Le élite dominanti

Le élite dominanti e la propaganda anacronistica

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Le famigerate élite dominanti, già. Il momento storico che stiamo vivendo, come società occidentale, tra obblighi, divieti, limitazioni delle libertà individuali e restrizioni delle possibilità di vita collettiva, sta causando un singolare rivolgimento di fronte tra le forze operanti all’interno dello scenario politico-sociale degli ultimi decenni; ovvero tra le élite – termine ormai abusato, ma che useremo per comodità d’esposizione – dominanti e i variegati movimenti d’opposizione. Questo rivolgimento, è importante sottolineare, non riguarda la detenzione del potere, sempre saldamente in mano alle forze sistemiche, quanto piuttosto un particolare elemento narrativo compreso nella trama generale.

Le èlite dominanti di sinistra, ma anche un po’ di destra

Queste élite sono figlie di una certa cultura di sinistra – ma a volte anche destra – post-bellica, progressista e liberal-democratica, e da più di mezzo secolo sventolano continuamente lo spauracchio del pericoloso ritorno dei vecchi e orribili nazionalismi, totalitarismi – ovvero del fascismo, nella maggioranza dei casi, o del comunismo, in misura decisamente minore -, sotto il naso dell’opinione pubblica, nell’intento di spaventare e quindi indirizzare le masse.

Nonostante il fascismo sia praticamente morto e sepolto da un pezzo e ne resti nient’altro che qualche sporadica, nostalgica e del tutto innocua manifestazione puramente estetica, e quasi allo stesso modo il comunismo, se non per qualche piccola e isolata realtà – a meno che non si voglia intendere la Cina come il regime comunista che non è -, essi restano ancora dei mezzi piuttosto efficaci per spaventare e mettere in stato di allerta il sentire comune, a patto che si detenga l’egemonia culturale necessaria a propagandare certe istanze e a rendere valida e autorevole, a certificare come autentica qualsiasi invenzione o mistificazione della realtà.

Nel momento attuale, durante lo stato di perpetua emergenza sanitaria, queste élite, essendo proprio loro – per la maggior parte – ad invocare le misure più restrittive, si ritrovano vittime del loro stesso gioco di sterile caccia ai fantasmi, nel momento in cui si vedono messe alla sbarra da parte delle forze opposte che, utilizzando le medesime armi, muovono contro di esse proprio quelle accuse di fascismo, più raramente di comunismo, o in generale di regime tirannico e totalitario a sfondo nazional-socialista.

Non che queste accuse possano realmente causargli chissà quali problemi, a dire il vero: d’altronde sono sempre loro a detenere l’egemonia culturale del mondo occidentale, quindi a poter orientare il timone della nave ovunque loro vogliano, per fabbricare l’opinione pubblica e costruire la percezione della realtà; ma è quantomeno interessante constatare l’incongruenza di fondo, soprattutto alla luce dell’errore che proprio il fronte opposto commette, rivolgendo verso le élite le stesse accuse finora patite.

L’inconsistenza del dissenso alle élite

La reazione uguale e contraria, in questo caso, finisce per essere come un proiettile a salve: di effetto scenico, rumoroso, ma nella sostanza del tutto inerte, se non addirittura controproducente. Sventolare le suddette accuse, in prima battuta può sembrare un valido argomento; in realtà, dopo un primo momento di impatto emotivo, finisce per sgonfiarsi per lo stesso motivo per il quale era sembrato efficace. Sobillare così tanto l’emotività, rievocando quelli che nell’immaginario collettivo sono i tremendi demoni sconfitti nel passato e riesumare i morti sotto forma di zombie, può finire soltanto in due modi: o spaventa talmente tanto da costringere a chiudere gli occhi per non guardare l’orrore che già si immagina – ma forse non è questo il caso -, o finisce per sembrare talmente impressionante da diventare incredibile, quasi paradossale, come in un film horror dai risvolti comici.

