Marco Rizzo, Segretario del Partito Comunista, ha definito lo scrittore Roberto Saviano un «radical chic da tastiera che dice cose senza senso dal suo attico di New York». Come riporta IlGiornale.it, Rizzo, candidato alle elezioni europee, ha partecipato alla trasmissione di Radio1 Un Giorno da Pecora dove ha umiliato Saviano e gli altri idoli della sinistra politicamente corretta. «Se si pensa a fare gli antifascisti cantando Bella Ciao al salone del libro e basta, si fa dell’antifascismo da passerella, alla Pd» ha detto.
Sul presunto ritorno del fascismo in Italia, Marco Rizzo ha detto: «Qui ci sono tanti antifascisti da passerella. Il neofascismo si combatte stando nelle periferie e parlando di lavoro con la povera gente». A quel punto il presentatore lo ha incalzato nuovamente su Roberto Saviano: «Lasciamo perdere, sta in un attico a New York a dire cose senza senso, banali, non mi piace assolutamente è non è di sinistra».
Il libro di Saviano sui migranti dà ragione a Rizzo
Come ha raccontato Stelio Fergola su Oltre la Linea, Saviano è in procinto di pubblicare un libro sui «migranti». Effettivamente era la cosa più prevedibile tra le cose prevedibili. All’Ansa, lo scrittore presenta «In mare non esistono taxi», che potrerà al Salone del libro di Torino, quello dove si diffonde la cultura democratica.
Un libro le cui immagini «sono testimonianza, portano la prova che quello che diciamo da mesi su ciò che accade in Libia e nel Mediterraneo è vero. Ma dire la verità non basta, ‘verità’ è una parola abusata, che provoca ormai fastidio non solo a sentirla, ma addirittura a pronunciarla. Ci hanno fatto credere che la verità sia istantanea, che la si possa apprendere attraverso rapidi tutorial (‘tutta la verità su…’), ma non è così. La verità ha bisogno di tempo, un tempo che oggi spesso crediamo di non avere».
Chi scorre la pagina Facebook di Roberto Saviano non può far altro che notare quanto l’argomento malativa sia drasticamente diminuito negli ultimi anni, nonostante rappresenti il core business dello scrittore praticamente dagli esordi con Gomorra. Bene fa Rizzo a definirlo un radical chic da tastiera.
(La redazione)