Il terrorismo dilaga, ma Gentiloni insiste sullo ius soli

Quella dello Ius Soli è una battaglia politica senza senso alcuno. Sia che possegga la cittadinanza o il permesso di soggiorno, il bambino, piuttosto che l’extracomunitario, gode degli stessi identici diritti in termini di salute e così via, come sancito dalla “Costituzione più bella del mondo”.

Il fine è solo elettorale; il PD, con Paolo Gentiloni in testa nei giorni scorsi, è tornato ad accelerare i tempi e battersi fervidamente perché, alla luce della perdita di consensi tra gli autoctoni, necessita di un nuovo bacino di elettori che, essendo spaventato da “populismi” e forze “reazionarie”, gli garantirà supinamente la preferenza ai programmi politici concepiti.

I Dem nostrani hanno visto benissimo il ruolo dei “francesi da Ius Soli” nel trionfo di Emmanuel Macron a maggio di quest’anno e, in poche parole, non vogliono perdere la grande occasione. È bene che si sappia: nessun diritto fondamentale, in Italia, viene negato; tutto questo al netto dell’attuale legislazione in materia che garantisce la cittadinanza al raggiungimento della maggiore età o, comunque, dopo 10 anni di soggiorno nel nostro Paese.

In un contesto globale affetto dal terrorismo di matrice islamica a cadenza quasi settimanale – un attentato ogni 7 giorni – l’iter per l’ottenimento della cittadinanza deve essere più ferreo e severo e seguire, perché no, il modello russo. In Russia, i richiedenti della cittadinanza, aventi diritto a farlo, vengono sottoposti a duri test di conoscenza di lingua, storia, cultura generale e fondamenti della legislazione russa. In caso di fallimento non viene ottenuta.

Va poi sottolineato il problema della mancata integrazione degli immigrati di seconda generazione, come ovunque anche da noi – le varie gang latinos nel milanese lo dimostrano – sempre più restii ad integrarsi.

No, quindi, allo Ius Soli, strumento di trasformazione di un popolo e della sua identità in masse informi.

(di Davide Pellegrino)