Nondimeno, sul piano politico, usare queste armi finisce per favorire il loro gioco iniziale. Gridare al pericolo dei totalitarismi novecenteschi non fa altro che sconfessare una certa linea di pensiero e azione che, in alcuni casi, alcune forze politico-culturali che oggi si trovano a contrastare queste élite, hanno cercato e stanno cercando di sostenere con grande fatica. Ergersi contro il globalismo e la cultura dell’indistinto, difendere le identità nazionali, promuovere la riscoperta di un’autentica cultura della patria, per poi ritrovarsi ad accostare, in modo spregiativo, gli odierni fanatici delle limitazioni in nome della salute a tutti i costi, ad ideologie del passato che, pur con tutti i propri limiti, nonostante tutti gli errori commessi, hanno comunque saputo creare e promuovere proprio quelle suddette istanze, è una contraddizione assai problematica.

È quindi necessario rimettere i fatti nella giusta prospettiva e chiamare le cose con il proprio nome. Questi fanatici dei divieti e degli obblighi – spacciati come necessari per la salute di tutti, ma in realtà frutto di un malcelato ed eccitante impulso al controllo sociale, al sabotaggio della vita altrui -, non sono fascisti, non sono comunisti e non sono nazional-socialisti: sono, al contrario, esattamente coloro che hanno sconfitto queste ideologie; sono quelli usciti vincitori dal secondo conflitto bellico mondiale e che hanno plasmato la società di cui oggi facciamo parte, che hanno edificato il mondo in cui viviamo.

Una gabbia culturale e politica

Questo presente, che veleggia ormai da decenni in torbide acque infestate da mostri marini che hanno le sembianze delle ingiustizie sociali, delle sperequazioni economiche, dello svilimento delle virtù fondamentali della politica e della giustizia, è tutto opera loro, di queste forze progressiste, liberal-democratiche, o comunque le si voglia chiamare.

Le strutture sovranazionali che sovrastano la rappresentanza politica, i mercati finanziari che assumono il controllo dell’economia mondiale, l’ONU e la NATO, le primavere arabe, le guerre del Golfo e la fallimentare invasione dell’Afghanistan, il multiculturalismo e la globalizzazione, l’inquinamento ambientale, il degrado urbano, l’immigrazione selvaggia e incontrollata, la crisi economica e i suicidi che ha causato, la disoccupazione alle stelle, la decadenza artistica e culturale, l’informazione venduta al potere e non al servizio del cittadino, le periferie abbandonate a se stesse, gli scheletri di cemento rimasti incompiuti, i campi rom, i ponti che crollano sopra la testa delle persone, la pessima educazione scolastica ridotta a vuoto nozionismo, il precariato e i salari da fame, la denatalità europea, la musica trap e la TV spazzatura, le multinazionali che evadono milioni se non miliardi di tasse, Il Fondo Monetario Internazionale e la BCE, i bambini greci ammazzati dall’austerità, il debito pubblico, i pensionati che frugano nei cassonetti, i disturbi mentali in costante ed esponenziale aumento, le banlieue e la criminalità nei quartieri dove nemmeno le forze di polizia osano entrare, l’esplosione della tossicodipendenza, la cancel culture, il femminismo d’accatto e il politicamente corretto. Ci sarebbe abbastanza materiale da continuare per ore, ma risulta già abbastanza chiaro così.

Queste, e molte altre, sono le meraviglie frutto della realtà che queste élite dominanti progressiste e liberaldemocratiche hanno immaginato e costruito per noi, tutto questo è opera loro. Allo stesso modo, oggi, è opera loro la volontà di perseguire misure insensate e sempre più restrittive, discriminazioni sociali a colpi di lasciapassare verdi, istigazioni all’odio verso chi ha diverse idee al riguardo, gogna mediatica e confino professionale a danno di medici, scienziati e intellettuali che tentano di spiegare una realtà diversa dalla loro, e tutto il resto che ben conosciamo.

Perciò, quando intendiamo puntare il dito verso qualcuno per indicare i responsabili del raccapricciante mondo in cui viviamo, del disastro attuale sulla situazione pandemica, non lo so faccia verso non meglio precisati spettri di un passato più che sepolto, ma lo si faccia verso i veri e unici responsabili di tutto questo; e non li si accusi di essere fascisti, comunisti, socialisti, nazionalisti o quel che sia, ma gli si muova contro la peggiore accusa che si possa loro fare, ovvero di essere quello che sono: progressisti, liberal-democratici, – o quel che si preferisce -, cioè i figli della cultura sociale e politica post-bellica, i vincitori che, una volta schiacciati i vinti, sono passati a schiacciare le popolazioni, avvelenando e sconvolgendo definitivamente la loro realtà.

(di Michele Lanna)

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