Faccio molta fatica a festeggiare la festa della Repubblica. Io non ho nulla contro la celebrazione dello Stato, anzi è un valore che considero fondamentale. Ma qualcosa è andato inevitabilmente storto.
Festa della Repubblica? “Nì”
Lo Stato è un valore e va celebrato. Non fosse che questo stesso Stato non ha mai fatto nulla, praticamente dalla sua nascita, per continuare a far progredire la Nazione italiana, a prescindere dai discorsi relativi a crescite economiche e relative crisi.
Ne ha anzi abiurato le origini, in modo contraddittorio e spesso ridicolo, e ha lasciato che il popolo italiano venisse trascinato in un abisso senza fine, praticamente abbandonandolo a sé stesso spiritualmente e moralmente. Pure quando sono stati raggiunti risultati incredibili – per chiunque non sia completamente cieco o cretino, s’intenda – questo Stato non ne ha mai approfittato per darsi una solidità ideale, spirituale, comunitaria. Non insegna, non forma. Va avanti per un’inerzia che progressivamente ha mostrato tutti i suoi lati deboli.
Una Repubblica senza identità
Non è importante che sia crollata l’Italia liberale come non è importante che sia crollata quella fascista: sono processi che fanno parte della storia. E’ importante però che quella repubblicana abbia fatto sprofondare la nazione negli abissi, preoccupata solo di affermarsi come “anti” di qualcosa che non c’è più e di cui non ha senso occuparsi.
Vorrei celebrare la festa della Repubblica, davvero. In un certo senso mi forzo di farlo, sarebbe disonesto intellettualmente metterla al pari di quella vergogna infame del 25 aprile, uno scempio figlio del tragico 8 settembre e di date che qualsiasi Stato serio metterebbe nel cassetto per guardare al futuro e cercare di raccogliere i cocci.
Ma è davvero molto difficile. Se si riaffermassero certi principi e fossero diffusi a livello capillare e pedagogico non avrei nessun problema. Ma sappiamo bene che non è così.
(di Stelio Fergola)