Tutte le discussioni all’interno del Front National

Marine Le Pen balla da sola. Ma balla, e il ritmo è sempre più movimentato. ll giorno dopo, il tempo delle analisi dopo mesi di lotta, comizi, mani tese a sinistra, svolte golliste e tutto quello che rimane, sa di resa dei conti e ha risvolti più o meno tragici: le dimissioni di Marion Le Pen, già anticipate lunedì da un contatto FN di Oltre la Linea, che parlava di “scissione o dimissioni. Marion non vuole lo scioglimento di FN ma neanche essere l ’emissaria del nonno, la serpe in seno di Marine”.

Alla fine sono arrivate le dimissioni, ma le acque non si sono calmate affatto. Lo scioglimento del Fronte Nazionale è un dato di fatto, già da tempo. Durante la campagna elettorale erano spariti nome e fiamma, sostituite da rosa blu e lo slogan ” in nome del popolo”.

Ed è qui che ci viene in aiuto di nuovo il contattato del Front, che a febbraio ci illustrò la mappa del voto degli immigrati al partito: “La situazione è questa: si parla di una svolta più repubblicana che tende ad avvicinare l’elettorato del centro destra, il nuovo nome potrebbe essere Movimento repubblicano di rinascita, una scelta avversa alla base che già rimprovera una svolta moderata durante il ballottaggio”.

Del resto non sono pochi quelli che lamentano l’atteggiamento quasi rassegnato adottato da “Blue Marine”  proprio nelle settimane precedenti al ballottaggio, i suoi passi indietro sull’euro, la confusione dimostrata sulla “doppia circolazione”, l’incapacità di riuscire a coinvolgere fino in fondo i delusi di Francia, alla fine terrorizzati mediaticamente.

Ma, stando a quando ci dicono da Parigi, potrebbe esserci anche un’altra carta da giocare. Quella sovranista, dal basso. “Ci sarebbe anche un piano per accordare la base con un tentativo per includere tutte le forze anti globalizzazione.”

Sarebbe, appunto, il movimento “in nome del popolo”. Con il simbolo della rosa blu, già usata più volte in campagna elettorale, che ha soppiantato la fiamma.”

Insomma, un ammiccamento all’elettorato di Melenchon, un gruppo che di fatto ha voltato le spalle alla Le Pen al ballottaggio, riversando il 68% dei consensi su Macron, seguendo per l’ennesima volta il voto “antifascista”.

All’indomani del voto decisivo, rimane dunque una resa dei conti che qualcuno vorrebbe posticipare al successivamente, alle elezioni di giugno, ma che di fatto è già in atto.  La sicurezza è una sola: la fiamma non c’è più. Come il nome “Fronte Nazionale” e, soprattutto, Marion Le Pen.

Per il resto grande è la confiusone sotto il cielo di Marine. Una confusione che potrebbe generare un innovativo “fronte sovranista” che abbatte sempre più l’ideologia novecentesca e punta ad una coalizione unica anti globalizzazione e UE. Oppure una Fiuggi in salsa transalpina. Il rischio c’è, ed è tutt’altro che da escludere.

(di Luigi Ciancio)