Assad: “Senza i cristiani la Siria non esisterebbe”

“I cristiani non sono ospiti o uccelli migratori. Sono qui dalle origini della nazione e senza di loro la Siria non esisterebbe”, sono queste le dichiarazioni rilasciate da Bashar al-Assad nella giornata di ieri durante l’incontro, a Damasco, con una delegazione parlamentare italiana presenziata dal capogruppo di Forza Italia al Senato, Paolo Romani.

E’ una verità incontestabile: la Siria, culla dell’Eufrate, dei primi alfabeti e di antiche civilità, è anche crogiolo del Cristianesimo per la prossimità di Damasco con la Palestina e Gerusalemme e la presenza di luoghi simbolici di tale credo. Basti pensare al Sacrario di San Giovanni Battista nella Moschea degli Ommayadi, a San Simeone, luogo di riferimento per gli stiliti, oppure Santa Tecla a Maaloula, cittadella divenuta tristemente famosa, nel 2013, per il massacro e la distruzione parziale del patrimonio culturale perpetrati dai miliziani qaedisti di Jabhat al-Nusra.

Qui si respira storia, in quanto è l’unico luogo al mondo dove si parla ancora l’aramaico antico, la lingua di Gesù di Nazareth. La conformazione geografica di questa piccola cittadella di epoca romana, caratterizzata da caverne ed elementi naturali quali sorgenti d’acqua, ha favorito l’insediarsi di luoghi di culto sin dall’età antica. Con l’urbanizzazione e la costruzioni di reti stradali, come quella che collega Homs alla capitale, infatti, vennero alla luce Qara, Yabroud, Nabuk e Saydnaya, quest’ultima particolarmente famosa.

Fu qui, luogo di pellegrinaggio per molti cristiani, che Bashar al-Assad si recò nel Natale del 2016. Con moglie e figli al seguito, ne approfittò per visitare il Monastero di Nostra Signora, costruito nel V secolo, appartenente al Patriarcato Ortodosso di Antiochia con sede a Damasco e baluardo di resistenza durante la fallita occupazione da parte delle milizie del Free Syrian Army, coordinate dai Fratelli Musulmani, nei primi mesi della quasi ormai settennale guerra per procura.

Accanto alla città, fanno da sfondo innumerevoli villaggi di piccole comunità sunnite, dove i canti dei muezzin dai minareti si mescolano alle campane che danno inizio alla Santa Messa. Stralci di multiconfessionalità siriana, con la sua tolleranza civile e religiosa, ancora integri dopo la furia distruttrice dell’imperialismo occidentale.

(di Davide Pellegrino)