Delirio Usa, ora accusano l’Iran per l’11 settembre 2001

Un giudice americano ha stabilito che Teheran deve pagare più di 6 miliardi di dollari alle famiglie coinvolte nellʼattacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001. Come riportato da TgCom24, “Il tribunale di New York ha stabilito che l’Iran, la Banca centrale iraniana e i Guardiani della rivoluzione islamica sono responsabili per la morte di più di mille persone in seguito all’attacco terroristico dell’11 settembre”. Per questa ragione, si legge, “il giudice statunitense George Daniels ha deciso che Teheran dovrà risarcire le famiglie delle vittime per una somma totale di più di 6 miliardi di dollari”.

Ovviamente, non c’è uno straccio di prova del coinvolgimento dell’Iran. Perché? Si tratta di una fake news, di una vera e propria campagna di disinformazione condotta ad hoc. “Non ci sono prove di legami diretti tra Iran e i terroristi responsabili dell’attacco alle Torri Gemelle – riporta la notizia – ma la sentenza è stata formulata sulla base dell’ipotesi che gli attentatori siano stati addestrati nel Paese sciita”.

Dietro l’attacco dell’11 settembre 2001 c’è la mano saudita. Lo sanno tutti. Peccato che Riyad sia un alleato strategico dell’amministrazione Trump e, in queste ore, la pressione verso l’Iran, dopo lo spettacolo patetico di Nentanyahu, sia alle stelle.

Come ho scritto su Gli Occhi della Guerra, molto più concreto è il report di 28 pagine che dimostrerebbe il coinvolgimento dell’ambasciata saudita negli attentati alle Torri Gemelle. Secondo il New York Post, l’ambasciata avrebbe pagato due cittadini sauditi per volare da Phoenix a Washington due anni prima dell’attacco terroristico contro il World Trade Center e cadere in un campo della Pennsylvania, in quello che parrebbe essere una sorta di test “preliminare”.

Come osservava Fausto Biloslavo su Panorama nell’ottobre 2016, “il caso più imbarazzante riguarda Fahad al-Thumairy, nel 2001 diplomatico del consolato saudita di Los Angeles e allo stesso tempo imam della moschea Re Fahad di Culver city, in California: un luogo di culto noto per la linea estremista e frequentato dal personale del consolato saudita di Los Angeles”. Fra i fedeli, scrive Biloslavo, “un anno prima dell’attacco agli Usa, c’erano anche Nawaq Alhamzi e Khalid al-Midhar, due dei futuri kamikaze, che l’11 settembre precipitarono con il volo American airlines 77 sul Pentagono. L’Fbi ha scoperto che nel 2001 Al Thumairy aveva “immediatamente assegnato qualcuno per occuparsi” dei terroristi. Appena arrivati negli Stati Uniti, i due non conoscevano l’inglese dovevano fare pratica di volo: per questo vennero ospitati in un appartamento affittato dalla moschea dell’imam sospetto”.

(di Roberto Vivaldelli)