Appartengo ad una generazione fortunata in cui l’aspetto più ributtante dell’ 8 Marzo era l’odore nauseabondo delle mimose che venivano regalate alla donne. Le polemiche di questo giorno “di festa” erano, infatti, al massimo concentrate sulla natura meramente commerciale della ricorrenza e nessuno si sarebbe mai immaginato la deriva grottesca che le rivendicazioni femminili, in questa giornata particolare e nel resto dell’anno in generale, avrebbero assunto.
Talmente paradossali, da rendere molestia o gesto comunque inopportuno anche l’omaggio di un fiore alle signore, che oggi sembrano costantemente impegnate a respingere assalti sessuali, pregiudizi professionali e stereotipi di bellezza. Eppure tante, come me, son cresciute in famiglie in cui la prevaricazione e mortificazione della donna non è mai esistita, dove persino le nonne avevano un ruolo ben definito e cruciale in famiglia, nella generazione precedente a quella dei nostri genitori.
Il femminismo nel dopoguerra era divenuto “ancella del capitalismo”: emancipazione dai ruoli tradizionali della donna e schiavitù ai ritmi lavorativi della fabbrica, dell’ufficio e, più di recente, a quelli alienanti e impossibili della grande distribuzione. Ma negli ultimi anni la deriva femminista ha toccato abissi ben peggiori, con la costante criminalizzazione dei comportamenti maschili, anche solo galanti o sornioni, la rivendicazione del brutto e del respingente come contro-canone da opporre a quelli della grazia e della femminilità, liquidati – sulla scorta del peggiore stereotipo – come mortificanti e limitanti per una donna.
In questa giornata in cui l’idiozia e l’isterismo femminaro trovano più che mai la loro celebrazione, il mio augurio va agli uomini. Non cedete. Continuate con la galanteria e la gentilezza: tante donne le apprezzano sempre.
Mantenete la posizione.
Non travestitevi da “suffraggetti”, perorando cause improbabili per compiacere individui del sesso opposto che troveranno comunque modo di contestarvi comportamenti “oppressivi e squalificanti” nei loro confronti, salvo poi lasciarvi per il peggior esemplare di maschio sessista e impenitente, che a loro fa sempre tanta gola.
Resistete.
Il bombardamento mediatico è costante, ma le fonti di provenienza sono sempre le stesse: autoreferenziali, demenziali, rappresentative di una porzione non certo maggioritaria dell’altra metà del cielo.
In questo 8 Marzo, da “donna lavoratrice non frustrata”, ma soprattutto moglie e madre, io dico: viva gli Uomini!
E abbasso le avvilite che vorrebbero piegare ai livelli di squallore e disagio delle loro lugubri vite tutta la narrazione dei rapporti complessi, tormentati e meravigliosi fra uomo e donna.
(di Febe Polluce)