Ridicolo femminismo di Grasso sull’omicidio di Foggia: la risposta di una donna

Pietro Grasso, presidente del Senato, chiede scusa – da parte di tutti gli uomini – a Nicolina, la ragazzina uccisa a Foggia. “È colpa nostra, di noi uomini..”

Io penso a mio padre, a mio marito, a mio fratello e a mio figlio e dico che queste sono baggianate. Pietro Grasso si scusi piuttosto come ex magistrato, per tutti quegli assassini, stupratori, ladri e delinquenti a piede libero che devastano la vita delle persone – donne e uomini – che ancora in questo benedetto Paese cercano di condurre una vita nel rispetto di quelle leggi che sembrano invece fatte apposta per fotterli.

Chieda scusa come uomo delle istituzioni, per la ragazzina uccisa da uno segnalato alle forze dell’ordine e ai servizi sociali, ma a piede libero. Chieda scusa come esponente del governo per le vittime del branco di Rimini che in Italia non dovevano manco starci. Si ricordi, da magistrato quale è, che la responsabilità penale è personale e non la si può estendere ad un intero Paese, o alla metà che urina in piedi, per la sola appartenenza al genere che – in questo caso – non ha stranamente nulla di “fluido” o discrezionale.

E come uomo, abbia il coraggio di rivolgersi alle donne, di smetterla di compatirle come subumane, bisognose di tutela e protezione speciali e ricordi loro che hanno una responsabilità verso se stesse e verso i loro figli. Che non devono mettersi in casa un cane morto violento e pericoloso per paura di star sole o con l’illusione di “cambiarlo con il loro ammmore”. Non bastasse l’orrore di quello che è successo a Foggia, queste dichiarazioni aggiungono il carico da novanta del grottesco e dell’ipocrisia e la puzza immonda della strumentalizzazione.

Attendiamo anche le scuse, il rammarico e il mea culpa contrito di qualcuno, per il 65enne sfrattato e senza luce che si è impiccato ieri a  Parma, dagli scranni maledetti da cui decretano la nostra agonia, giorno dopo giorno.

(di Federica Poddighe)