No Green Pass sovranisti

No Green Pass, amministrative, evoluzione dei movimenti sovranisti

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Tra No Green Pass, amministrative e sovranisti il nostro è un periodo di grandi sconvolgimenti. Sconvolgimenti in ambito storico, umano, sociale, culturale, economico e ovviamente anche politico. Molti dei paradigmi base stanno saltando, e quello che poteva essere vero fino a un paio di anni fa oggi non lo è più. E’ la crisi profonda e accelerata della politica e dei partiti. E pure la crisi degli stessi partiti che dovrebbero rappresentare l’alternativa, l’“antisistema”.

La pessima figura alle amministrative di Lega e 5 Stelle lo dimostrano, ma pure di FdI a guardar bene. E’ il momento delle proteste, delle proteste accalorate e non più rappresentate dal classico schema da noi conosciuto. Che cosa accadrà, quali saranno i risvolti pratici, “effettivi”, di tutto ciò? Cosa ci riserva il futuro?

No Green Pass, ma prima ancora le elezioni amministrative e i partiti “sovranisti/populisti”

Le amministrative del 3 e 4 ottobre hanno rappresentato un doppio segnale. Il primo deducibile dall’astensione, il secondo di natura politica. Nelle principali città (Torino, Milano, Roma e Napoli) non si è giunti nemmeno al 50% dei votanti, e a Siena, alle suppletive per la Camera, Letta “trionfa” su una percentuale votanti dell’appena 35%. In uno Stato serio, questo dato astensionistico sarebbe utile a far invalidare le elezioni. Dall’astensione si evince che i votanti sono stati per la maggior parte gli aderenti al blocco di potere attuale, dal PD alla Lega di Giorgetti e Zaia. Tra clientele, raccomandazioni, lobby e appalti nella pubblica amministrazione, l’esercito di garantiti va per spartirsi il “malloppo”.

Malloppo poi…le briciole lasciate dall’establishment europeista e mondialista in Italia! In questo consiste la politica nostrana oramai da più di un decennio a questa parte. E poi verrebbe da chiedersi, ma il cittadino non appartenente a questo gruppo di parassiti a carico della comunità, perché dovrebbe andare a votare se poi alla fine governa sempre il PD e il suo sistema consociativistico (ora allargato a Giorgetti e Zaia)? Il PD, il partito rappresentante dei poteri forti, il partito “nemico n° 1 del nostro popolo”!

Perché votare, se tanto, anche se prendi la maggioranza, questo partito con tutto il suo esercito di “corpi separati” dalle istituzioni nazionali (dalla magistratura ai media), in un modo o nell’altro fa saltare il banco “democraticamente” deciso dagli italiani? E chi dovrebbero votare questi italiani, se comunque, i partiti antisistema “sistematicamente” passano dall’altra parte, perché inglobati, arresi, corrotti o venduti? Da questo punto di vista l’astensione non è un dato di “disaffezione”, ma di “maturità” del popolo – di parte di esso –, che ha deciso di non farsi più fregare. E i risultati parlano chiaro: il M5S scompare, la Lega riceve una sonora batosta, e FdI non ha avuto l’exploit che si pensava – prima del governo Draghi insieme alla Lega aveva più del 40% dei consensi. Non male invece le liste anti Green Pass. Da 3V a Trieste e Rimini, alla lista di Ugo Mattei a Torino e pure Italexit, in una città tanto integrata nel potere dominante come Milano.

Green Pass e il caos di questi giorni

Tra gli “effetti indiretti” delle notevoli proteste anti Green Pass vi è, oltre all’astensione alle amministrative, quello di generare un clima di irrequietezza nei partiti una volta populisti/sovranisti verso il governo Draghi. Questo effetto, questa contraddizione, questo “cuneo” va ulteriormente approfondito con intelligenza tattico-strategica. Le manifestazioni di piazza, i coordinamenti di forze, le azioni specifiche e mirate devono aumentare di forza, moltiplicarsi e mettersi in rete.

