Vespa, la “gaffe” sui pipistrelli e la potenza della stampa mainstream

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È da domenica che si parla di Bruno Vespa, pipistrelli e mammiferi. Per carità, non in primissimo piano, ma comunque con costanza su giornali grandi, piccoli e social. Certamente il famigerato clickbait gioca un ruolo non secondario nell’ “allargare” le maglie delle indignazioni colte perfino presso i pochi quotidiani non completamente allineati (Libero, il Giornale, e via discorrendo), ma la potenza dei quotidiani schierati a senso unico si è dimostrata ancora una volta impressionante.

E per cosa? Per Bruno Vespa che, sbagliandosi, ha definito i pipistrelli quali uccelli durante la trasmissione Da noi…a ruota libera andata in onda su Rai 1 proprio domenica 20 dicembre.

Vespa, pipistrelli e il penoso sfruttamento del giovane Barberini

A leggere i giornali sembra che Francesco Barberini abbia bacchettato Bruno Vespa con sguardo severo, umiliandolo e chiedendogli di inginocchiarsi sugli spuntoni per il terrificante e imperdonabile errore. In realtà il ragazzino ha semplicemente corretto il giornalista abbruzzese senza troppi fronzoli. A domanda che – testualmente – è stata:

Cinque libri, tutti sugli uccelli…perché gli uccelli e non un altro tipo di animale? E quali uccelli? Quelli semplici, i canarini, le rondini, o quelli per esempio più misteriosi, perfino i pipistrelli che sono diventati purtroppoo di gran moda perché potrebbero averci portato il covid.

La risposta di Barberini ha soltanto precisato giustamente ciò che andava precisato, senza nessuna polemica o altezzosità:

Allora..innanzitutto i pipistrelli sono mammiferi, non proprio uccelli, però insomma… fin da piccolissimo avevo due passioni: gli uccelli e i dinosauri…

E poi, senza andare oltre nel riportare le frasi, via con il racconto.

Da domenica fino a oggi non si contano i titoli dei “pezzi” dei giornali che tuonano sull’ “imbarazzo della Rai” da la “gaffe di Vespa” (la Stampa) fino al “non potevo tacere” attribuito a Barberini da Fanpage.it.

Il ragazzino ha cercato pure di spiegare la correzione, ma ovviamente la macchina del fango non si è arrestata. E Repubblica rincara la dose puntando su: “Che i pipistrelli siano mammiferi lo sanno tutti.

Vespa, un ignorante con discrete conoscenze storiche

Cosa è successo, in realtà? Niente. Bruno Vespa ha semplicemente dimostrato di non sapere che i pipistrelli siano mammiferi. Del resto, non è il suo campo. In compenso, nel corso dell’intervista, ha parlato in modo discretamente sciolto di Mussolini, della guerra dello Yom Kippur del 1973, della successione vaticana a Paolo VI, dell’intervista a Karol Wojtyla precedente alla sua elezione. Una vera capra.

Certo è che, stando alla miccia innescata dai media, il messaggio che passa è esattamente quello. Non di un giornalista storico politico il quale – che scandalo! – non si intende di ornitologia, ma di un analfabeta, di un uomo dalla cultura paragonabile a una Barbara D’Urso qualsiasi, come qualcuno ha addirittura scritto in alcuni commenti social sottostanti la notizia.

E volete sapere qual è la reale ragione di tanto astio? Quella vera, e non le indignazioni da quattro soldi su un argomento scientifico non conosciuto dal 90% dei criticoni? Bruno Vespa ha scritto un libro su Mussolini e si è pure permesso di ragionare del perché gli italiani lo amarono tanto. Ecco perché.

Certamente, ci sono motivi di più antica formazione che, negli scorsi decenni, hanno letteralmente generato un sentimento di odio diffuso contro il giornalista abruzzese, tipo il fatto che all’epoca del bipolarismo si fosse schierato in modo più o meno esplicito dalla parte di Silvio Berlusconi. E queste ragioni sono sempre state fomentate da chi, da 50 anni, domina la cultura e i media in questo Paese.

Nel post-antiberlusconismo, l’ultimo grido della demonizzazione non poteva che tornare al caro vecchio antifascismo. Perché guai a ragionare, nella Repubblica antifascista nata dalla resistenza. Non si può.

(di Stelio Fergola)

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