“Ei fu. Siccome immobile,
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro,
Così percossa, attonita
La terra al nunzio sta”
– Manzoni, “Il cinque maggio”.
Così apre Manzoni una delle sue più celebri poesie: “Il cinque maggio”, scritta in seguito alla notizia della morte dell’uomo che più di tutti gli altri incise a chiare lettere il suo nome nella storia moderna e contemporanea: Napoleone Bonaparte. Un nome così importante da aver segnato un periodo della storia europea e mondiale; non è un caso infatti se ci riferiamo al periodo che va dal 1799 al 1815 con il termine di “Napoleonico”. Napoleoniche sono le divise, napoleonici gli eserciti, napoleoniche le riforme e napoleonico è il diritto codificato dall’imperatore francese.
Ed è proprio sulla straordinaria parabola del generale còrso che s’è fondata la sua grandezza: nato nella Corsica da poco ceduta dai Savoia alla Francia, il giovane ufficiale d’artiglieria fu rivoluzionario, generale, politico, console, giurista e Imperatore. Grazie al suo genio militare infatti Napoleone fu il primo borghese ad autoproclamarsi imperatore del I Impero francese. Nonostante abbia provato a dar vita ad una nuova dinastia regnante in quell’Europa dei grandi ed antichi casati, Asburgo e Savoia in primis, Napoleone fu invero il grande esportatore degli ideali della rivoluzione francese che non fu una rivoluzione di popolo, ma la grande vendetta della borghesia contro l’aristocrazia.
È proprio a partire dalle rivolte parigine contro l’ultimo dei Borbone che prese piede lo Stato Nazionale come lo conosciamo noi oggi: il tricolore francese venne sventolato dai proletari così come dai borghesi e dalla classe media parigina e francese in rivolta contro il dominio dell’aristocrazia laica ed ecclesiastica che fino ad allora aveva dominato il paese. Grande politico e giocatore, l’astro del Bonaparte brillò più intenso nell’arte della guerra. Lo storico della guerra inglese Basil Liddell Hart lo ha infatti dichiarato, forse non a torto, come il “più grande stratega della storia”.
Capace infatti di rivoluzionare l’arte militare del suo tempo, Napoleone seppe cogliere i grandi cambiamenti portati dalla rivoluzione e dalla leva di massa dichiarata dalla Repubblica francese, portando scompiglio fra gli eserciti di Piemonte, Austria, Russia, Prussia ed Inghilterra. Le sue tattiche e strategie sono studiate ancora oggi come dei capolavori. Le vittorie ad Austerliz, Jena, Eylau, Friedland e la mancata vittoria di Waterloo, (persa per errori dei suoi marescialli), sono fra i suoi maggiori successi. Quasi sempre in inferiorità numerica e circondato da nemici, Napoleone seppe utilizzare al meglio non solo i suoi uomini e le loro qualità, ma anche la morfologia del territorio, riuscendo così ad avere la meglio dei più forti eserciti del mondo a lui contemporaneo.

Non potendo giustiziare un nemico tanto forte ed indomito, i monarchi europei si decisero a rinchiuderlo in una prigione dorata, l’unico modo infatti per fermare una mente tanto geniale come quella di Napoleone Bonaparte era quello di allontanarla da tutto e tutti portandola fuori dal mondo. Relegato come prigioniero prima sull’isola d’Elba, da cui riuscì a scappare, e poi nell’isolotto Atlantico di Sant’Elena, Napoleone spirò il 5 maggio 1821 a causa di un tumore allo stomaco. Le ultime parole di questa meteora del XVIII secolo andarono a ciò che amò sopra ogni altra cosa: “Francia, esercito – capo dell’esercito – Giuseppina.”
“Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Il Dio che atterra e suscita,
Che affanna e che consola,
Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò”.
-Manzoni, “Il cinque maggio”