Creare disordine nel paese e organizzare l’alternativa politico-sociale nel paese! Su queste basi, inevitabilmente, i leader dei partiti populisti/sovranisti, o presunti tali, si troveranno ad inseguire le proteste e il nuovo e variegato “soggetto” politico-sociale emergente. Anche se semplicemente in chiave propagandistica e di consensi elettorali (ne hanno persi tanti). Più si aumenterà di forza più saranno “costretti” a inseguire, creando caos o staccando proprio la spina alla maggioranza Draghi.

Così, il giorno dopo le elezioni la Lega esce dall’aula del Consiglio dei Ministri al momento del voto sulla delega fiscale. E tra le conseguenze intraviste dallo stesso PD nell’uscire dal CdM da parte della Lega, vi è quella di far saltare il Recovery Plan, l’essenza stessa del governo Draghi – oltre all’opera biopolitica di vaccinazione di massa e di identificazione digitale. E ancora, le accuse di Giorgia Meloni alla Camera al ministro degli Interni sui fatti di Roma, Forza Nuova e Castellino.

Tutti questi “effetti” vanno portati al massimo proprio con la pressione del movimento di protesta. A riguardo le manifestazioni di Roma del 9 ottobre e dei sindacati di base dell’11, con tutti i pro e contro, giocano un punto a favore, e ancora lo saranno gli scioperi e i numerosi disagi del 15 e dal 15 nel mondo del lavoro, per l’entrata in vigore del Green Pass in tutti i suoi settori. Il disordine pubblico, economico, sociale, politico, è un ottimo alleato per il contrasto ad un ordine ingiusto e l’instaurazione di un nuovo ordine “giusto”.

Un’arma imprevedibile, che può ritorcersi contro gli stessi che l’hanno avviata, essendo sicuri della vittoria e del trionfo dei loro progetti – vedi Forum di Davos e Great Reset. Da questo punto di vista “grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente!” (cit.)

Il futuro dei sovranisti

In questo quadro c’è da chiedersi, è ancora la via elettorale e parlamentare il binario principale con il quale articolare un’azione politica? E’ ancora la liberaldemocrazia la forma ideale di tale azione? Dal nostro punto di vista no, e le piazze di questi giorni lo stanno dimostrando. Le liberaldemocrazie sono letteralmente svuotate di senso e di poteri, consegnando tutto e definitivamente alle lobby e ai gruppi del “dietro le quinte” (e neanche tanto oramai). D’altro canto, nell’epoca della società liquida e postmoderna le comunità e le realtà politiche “alternative” vanno avanti per aggregazioni spontanee e momentanee, e costruendo strutture “parallele” allo Stato.

Questo già sta accadendo per settori come l’educazione scolastica, la medicina, l’economia e le comunità autonome di vario genere, con embrioni di “nuova società” (dalle scuole parentali, ai gruppi di terapie domiciliari, a quelli di economia e moneta alternativa, alle comunità agricole, e tanto altro ancora che verrà fuori nei vari ambiti).

Separarsi dallo Stato, in maniera lenta, graduale, inesorabile, con una strategia simile a quella dei cristiani alla fine dell’Impero. Ma ciò non esclude comunque di utilizzare gli spazi disponibili all’interno stesso delle istituzioni e dello Stato. Non più “dello Stato”, dunque, ma “fuori dallo Stato”, anche perché gli organismi statali sono troppo compromessi, “infettati” e si finisce giocoforza per essere “inglobati”. “Tutti”, nessuno escluso, e non è nemmeno un problema morale: non ci sono santi possibili! Nella capacità di rendere quanto più stabili, solide ed espanse queste aggregazioni e queste strutture sta la vera sfida dell’oggi e del domani. E’ la trasformazione di tutto quel magma storico-politico definito populismo/sovranismo in qualcosa di nuovo, con le stesse basi sociali, ma nuovo nella forma e negli scopi ultimi.

(di Roberto Siconolfi)

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