Nel Settembre 1919 Gabriele D’Annunzio e i suoi legionari realizzarono l’impresa di Fiume.
In quei giorni di un pugno di uomini coraggiosi, provati dalle dure fatiche di una guerra immane ma necessaria per dare definitivo completamento all’Unità d’Italia, seppe reagire ad un’evidente ingiustizia che vanificava in parte i grandi sacrifici appena compiuti dalla Nazione. Ingiustizia che, per l’ennesima volta nella storia italiana, venne perpetrata dai nostri sedicenti “partner” europei, francesi e inglesi in primis.
Ma l’Impresa di Fiume non fu soltanto la volontà di reagire duramente e concretamente ad un macroscopico “torto” subito ancora una volta dalle altre potenze europee che ritenevamo “amiche”. Fiume rappresentò anche il tentativo, in parte riuscito, di scuotere l’immobilismo ed il grigiore politico italiano dell’epoca con nuove proposte e sintesi politico/sociali. In questo senso si può sicuramente leggere la rivoluzionaria Carta del Carnaro scritta anche con la collaborazione del noto sindacalista Alceste de Ambris.
Nonostante sia passato un secolo da quell’incredibile esperienza, che rappresentò sicuramente uno dei più alti momenti mai vissuti dalla politica italiana nel Novecento, possiamo comunque trarne alcune lezioni valide anche per il presente.
Oggi come allora, infatti, nonostante i risultati della recente tornata elettorale, la politica italiana è ancora ammantata di immobilismo visto che non sono in discussione vere trasformazioni radicali del sistema socio/economico che sarebbero indispensabili per garantire un’inversione di tendenza positiva nella vita della Nazione Italiana. Immobilismo di cui approfittano, oltretutto, le altre nazioni europee a nostro discapito come dimostra le vicende libiche ancora in corso di svolgimento.
L’esempio di Fiume ci deve spronare a rompere questo immobilismo deleterio sotto ogni forma anche con scelte radicali, concrete e direttamente incisive sia sul fronte interno che su quello esterno. Detto in altri termini, tutti gli italiani che hanno a cuore i destini dell’Italia e dei diritti sociali della Comunità nazionale devono predisporsi mentalmente e moralmente ad una nuova “Fiume” del Terzo Millennio.
(di Manuele Serventi Merlo)