alla media in tutta la regione. Il suo impatto è stato ulteriormente intensificato dall’aumento delle temperature legato al cambiamento climatico.
A luglio, un funzionario delle Nazioni Unite ha affermato che si è trattato della peggiore siccità che abbia colpito la regione in un secolo. Ha spazzato via il 70% del raccolto in Zambia e l’80% in Zimbabwe, ha detto Lola Castro, direttore regionale ad interim del WFP per l’Africa meridionale.
La mancanza di pioggia ha anche ridotto la capacità idroelettrica della regione, portando a gravi tagli di elettricità, mentre Zimbabwe e Namibia hanno annunciato abbattimenti di fauna selvatica per alleviare la pressione sulle risorse.
Le autorità della Namibia e dello Zimbabwe sono ricorse all’uccisione di animali selvatici, compresi gli elefanti, per fornire carne alle persone affamate.
Gli scienziati affermano che l’Africa sub-sahariana è una delle parti del mondo più vulnerabili ai cambiamenti climatici a causa della sua elevata dipendenza dall’agricoltura alimentata dalla pioggia e dalle risorse naturali. Milioni di mezzi di sussistenza africani dipendono dal clima, mentre i paesi poveri non sono in grado di finanziare misure di resilienza climatica.
Gli esperti hanno anche avvertito che la siccità indotta dai cambiamenti climatici e l’irregolarità delle precipitazioni stanno influenzando negativamente la resa, lo sviluppo, il gusto e i periodi di raccolto di varie colture.