Guido Keller: la vita di un uomo d’azione

Guido Keller nasce a Milano il 6 febbraio del 1892, discendente di un’antica famiglia aristocratica elvetica, i conti Keller von Kellerer. La sua vita fu senza dubbio un’opera d’arte, purtroppo incompiuta a causa della sua prematura scomparsa. Il 9 novembre 1929 morì a 37 anni in un incidente automobilistico. Il nobile milanese fece di se stesso un’avanguardia destinata a lasciare un solco nella storia italiana.

Allo scoppio della Grande Guerra, ed attratto dal mondo dell’aviazione, Keller riuscì ad arruolarsi nell’aeronautica Militare Italiana. Durante l’intero conflitto l’“Asso di Cuori”, così soprannominato dopo che nel 1917 riuscì ad entrare a far parte della celebre “squadriglia degli assi”, dimostrò una notevole abilità di aviatore e soprattutto un coraggio fuori dal comune, che gli valse ben 3 medaglie d’argento al valore militare.

Durante le battaglie aeree, più simili a scontri tra cavalieri medioevali che alla brutale guerra di trincea, spinse se stesso e il suo velivolo allo stremo più volte con comportamenti al limite della follia, tanto da rischiare di essere abbattuto un imprecisato numero di volte – ‘impresa’ riuscitagli solo sul finire della guerra. Quando ormai catturato, i soldati austriaci infatti seguirono l’aereo che cadeva alla deriva, all’arrivo dei nemici Keller si presentò, con un naturale tedesco, come un ufficiale, e la disciplina ferrea alla quale erano abituati i soldati austriaci gli permise di essere trattato come prigioniero di rilievo, riuscì quindi ad ottenere le cure in un ospedale militare nemico, salvo poi fuggire nella notte.

Igino Mencarell, storico dell’aviazione italiana, ne parla in questa maniera: «Keller era solito volare in abiti succinti, senza giacca, calzando in capo, in luogo del baschetto di cuoio, un fez da bersagliere munito di un lunghissimo cordone terminante in un grande fiocco: il cordone, come lui desiderava, si distendeva in aria, a guisa di una tremula manica a vento. E in volo talvolta leggeva tenendo il volume assicurato al ginocchio a mezzo di una funicella: leggeva l’Orlando Furioso, oppure liriche del Leopardi, del Petrarca, o tragedie di Shakespeare. Leggeva davvero perché, dopo l’atterraggio, più che riferire della missione compiuta, si preoccupava di commentare il libro».

Finita la guerra Keller non smobilitò mai: prese infatti parte all’impresa di Fiume e strinse contatti strettissimi con Gabriele D’Annunzio, tanto da essere l’unica persona all’interno della città a poter dalre del ‘tu’ al Vate. Durante la Reggenza Italiana del Carnaro conobbe anche Filippo Tommaso Marinetti e aderì all’avanguardia da lui fondata: il Futurismo. Fondò infine la rivista Yoga, espressione editoriale dell’Unione di spiriti liberi tendenti alla perfezione, in ossequio alla sua cultura e alla sua passione per gli studi umanistici.

Fu proprio durante l’occupazione della città di Fiume che l’asso di cuori diede il meglio di sé. Keller divenne infatti il Segretario d’azione di Gabriele D’Annunzio e responsabile dell’Ufficio Colpi di Mano: in pratica divenne un corsaro di Fiume, con il compito di garantire i rifornimenti alla Reggenza fiumana. Molte imprese furono compiute da Keller in quel periodo, come la fondazione della “Disperata”, la guardia personale del Vate, che sarà poi da ispirazione per molte squadre d’azione fasciste. Ci fu però un’impresa che, per il suo carattere ironico e romantico, superò tutte le altre.

Era il 14 novembre 1920, due giorni dopo il Trattato di Rapallo nella quale l’Italia si impegnava a restituire la Dalmazia al regno serbo-croato-sloveno, quando Guido Keller si alzò in volo da Fiume, direzione era Roma. Arrivato in volo sulla Città Eterna, l’Asso lanciò dapprima delle rose sul Vaticano, seguite da “altre rose alla Regina ed al popolo in pegno d’amore” ed in fine fece cadere su Montecitorio un pitale con delle rape, condito da un messaggio “Guido Keller – all’azione e allo splendore – dona al parlamento ed al Governo che si regge col tempo, la menzogna e la paura la tangibilità allegorica del loro valore”.

Con la fine dell’impresa fiumana, culminata nella strage del Natale di Sangue, nella quale Keller combatté con un bastone per non rischiare di colpire a morte dei soldati italiani, deluso e amareggiato cercò di fondare una propria compagnia di volo in Turchia, senza però ottenere successo. Aderì al fascismo partecipando attivamente alla Marcia su Roma, ma non entrò mai propriamente nel partito. Dopo una breve parentesi nel 1923 nella quale rientrò a fare parte dell’aviazione militare, partì alla volta del Sud America dove prima risalì il Rio delle Amazzoni per poi vivere come cercatore d’oro e avventuriero. Rientrato in Italia visse gli ultimi anni della sua vita ad Ostia in povertà. Morì in un incidente stradale assieme alla medaglia d’oro Vittorio Montiglio, per volontà di Gabriele D’Annunzio fu sepolto nel Vittoriale degli Italiani.

(di Pietro Ciapponi)