"In cammino verso una nuova epoca": recensione del libro di Gianfranco La Grassa

“In cammino verso una nuova epoca”: recensione del libro di Gianfranco La Grassa

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Marx non è un profeta di una nuova storia né un santo. Nel saggio In “In cammino verso una nuova epoca” Il prof. Gianfranco La Grassa, docente di Economia politica presso le Università di Pisa e Venezia, dissipa il ciarpame filosofico e il culturame empiristico – ma non certo eretico- dell’odierna sinistra e dei suoi cantori: tutti apparentemente interpreti fedeli al pensatore di Treviri e tutti così lontani dalle sue logiche di ferro. Lungo il filo conduttore di un necessario rapporto tra pensiero e storia, il saggio affonda la lama negli errori analitici più appariscenti della vulgata del pensiero marxista rinvenendo i passaggi necessari alla fondazione della sua teoria sociale. Marx individua leggi sottostanti le dinamiche dei conflitti tra le parti, indaga la struttura sfondando le porte di una nuova scienza.

"In cammino verso una nuova epoca": recensione del libro di Gianfranco La Grassa

E così dall’analisi della merce, socializzata nella sfera della compravendita, cellula contenitrice del messaggio genetico dell’intera massa fino al plusvalore : rapporto sociale di produzione storicamente determinato. Il produttore si separa dai mezzi di produzione nell’accumulazione originaria: i proprietari diventano rentiers, dediti alla speculazione mentre, in basso, la socializzazione dei processi produttivi fa emergere la figura dell’operaio combinato. Non dunque pensieri sull’Uomo , la Natura o la Morale, ma la scelta dell’economico come sfera del sociale prima di tutto. Mentre si blatera di finanziarizzazione dell’economia e di globalismo come fossero delle novità, il pensiero di La Grassa revisiona il marxismo col concetto di squilibrio: esso è un reale che crea conflitti a varie latitudini. E’ l’elaborazione di strategie per l’egemonia nel campo d’azione prescelto che anima il conflitto nel mondo contemporaneo.

La Grassa individua nella sfera politico-militare l’architrave sui cui si organizza l’intero tessuto sociale e statale alla ricerca della supremazia politica. Una nuova traccia da cui si articola una lettura dei fatti storici nazionali ed internazionali particolarmente originale. Il caso italiano non è economicisticamente un vero e proprio capitalismo ma un capitalismo familiare che il fascismo e Beneduce svecchiano attraverso una politica di nazionalizzazioni e creazione di industria pubblica. L’Italia post fascista e repubblicana torna ad un sistema industriale subordinato agli ambienti americani. Agnelli e Confindustria non sono che avamposti del potere americano: l’omicidio di Mattei, sostenitore dello sviluppo dell’industria pubblica per rafforzare il tessuto economico nazionale segna un colpo definitivo ad ogni ipotesi di autonomia dagli Stati Uniti. Gli anni del boom sono guidati da settori economici maturi. La geografia sociale italiana si trasforma in senso industrial agrario.

Mentre il PCI, nel pieno di una deriva kautskiana, agita un rivoluzionarismo di classe antistorico. Ma L’Italia è a doppia velocità: un Sud in mano all’assistenzialismo ed un Nord integrato ai paesi industrializzati del Nord Europa. E poi il terrorismo rosso. Album di famiglia per l’area del Il Manifesto, prodotti della reazione per il PCI. Più probabilmente fenomeno eterodiretto su cui i comunisti italiani sapevano molto. E’ negli anni ’70 che La Grassa colloca le origini del tradimento del PCI. La segreteria Berlinguer è percorsa da toni messianici e moralistici , alleata della sinistra ingraiana, velleitaria nel suo rivoluzionarismo. Il compromesso storico è un’idea sostenuta dagli Stati Uniti. Berlinguer non esita a dare un finto appoggio allo sciopero alla Fiat nell’80 mentre il gruppo de il Manifesto in nome della critica all’Urss appoggia la rivolta polacca in linea con i movimenti del ’68 e del ’77 scivolando nel campo occidentale.

E poi gli anni ’80. L’anticomunismo di Craxi arriva a scoppio ritardato dopo la fine del comunismo italiano. E i fantasmi anticomunisti di Berlusconi servono a tessere alleanze con l’anticomunismo di Renzi. E ora? L’Italia è un paese diviso in bande, privo di una forza autenticamente nazionale e strutturalmente debole. Che fare allora? La Grassa invita a ripartire dall’ alleanza tra un blocco sociale di ceti medi e salariati con l’industria avanzata. Mentre la crisi economica devasta il paese in maniera inesorabile.

(di Stefania Pavone)

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