L’insegnamento di Ezra Pound a 45 anni dalla sua morte

Metafisica e modernismo. Ruralismo, anticapitalismo e culto della civiltà greco-romana. Scontato che un popolo fondamentalmente ignorante come quello statunitense non capisse assolutamente nulla del pensiero di un gigante quale fu Ezra Pound, scomparso a Venezia il 1 novembre 1972, e abbia preferito rinchiuderlo in un manicomio criminale per oltre 13 anni.

Se non ci fosse stato cotanto oscurantismo attorno alla sua figura, a Washington avrebbero trovato in essa le risposte profetiche dopo la crisi dovuta al fallimento della Lehman Brothers nel 2008: economia che si separa dai meccanismi della realtà, sistema bancario che da strumento di mercato si fa signore di esso.

Il bisogno vitale e a tratti bramoso, nella mente di Ezra Pound, di porre un collegamento tra il sistema economico e il contesto sociale trova concretizzazione nella sovranità monetaria, applicata con successo da Adolf Hitler nel 1939 mediante la nazionalizzazione della banca centrale (Nationalisierung der Reichsbank).

Nella teoria economica poundiana presentata a Benito Mussolini nel 1933 a Palazzo Venezia, la moneta sovrana è di vitale importanza perché unico mezzo che avrebbe scalfito l’egemonia del sistema bancario e meccanismi usurai annessi.

Ezra Pound non era un economista, ma un poeta, non inetto tantomeno succube del periodo storico e del corso degli eventi, i quali non avrebbero potuto essere pienamente compresi se prima non si fosse attuata un’analisi del sistema economico vigente e delle forze motrici che lo alimentano.

Utopie e visioni gerarchiche della società caratterizzano il suo pensiero, che  non minassero assolutamente l’uguaglianza delle classi sociali, al contrario della ultracentenaria visione liberal-borghese, contro la quale si scaglió fino alla fine dei suoi giorni. Ezra Pound, l’anarchico libero nello spirito perché mai asservito a nessun pensiero unico. Il genio proibito.

(di Davide Pellegrino)