La sfida alle stelle: 110 anni dopo il Manifesto Futurista

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Le avanguardie italiane culturali e artistiche del Primo Novecento hanno tracciato un solco ridando slancio ad una Penisola che, finalmente unita, aveva vissuto già le precedenti esperienze del Rinascimento e del Risorgimento come segno inequivocabile delle vocazioni del proprio popolo di eroi, di santi, di poeti, di artisti, di navigatori.

Nel 110° anniversario della pubblicazione sul quotidiano francese Le Figaro del Manifesto del Futurismo la casa editrice Passaggio al Bosco ha dato alle stampe il romanzo “La sfida alle stelle” di Guido Santulli. L’autore per nulla nuovo ad esperimenti di scrittura sempre ben riusciti, da citare su tutti il romanzo in versi “Italico amor” opera più unica che rara nel panorama editoriale odierno, dà vita ad un romanzo futurista nel quale sono presenti la scrittura verticale e i suoni onomatopeitici.

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Qualcosa, c’è da scommetterci, è sicuramente frutto di cenni biografici. È possibile rivedere nel protagonista Aldo le stesse passioni dell’autore. In particolare quel casus belli che permette ad Aldo di fare la conoscenza delle energie-pensiero dei maestri futuristi riporta alla mente il passato musicale che vide Santulli frontman del gruppo BioBetaBunker. La passione di Aldo per i futuristi nasce dalla volontà di trovare suoni per il nuovo album musicale che sta progettando e lo porta ad imbattersi negli intonarumori, strumenti futuristi inventati da Luigi Russolo, nella parte meno controllata e affollata del Museo d’Arte Futurista di Roma.

Tantissimi gli spunti di riflessione offerti dal volume: dal vero concetto di velocità nel Futurismo all’interessantissimo parallelo tra il Vaticano del Novecento antiunitario e quello di oggi troppo spesso nemico dei propri fedeli. Merito del libro è anche quello di sfatare falsi miti, e si badi bene a non chiamarli fake news (inutile anglicismo), come quello della misoginia per chi, invece, avrebbe voluto il suffragio universale in tempi non sospetti.

Ci sentiamo di dissentire solo con una frase che il protagonista e il suo amico Roberto affermano parlando con i maestri dell’italica avanguardia e che riguarda il Futurismo studiato a scuola, dato che ai più non è stato proprio permesso studiarlo nemmeno fugacemente e solo la passione e lo studio personale hanno sopperito a questa incredibile, ma non casuale, mancanza (d’altronde quanti docenti di filosofia permettono lo studio di Giovanni Gentile nelle scuole superiori?).

Dal dibattito e dal vivace confronto tra i protagonisti e i maggiori rappresentanti del Futurismo scaturisce un’attualizzazione delle parole d’ordine, dei temi portanti e delle idee-forza del movimento capaci di restituire un destino alla Patria. In definitiva per un pugno di giovani italiani la riconquista dell’anima e della bellezza rappresenteranno la nuova sfida alle stelle.

(di Luca Lezzi)
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